Home Cultura Gli scrittori e il territorio da sfogliare

Gli scrittori e il territorio da sfogliare

Da qualche anno la Libera Università Popolare “Igino Righetti” di Rimini ha assunto un riconosciuto ruolo di “mediatore culturale”dentro la città malatestiana (nell’accezione che comprende naturalmente il territorio dell’ex provincia) imbastendo occasioni di riflessione su temi urgenti, personaggi, vicende della vita culturale locale e nazionale. Con la complicità attiva di studiosi e intellettuali a cui è stato chiesto di tradurre,nell’etimo del “portare oltre”, l’esito dei loro lavori. Suggestioni insomma in forma di tracce, spunti, appunti, per un pubblico a sua volta complice, fortemente avvertito della necessità di nuove categorie critiche per la comprensione infine di un tempo, il nostro, in cui lo spaesamento sembra essere, anche sotto l’aspetto antropologico, il sentimento più diffuso. “Spaesamento che è anche perdita della memoria recente e per contro mancanza di un orizzonte d’attesa rassicurante”, osserva il critico letterario e saggista Ennio Grassi.

Si colloca in questo ambito di riflessione la proposta della Fondazione Righetti per il mese di marzo di un breve ciclo di incontri dedicati alla “cultura letteraria riminese del secolo scorso”.
Un excursus, provvisorio naturalmente, dedicato agli scrittori nati o vissuti nel territorio riminese, che hanno interpretato ciascuno alla propria maniera (o anche in gruppo) lo spirito del proprio tempo e quello di un territorio in piena modernità già in avvio di secolo. “Si tratta di una modernità aggressiva ed euforica – nota ancora Ennio Grassi – nel modello forte e fragile insieme inscenato del turismo di massa, affiancato quando non intrecciato con una cultura ruralista o squisitamente municipalista, specialmente negli anni tra le due guerre”.

Articolato in tre tempi, tre lunedì, il viaggio attraverso il novecento letterario riminese prenderà l’avvio il 9 di marzo (ore 17) presso l’aula magna della “Fondazione Righetti” con un intervento di Antonio Castronuovo su “Albori del secolo: Il futurismo «in provincia» e la città dei bagni”, declinazione locale della prima stagione futurista, tra movide festose, già internazionali e interclassiste della stagione dei bagni, i meeting aerei, e i grandi balli al Kursaal o sulla terrazza del neonato Grand Hotel. Antonio Castronuovo è scrittore raffinato, saggista, studioso di lunga lena delle vicende della cultura romagnola (è, tra l’altro, autorevole direttore da anni della storica rivista La Piè fondata da Aldo Spallicci) in grado di coniugare, come pochi, le storie locali della provincia romagnola con le vicende nazionali, come nel caso del futurismo riminese cui ha dedicato un prezioso e godibilissimo saggio, Avanguardia balneare. Figure e vicende del Futurismo a Rimini (Mandragora, 2009).

Di seguito, lunedì 16 marzo, Ennio Grassi proporrà un “extravagante” percorso attraverso i testi poetici e narrativi di autori tra le due guerre, tra i quali Luigi Pasquini, acquarellista elegante e garbato, giornalista di colore e narratore, già esponente della stagione balnear-futurista, e in seguito, approdato (come altri futuristi romagnoli della prima ora) ad una più tranquilla poetica della romagnolità, epigono in questo del “maestro” e amico Alfredo Panzini. Si dirà nell’occasione anche di Domenico Francolini, esponente della vivace stagione anarco-socialista dell’ultimo quarto del secondo Ottocento, riminese e dedito cultore in proprio della poesia dialettale con testi che l’autore raccolse in un volume, Vent’anni addietro, edito nel 1924 dalla locale “Premiata Tipografia commerciale”. Una “guida” quella di Francolini, en poète, attraverso la Rimini delle tradizioni popolari, degli usi, dei modi di dire, dei suoi monumenti, con tanto di puntuali traduzioni e rese etimologiche in calce ai testi, di lemmi del dialetto riminese già allora inusuali. Un autentico omaggio alla “riminesità” e ai suoi miti municipalistici e non.

Il terzo tempo, quello dedicato alla letteratura riminese contemporanea in calendario lunedì 23 marzo, dal titolo: “Il secondo ’900 riminese: la letteratura della modernità e oltre” è affidato a Piero Meldini, intellettuale, poligrafo di fama nazionale, già direttore della Biblioteca Gambalunga, narratore affermato e tradotto anche all’estero, nonché generoso mediatore e suggeritore culturale a vantaggio delle nuove generazioni di studiosi, scrittori, saggisti riminesi.
Quella contemporanea è per il territorio la stagione più ricca di personaggi e di opere letterarie dal valore e significato in gran parte estranei all’ideologia della “riminesità” e della “romagnolità” ma non ai suoi luoghi e alle sue suggestioni; da Liliano Faenza a Sergio Zavoli da Marco Missiroli a Michele Marziani e naturalmente dello stesso Piero Meldini. Con un apporto “esterno” di autorevolissimi narratori non riminesi quali il reggiano Pier Vittorio Tondelli con il suo Rimini, Rimini(1985), il parmense con dimora a San Marino Carlo Lucarelli con Laura di Rimini (2001) e il recentissimo Il mondo non mi deve nulla (2014), un giallo accattivante e ironico ambientato nel cuore della città balneare, di Massimo Carlotto, di cui è stata di recente proposta una versione teatrale andata in scena con successo al teatro Novelli di Rimini.

Ernesto Bellagamba