Home Cultura Gli stornati bozzetti pascoliani di Ravaioli

Gli stornati bozzetti pascoliani di Ravaioli

Forse saranno ben noti ai collezionisti – che sono sempre meno, mi dicono -, o almeno ai più avvertiti, i criteri misteriosi con cui vengono scelti i soggetti dei francobolli, e gli artisti a cui vengono commissionati i bozzetti relativi. Generalmente oggi ai francobolli non facciamo più caso, anche perché di buste affrancate ce ne arrivano molte meno di un tempo. Il telefono e la posta elettronica hanno quasi reso anacronistico l’uso del francobollo, che però “resiste” e cerca di farsi sempre più visibile, più colorato, più grande e più aggraziato, e non teme neanche il ridicolo di farsi veicolo di pubblicità: a salumi, a vini, a manifestazioni folcloristiche, a sagre paesane, a località di villeggiatura. Ultimamente ho ricevuto una lettera con un francobollo raffigurante il campanile di Treviglio: cosa diavolo avrà di speciale per essere immortalato in un francobollo della Repubblica? Forse Treviglio, che è in provincia di Bergamo (di questo mi è stato facile informarmi), è la patria di qualche potente uomo politico?

Lasciamo perdere, naturalmente; ma intanto mi è venuto in mente un episodio che riguarda il nostro pittore Gino Ravaioli e un francobollo.
Breve premessa. Fino a non molto tempo fa i francobolli si dividevano in ordinari e commemorativi. Questi ultimi erano dedicati ad avvenimenti importanti, e soprattutto a personaggi importanti, nel loro centenario della nascita o della morte. Se ne fanno ancora: per esempio nel 2012, per il centenario della morte di Giovanni Pascoli, è stato emesso appunto un francobollo commemorativo, col faccione del poeta che fa da sfondo all’autografo (miniaturizzato e perciò quasi illeggibile) della “Cavalla storna”; e addirittura (onore supremo!) una moneta commemorativa da ben 2 euro, sempre col faccione, ma senza autografo. Nel 1955 naturalmente al poeta era toccato un altro francobollo, commemorativo del centenario della nascita. Nel 2055 di sicuro glie ne toccherà un altro, se esisteranno ancora francobolli e se qualcuno si ricorderà ancora della cavallina storna. In ogni caso almeno il comune di San Mauro Pascoli farà bene a farsi avanti, e a prenotarsi (a pagamento?). Fine della breve premessa.

In previsione del primo centenario della nascita del Pascoli al pittore riminese Gino Ravaioli venne in mente di farlo lui, il bozzetto del prevedibile francobollo. Ma a chi rivolgersi, come fare, e come accreditarsi? Gli venne in soccorso l’amico Luigi Silvestrini, senatore democristiano nella prima legislatura repubblicana (1948-1953). L’onorevole stimava molto e da molti anni il pittore; non mancò dunque di interessarsi, interpellò il ministero competente e fu dirottato verso i funzionari giusti del Poligrafico dello Stato. Addirittura presentò personalmente i bozzetti dell’amico Ravaioli (dall’alto il bozzetto per il francobollo celebrativo del centenario della nascita di Giovanni Pascoli; sotto, le varianti proposte per lo sfondo del bozzetto precedente), che però furono restituiti dopo qualche mese, senza spiegazioni e con molti formali ringraziamenti (e con un sottinteso: cosa vuole costui?). Nel 1955 il francobollo (da 25 lire) venne emesso regolarmente, su bozzetto di tal Giorgio Savini; è grigio e spento, e presenta il busto del poeta su uno sfondo di cielo con volatili, e un verso non so quanto pertinente: “lasciali andare per la loro strada…” (dal Paolo Uccello dei Poemi italici).

Non conosciamo la reazione, se pur ci fu, del pittore e dell’onorevole; ma per fortuna ci sono stati conservati i grandi bozzetti presentati e respinti. Sono tre, a matita e tempera, e sono belli; il più completo presenta il busto del poeta (tratto dalla stessa fotografia utilizzata anche nel francobollo realizzato, ma in controparte) sullo sfondo della sua casa natale e della vicina chiesetta. Per lo sfondo il pittore aveva previsto due varianti, con “mascherine” da sovrapporre al bozzetto intero: la prima con una scena di aratura nella campagna romagnola sotto all’azzurra vision di San Marino; la seconda con una lucerna accesa e il verso “Io sono la lampada ch’arde soave (dai Canti di Castelvecchio).

Guarda caso lo stesso verso caratterizza il buio francobollo emesso nel 1962 (in due valori, da 30 e da 70 lire) per il centenario della morte del poeta: chissà se al Poligrafico si ricordavano ancora del francobollo del nostro Ravaioli, che proprio in quell’anno si ritirava a vita strettamente privata abbandonando tutti gli incarichi fino a quel momento sostenuti e quasi ogni rapporto con il mondo dell’arte e della cultura.

Pier Giorgio Pasini