Il cielo del vicino non è sempre più blu

    Prima il superamento del traguardo, mai più raggiunto dagli anni ’70, dei 500mila passeggeri. Poi, qualche giorno dopo, la notizia diffusa da Repubblica (8 novembre) secondo cui il “Fellini” figura tra i 24 aeroporti italiani da “riorganizzare”, secondo il piano nazionale messo a punto da Nomisma per evitare “sprechi di finanziamenti pubblici a scali improduttivi”. Il presidente di Aeradria Massimo Masini aveva subito assicurato che il “Fellini” non correva rischi, aggiungendo che da scalo “complementare” quale figura oggi, la prospettiva era di passare tra quelli “primari”. Parole sante: tempo un paio di settimane e sui giornali esce la notizia dello “scippo” a Forlì di Windjet, la compagnia aerea low cost siciliana, tra le più importanti in Italia, con un carico di 3 milioni di passeggeri l’anno. Secondo le prime indiscrezioni l’operazione potrebbe trasferire dal “Ridolfi” (già con un deficit di oltre 7 milioni di euro) al “Fellini” la bellezza di 500mila persone.

    La guerra dei cieli
    Rimini vola ad ali spiegate e, come annunciato da Masini il 22 novembre, punta ora al milione di passeggeri. Forlì, per bocca di Franco Rusticali, numero uno di Seaf titolare dello scalo (che qualche giorno dopo ha rimesso il mandato nelle mani dei soci), minaccia che “il rapporto con Rimini è chiuso”. Tempo neanche 48 ore e la Regione ci mette una pezza. Il 24 novembre il presidente Vasco Errani e l’assessore regionale Alfredo Peri convocano d’urgenza le due parti: il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli con il presidente della Provincia Stefano Vitali e il sindaco di Forlì Roberto Balzani con il vicepresidente della provincia di Forlì-Cesena Guglielmo Russo. Il messaggio di Errani e Peri è chiaro: Windjet andrà da fine marzo a Rimini, nessun ripensamento. Ma il caso, come per magia, dà una forte accelerata ad una questione decennale: la necessità di integrare una volta per tutte i due aeroporti nell’ottica di un effettivo sistema aeroportuale regionale.

    Integrazione o…
    Nell’accordo firmato dagli amministratori regionali con le due parti, si prevede, spiega Peri, “una forte integrazione che deve partire entro il 31 gennaio 2011 con un’esplicita e formale volontà dei principali soci dei due aeroporti”. E aggiunge: “Occorre dare l’avvio alla predisposizione di un piano industriale unificato”. Qualora ciò non avvenga la Regione non nega di poter ritirare le sue quote societarie nei due scali (il 25% a Forlì e il 7% a Rimini).
    Masini conferma quanto dichiarato a il Ponte un mese fa: “La necessità di un lavoro comune? L’ho sempre sostenuta sin da quando si bloccò il protocollo d’intesa firmato nel 2008 con Seaf e poi bloccato da Forlì. Fermo restando il ruolo di leader di Bologna (che nel 2010 ha superato il muro dei 5 milioni di passeggeri, ndr.) gli altri si devono dare un futuro che tenga conto dei contesti territoriali e delle caratteristiche infrastrutturali. Bisogna concentrare le azioni – aggiunge Masini – sulle diverse attività aeroportuali possibili e più efficaci per ciascuno”. Tradotto, Aeradria vuole i voli low cost (Windjet parla chiaro) e di linea.

    Forlì fa muro
    Come sarà possibile lavorare ad un piano comune con Forlì? Prima del caso Windjet e dell’accordo firmato in Regione, la Seaf ha lanciato un bando per “individuare soggetti privati che partecipino alla realizzazione del piano industriale di Seaf”. Il termine ultimo per la presentazione delle offerte sarà il 31 marzo. Nessuna modifica all’indomani dell’accordo siglato in Regione che dall’ufficio comunicazione del “Ridolfi” definiscono “solo un foglio di carta, un protocollino che la Regione ha messo per uscire dall’equivoco Windjet”. Il responsabile comunicazione dello scalo forlivese, Flamini, sottolinea che “al momento non ci sono gli estremi per un’integrazione e un lavoro comune con Rimini. Poi non so se si creeranno lungo il percorso ma dopo lo scippo di Windjet, con due aeroporti così diversi, Rimini che deve rifare la pista e la torre di controllo, è una guerra tra poveri”.
    Muro contro Rimini dunque, facile capire le ragioni: Windjet porta a Forlì 400mila voli annui, una bella fetta sui 700mila che il “Ridolfi” conta di raggiungere a fine anno.

    I progetti riminesi
    Mentre Forlì cerca altre compagnie per rifarsi dello smacco (tra queste la veneziana Eagles Airlines) Rimini festeggia e con Windjet punta ai duemila voli annui. Dal 27 marzo fino al 28 ottobre con la nuova compagnia Rimini sarà collegata con Catania, Palermo, Praga, Kiev, Bucarest, Mosca, S. Pietroburgo, Colonia/Bonn, Amsterdam, Berlino, Copenaghen e Sharm el Sheikh. Ma si punta anche ad aggiungere nuove destinazioni, prima tra tutte Parigi. “A Windjet abbiamo acquistato 5 milioni di euro di biglietti e investiremo 2 milioni all’estero per promuovere i voli – dice Masini -. In cambio gli introiti, solo per l’attività aeroportuale, saranno di 5,5 milioni. Senza contare che con i nuovi voli i parcheggi e le attività commerciali dovrebbero incrementare il fatturato di circa un milione di euro”. In alto i calici.

    Alessandra Leardini