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I giovani di… Riskioankio

Uno su quattro non vive con entrambi i genitori, ma con loro ha un buon dialogo e nell’80% dei casi si sente ascoltato. Dedica tanto tempo all’amicizia, considerata uno dei valori più importanti della vita. Nel 65% dei casi ha scelto la scuola che frequenta perché pensa potrà servirgli per il futuro professionale. Più del 60% è disposto a trascorrere un periodo di studi all’estero.
È l’identikit del giovane che frequenta gli istituti professionali di Rimini. Emerge da una ricerca condotta da Volontarimini con le associazioni Club Alcologici Territoriali, Centofiori Social Club e Cristiani nel Mondo del Lavoro che hanno elaborato un progetto sociale sul tema della prevenzione delle dipendenze nei giovani: Riskioankio.

Il progetto. “La dimensione della percezione del rischio, analizzata nella ricerca, vuole offrire uno sguardo sulla realtà degli adolescenti, sottolineando non solo i pericoli in cui incorrono, ma anche le sfide positive che affrontano nel loro percorso di crescita personale e civile. Si parla raramente del coraggio, della forza e della costanza dei giovani, mentre emerge da questa ricerca uno spaccato ricco di speranza e di prospettive” sottolineano le associazioni.
Il progetto ha coinvolto 280 alunni (età media 16 anni) degli istituti provinciali, due classi di un istituto tecnico e un gruppo di ragazzi della stessa fascia di età appartenenti a una parrocchia della periferia. Il campione è composto per il 70% da ragazzi e per il 30% da ragazze. Il 75% è nato in Italia e il 25% all’estero.

I numeri. La famiglia è luogo di dialogo e ascolto, anche se non si può prescindere dal fatto che un ragazzo su quattro non vive più con entrambi i genitori. L’80% si sente, da questi, ascoltato. Prevale un dialogo aperto, ma senza confidenze intime (65%) e un maggiore rapporto confidenziale con la madre (31.5%) rispetto a quello con il padre (22%). Più del 60% dichiara di impegnarsi molto nel dialogo volto a contrattare con i genitori per quanto riguarda la propria autonomia. In correlazione alle dipendenze si evidenzia una certa funzione educativa e di accompagnamento della famiglia. Mentre nel caso della convivenza con entrambi i genitori, il 36.4% fuma sigarette (principalmente quando capita), il 20% si è ubriacato (almeno una volta nell’ultimo mese) e il 14.6% ha fatto uso di sostanze nello stesso periodo; nel caso di non convivenza tutte le percentuali sono più alte: il 56.1% fuma sigarette (principalmente da più di tre anni), il 29.2% si è ubriacato almeno una volta nell’ultimo mese e il 20%, nello stesso periodo di tempo, ha fatto uso di sostanze.
Quanto alla percezione del rischio legato alle dipendenze, il 18.3% del campione dichiara di utilizzare sostanze stupefacenti e il 93% lo considera un comportamento rischioso; il 41% ha il vizio di fumare e l’85.5% lo considera un comportamento rischioso; il 54.4% beve alcolici e il 71.6% lo considera rischioso. Le femmine fumano da più tempo rispetto ai propri compagni. Per quanto riguarda l’alcol e le sostanze, emerge – al contrario – un maggiore consumo da parte dei maschi.

La scuola. Il 65% degli alunni degli istituti professionali afferma che il motivo per cui ha scelto la scuola che frequenta è “penso potrà servirmi per il mio futuro professionale”, mentre nell’istituto tecnico la percentuale sale all’83%. Il 10.9% del campione afferma che trova interessante studiare le materie previste dal piano formativo, e il 13.7% dice “non trovavo altra scelta”. Il 64.5% dichiara di studiare meno di un’ora al giorno. Nell’80% dei casi pensa che le assemblee scolastiche sono importanti “per decidere assieme sui nostri problemi”, ma un 20% vi partecipa senza interesse.

Il futuro. Il 17% dei ragazzi non ha scelto il lavoro che vorrebbe fare da grande pur avendo già avuto, nel 62% dei casi, almeno un’esperienza lavorativa. Emerge una certa consapevolezza in merito al fatto che non lavorare è rischioso (63.7%). Ciò che ritengono più importante è fare il lavoro che piace (47.5%). Lo stipendio viene al secondo posto (28.4%), seguono l’importanza dell’ambiente di lavoro e il rapporto con i colleghi (19.5%) e – da ultima – l’utilità sociale (3.8%).

