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I volti di un autentico Natale

Luana, Fabrizio, Chiara e Margherita, sono una famiglia che da sei anni vive il Natale in un modo particolare. Sveglia presto e giù da Sant’Ermete sino a Rimini per essere in Caritas alle 10.30 e preparare tutto per in gran pranzo del 25 dicembre. Addobbare la sala, aiutare in cucina e poi servire ai tavoli, risistemare tutto e stare insieme agli ospiti per la grande tombolata del pomeriggio. “Questo è Natale – racconta estasiata Luana – vedere quei volti, quei sorrisi di uomini e donne che vivono difficoltà è il solo regalo che la mia famiglia si concede da sei anni”. Questa scelta voluta dai genitori perchè a detta di Luana “il Natale come lo si intende oggi per me non aveva più senso” ha presto contagiato anche le figlie oggi di 19 e 21 anni, che della tradizione casalinga non pare sentano la mancanza.

Natale in Caritas
Queste sono solo quattro delle tante persone che di anno in anno decidono di dedicare questa giornata al prossimo. In Caritas il giorno di festa si sente e coinvolge tutti. “In primo luogo – ci racconta suor Stefania, braccio attivo nella cucina di via Madonna della Scala – apriamo le porte, nel senso che tutti possono ricevere il pasto a prescindere dal buono. Poi il solito sistema del self service per un giorno viene abbandonato e sono i volontari a servire ai tavoli”. Aria da gran galà insomma, che si ripercuote anche in un menù eccezionale. Anche il Vescovo seppur in anticipo (21) festeggerà in via Madonna della Scala, con un pranzo. Ma a parte la Caritas diocesana, ci sono le sue diverse declinazioni interparrocchiali che – ognuna o modo suo – incontra nel Natale un momento di particolare fermento. Il Centro di ascolto che ha sede nella Parrocchia di Santa Lucia Vergine e Martire e che raccoglie Savignano sul Rubicone, Castelvecchio, San Giovanni in Compito porta avanti una pesca di beneficenza. Rosaria racconta di questa esperienza già in vita da due anni. “In pratica raccogliamo dalle aziende più sensibili tutto quello che possiamo e poi tutti i sabati e le domeniche vendiamo gli
articoli. Lo scorso anno abbiamo raccolto 2600 euro con cui siamo riusciti a pagare una mensilità di affitto a sei famiglie. Non è tanto, ma facciamo del nostro meglio”
. Nel centro di ascolto presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù (Bellaria Igea Marina, Bellaria Monte, San Mauro Mare, Bordonchio) invece, i festeggiamenti sono posticipati al 28, quando alcune famiglie in difficoltà condivideranno un pranzo in Parrocchia. “Sono nuclei che già conosciamo – ci spiega Sandra, una volontaria – e che abbiamo invitato a portare con loro una persona sola che vive in solitudine”. In questo centro vengono distribuiti normalmente 20 pacchi famiglia a settimana, con circa 200 persone che lo frequentano. Presso la Parrocchia di San Pietro Apostolo (San Giovanni in Marignano, Pianventena, Santa Maria in Pietrafitta) tutti i sabati e le domeniche prima e dopo la messa i volontari raccolgono vestiti, alimenti e giocattoli che verranno distribuiti per l’epifania. Anche qui, sono circa 250 le persone che normalmente si rivolgono al gruppo interparrocchiale per ricevere aiuto.

La mamma della mensa
Dai 140 ai 180 pasti al giorno, con il record che ha visto ben 204 persone sedere e mangiare alla mensa di Santo Spirito. Anche nel giorno di Natale i 60 volontari si metteranno a disposizione degli “ospiti”. Sì, perchè Maria, cuoca di 88 anni, ama definirli: “i nostri ospiti”. Maria – la mamma della mensa la chiamano i suoi – fa parte di uno zoccolo duro di volontari composto da sette persone, età media 60 anni che si prodigano a raccogliere le donazioni di cibo, organizzare e portare in tavola il tutto. Romolo Corbelli è uno di quelli che – come Maria – è in mensa dal gennaio 2001, quando aprì. “A Natale, il pranzo è quello della festa. Anche se grazie alle donazioni che ci vengono fatte, in mensa si mangia bene sempre”, precisa Romolo. Poi a Natale gli ospiti ricevono un “presente”, generalmente si tratta di indumenti.

La Capanna è cosa di tutti
La Capanna di Betlemme, realtà di accoglienza della Papa Giovanni XXIII, per quest’anno ha deciso di lanciare una proposta alternativa. In questa struttura, sorta nel 1987, la comunità è una grande famiglia che condivide non solo i pasti, ma anche la quotidianità e le vacanze. “Vorremmo chiudere la capanna per il giorno di Natale – spiega Kristian Gianfreda, responsabile della struttura – e fare in modo che le famiglie riminesi offrano il pranzo alle persone che normalmente la abitano”. Un modo per aprirsi alla città, ma anche per sperimentare “l’esperienza di una casa, di una famiglia, evitando la solita tavolata dei bisognosi. Sentire il calore di una casa è un qualcosa che fa vivere il Natale con un spirito diverso” (Per info. 0541751783). Servono 20 famiglie per i 30 ospiti della capanna. Intanto i bambini del “dopo comunione” della parrocchia di San Lorenzo in Correggiano, domenica 21 ospiteranno i ragazzi della Capanna offrendo loro il pranzo. Il primo saranno loro stessi a cucinarlo, mentre le loro mamme penseranno alla seconda portata.

E per finire… il Riconoscimento
Fuori dal tunnel della droga, per affrontare la vita a viso aperto e con la gioia nel cuore. Anche quest’anno la comunità papa Giovanni XXIII celebra la Festa del Riconoscimento, che segna la fine del percorso di riabilitazione dalla tossicodipendenza dei ragazzi che l’hanno affrontato nelle comunità della Papa Giovanni. Sono un centinaio i ragazzi attesi, provenienti da tutt’Italia e da Paesi stranieri: Bolivia, Brasile, Cile e Croazia. A presiedere l’eucaristia ci sarà il Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, insieme ai don ”storici” della Papa Giovanni don Elio e don Nevio, nella chiesa della Grotta Rossa, a Rimini, il 26 dicembre, festa di Santo Stefano.

Angela De Rubeis