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I puntini sulle P

Per evitare accuse di bieco campanilismo premetto che Pesaro come Rimini è una città coi suoi pregi e difetti, un giorno metropoli e un giorno provincia. Solo che ogni tanto laggiù mi lasciano un po’ perplessi. Per dire: anche là, ben prima del Palas di Rimini, hanno la loro astronave, l’Adriatic Arena, ex Bpa. Ma perché lanciarsi in un progetto di design avveniristico per poi coprirne la visuale pochi anni dopo con l’inguardabile parallelepipedo sovietico del multisala? È di pochi giorni fa, invece, una curiosa vicenda. Pesaro ha presentato il suo nuovo “brand”: un cuore con la punta girata in alto a sinistra a formare una P. Peccato che ci avesse pensato già qualche anno fa Pordenone e dal Friuli, pur convinti della buona fede dei creativi pesaresi, li hanno diffidati dall’usare il marchio. Neanche noi vogliamo parlare di plagio: ci sono idee che sembrano lì proprio per essere colte. Ma in un incarico da 10mila euro non ci può stare anche un po’ di tempo per verificare che l’idea geniale non l’abbiano già avuta altri? Con Google oggi non pare impossibile. Prendiamo il marchio del “Capodanno più lungo del mondo” di Rimini. Magari non a tutti piace, magari suona un po’ come una sparata da bulletti delle medie. Ma almeno il copyright è originale. E per dirla come alle medie, meglio rischiare di far la figura dei “gasati” o dei “copioni”?