Amici e relazioni reali e virtuali. Quasi il 60% dichiara che il tempo libero ogni giorno è superiore alle tre ore e più della metà del campione afferma di trascorrerlo con gli amici. Questo riguarda per lo più i maschi(65%). Per le femmine si parla del 50%; quest’ultime, rispetto ai compagni, trascorrono più tempo con la famiglia (33%). Quasi la totalità degli intervistati ha un gruppo di amici con il quale si vede regolarmente e il 43.5% dichiara di trascorrere con loro oltre le tre ore ogni giorno. L’80% dice che nel gruppo le decisioni vengono prese insieme e nel 12.4% è il soggetto intervistato che prende l’iniziativa. Per il 7% “va bene quello che decidono gli altri”. Il 24% dei ragazzi esce due volte la settimana, e il 19% più di tre volte. Quasi tutti gli intervistati hanno a disposizione un computer con collegamento internet e il 55% vi trascorre da una a tre ore al giorno. Un 6.5% più di cinque ore. Alla domanda “cosa fai principalmente su internet?”, il 56.4% risponde che utilizza social network. Segue l’ascolto della musica (52.9%) e l’uso della chat (51.8%) che si discosta dall’utilizzo della mail (8.6%). Il 25.7% dichiara di giocare on-line, e il 24.6% di scaricare materiale vario. Il 20.7% naviga senza una meta precisa e il 15.4% cerca informazioni su argomenti specifici. Nel 70% dei casi internet non è considerato rischioso, ma – al contrario – un’opportunità positiva. Il 47.8% dei ragazzi chatta con gli amici che frequenta e un 17.4% con persone conosciute su internet.

Io e le mie scelte di vita. Più del 90% dei ragazzi ritiene fondamentale l’amicizia e la solidarietà, ai quali segue l’avere cibo e acqua sufficienti per tutti gli esseri viventi (87.1%) e la fedeltà del marito e della moglie (86.5%). Relativamente all’aspetto spirituale il 57.1% si professa credente, il 19.2% non credente, e il 23.7% confuso. Principalmente coloro che credono accostano “fede” a Dio (37.8%) e nel 27.7% dei casi a “comportamento morale corretto”. Il 14.7% degli intervistati svolge attività di volontariato. Tra i motivi principali della mancanza di un impegno a servizio della comunità il 28% dichiara che non ha tempo (dato che si trova in disaccordo con quello relativo al molto tempo libero che i ragazzi hanno durante la giornata), il 23.5% risponde “non mi è mai stata presentata un’occasione interessante”. Quali, tra gli eventi della vita di un giovane sono “riti di passaggio”? Per il 37% degli studenti è il primo rapporto affettivo, che si collega al momento del primo rapporto intimo (27%). Immediatamente prima viene il motorino (30%). Interessante notare la differenza tra i maschi e le femmine: mentre per i primi hanno avuto particolare rilievo gli eventi collegati agli affetti e all’uso/abuso di alcol e fumo, la differenza tra i generi si accorcia negli episodi correlati alla propria autonomia e in quelli della famiglia e della scuola.

Rischio: pericolo o sfida? Il 46% del campione associa il “rischio” al concetto di “pericolo”. Il 19% non lo percepisce mai come tale. Oltre ai pericoli, individuati abitualmente come tali (fumo, alcol, droghe), emergono altri rischi, percepiti dai ragazzi come dannosi per la propria vita: non studiare e non impegnarsi nel percorso scolastico, non informarsi sulla realtà che ci circonda, la mancanza di un gruppo di amici. Il 47% dei ragazzi intervistati associa piuttosto alla parola “rischio” il termine “sfida”. Si rilevano come opportunità positive l’andare a studiare all’estero, fare una vacanza senza i genitori, praticare sport, partecipare attivamente alla vita della scuola, dialogare con i genitori su aspetti legati alla propria vita, utilizzare Internet, avere un’occupazione lavorativa, fare volontariato.

Letizia Rossi