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Grazie don Francesco

Rimini, 20/12/08: presepe vivente karis , mons. f. lambiasi ?Riccardo Gallini_GRPhoto

Era il 15 settembre 2007 quando una piazza Cavour gremita all’inverosimile accoglieva il Vescovo Francesco. In un’ampia intervista ripercorriamo con lui questi 15 anni di ministero episcopale. Ora ilVescovo, che abbiamo anche noi imparato a chiamare familiarmente “don Francesco”, domenica 8 gennaio saluterà ufficialmente la Diocesi di Rimini. Ha scelto di farlo invitando, “quanti possono”, alla Santa Messa di ringraziamento in Basilica Cattedrale, alle ore 16.30. Non mancheremo.

“Grazie, Rimini! Sii Chiesa sempre più missionaria”

L’INTERVISTA. Messa di ringraziamento l’8 gennaio per i 15 anni del Vescovo Francesco

Rimini, 20/12/08: presepe vivente karis , mons. f. lambiasi
?Riccardo Gallini_GRPhoto

Dopo 15 anni di ministero episcopale, il Vescovo Francesco Lambiasi, l’8 gennaio saluterà ufficialmente la Diocesi di Rimini. E ha scelto di farlo invitando, “ quanti possono”, alla Santa Messa di ringraziamento in Basilica Cattedrale, domenica 8 gennaio, alle ore 16.30.

Un desiderio espresso a caldo in Cattedrale già lo scorso 17 novembre. Perché questa scelta?

“È stato uno dei primi pensieri già espressi all’atto di comunicare la nomina del Vescovo Nicolò, perché risponde al bisogno e al desiderio di un momento di lode al Signore, più intenso e ampio possibile, per questi 15 anni di ministero episcopale a Rimini. L’evento più alto che possiamo celebrare, in occasione di questo avvicendamento, è l’Eucarestia, senza premesse né appendici di festa, perché la Messa rappresenta la massima preghiera cristiana di ringraziamento. Non per nulla Eucarestia significa proprio «azione di grazie». Posso affermare con sincera gratitudine che sono stati 15 anni vissuti sotto l’azione del grande e vero ‘regista’ di questo ministero, lo Spirito Santo, lo Spirito della Verità e dell’amore del Risorto. Sono stati 15 anni in cui ho sperimentato personalmente la misericordia del Signore, il quale quando ci fidiamo e affidiamo alla sua grazia, lui valorizza tutto di noi, i talenti e i limiti. Sì, anche i limiti, perché stanno li a ricordare, a noi e a tutti, che se la Chiesa di Rimini sta ancora in piedi e cammina verso la meta del regno di Dio è perché Lui la guida e la salva. Questa grazia della misericordia, senza se e senza ma, non ci de-responsabilizza ma ci fa sentire ancora più grati e perciò più gratuiti e lieti, visto che la gratitudine genera la gratuità. E la gratuità a sua volta genera la gioia”.

Quali eventi di questi 15 anni si porta nel cuore, Vescovo Francesco?

“Tanti, davvero tanti. A partire dall’inizio, da quel 15 settembre 2007, quando ho incontrato una piazza Cavour e una città gremita di persone, non solo amici e parenti, ma tanti riminesi e della Diocesi, e soprattutto una Cattedrale che non bastava ad accogliere i fedeli che sono accorsi in massa e mi hanno accolto con calorosa benevolenza. Il 5 novembre dello stesso anno ho celebrato il primo funerale di un prete della Diocesi, don Oreste Benzi, in una Fiera Vecchia stracolma di fedeli accorsi da ogni parte. Don Oreste – che già conoscevo e al quale mi legava un rapporto di dialogo e cordiale amicizia che il «sacerdote dalla tonaca lisa» aveva espresso nella gioia di vedermi vescovo della Diocesi – sembrava volermiaspettare per l’ultimo tratto del suo viaggio terreno.La beatificazione di Sandra Sabattini, domenica 24 ottobre 2021, ha chiuso idealmente l’arcobaleno di tutto il ministero, un evento che ha visto strettamente unite le varie realtà ecclesiali e associative della Diocesi, che formavano un solo popolo.Mi porto nel cuore anche altri eventi che si sono ripetuti nel corso del ministero: le domeniche con i cresimandi (e i loro genitori) in Cattedrale, la Pentecoste in piazza Cavour e all’Arco d’Augusto, la Marcia della Pace, e tutti quei momenti in cui il popolo della Diocesi si è unito alla popolazione della città per eventi condivisi”.

Che Diocesi lascia?

“Mi pare di lasciare una Chiesa con meno nicchie e ‘chiesuole’ da una parte, e dall’altra più Chiesa e Popolo in comunione. La rete delle relazioni risulta più estesa e più fitta. Grazie a Dio siamo cresciuti in comunione. E mi pare di poter dire anche una Chiesa in uscita, per usare un’espressione tanto cara a Papa Francesco, anche se sotto questo aspetto mi auguro che la proiezione missionaria risulti ancora più esplicita e incisiva. Il risveglio della fede non è un !fenomeno di massa ma mi pare di avvertire un forte bisogno di risvegliare la propria fede nelle persone e nelle comunità. Questa profonda nostalgia di Dio va intercettata, accompagnata e servita nella maniera più efficace e feconda possibile. Perché la Chiesa non è una organizzazione (« La Chiesa non è una Ong, un’Organizzazione non governativa, e neanche un’organizzazione umana o religiosa ma tempio dello Spirito Santo » ha più volte ribadito Papa Francesco) ma un organismo vivo. Oggi non si può più credere per convenzione ma per convinzione, non più per tradizione ma per scelta”.

Vescovo Francesco, come vede il presbiterio riminese?

“L’età media dei presbiteri si è alzata in questi 15 anni, e il numero di preti si è abbassato. La scarsità di vocazioni è un fenomeno italiano, anche se in Italia è meno vistoso che in altri Paesi dell’Europa occidentale. Questa diminuzione delle vocazioni ci fa soffrire molto, ma dobbiamo pensare alla pastorale secondo il ‘metodo’ di Gesù, che ha puntato sui Dodici non per farne un club esclusivo o una élite, ma lievito per le masse.Mille candele spente non ne accendono nessuna, una o due candele accese ne accendono mille e più di mille. Come aveva profetizzato l’allora giovane teologo Joseph Ratzinger nel 1969, la Chiesa sarà minoritaria e perderà alcuni privilegi sociali ma sarà più viva. Segnali di questo futuro già incominciato sono sotto i nostri occhi, anche nelle nostre comunità. Meno ‘chiese’, più Chiesa”.

In questo scenario quale ruolo può esercitare il laicato?

“Nella misura in cui i presbiteri si dedicheranno con ancora maggiore entusiasmo, con passione e dedizione alla formazione del laicato, i laici saranno i missionari della Chiesa futura. In questo contesto registriamo anche la crescita costante del diaconato permanente, che diventerà una realtà sempre più viva e determinante nella Chiesa nella misura in cui i diaconi non saranno dei ‘mezzi preti’ ma saranno l’altra mano del Vescovo che esecita la diaconia certamente nelle parrocchie, ma anche nei settori che hanno bisogno di incontrare Gesù « povero e servo » (don Oreste Benzi) nel loro ambiente di vita e in tante periferie esistenziali”.

Cosa sogna per Rimini?

“Sogno una Chiesa in uscita, tutta missionaria”.

a cura di Paolo Guiducci