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Giornata dei Migranti: “Non sono un fardello”

I migranti non sono un fardello”, ma “una risorsa che porta grandi contributi ai Paesi ospitanti”. Così il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, nel suo messaggio per la Giornata internazionale dei migranti, celebrata sabato 17 dicembre (data che ricorda l’adozione, nel 1990, della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti per tutti i migranti e le loro famiglie) in tutto il mondo. Richiamando la suddetta Convenzione, Ban Ki-Moon avverte che ad oggi sono solo 45 gli Stati ad averla ratificata. “Se i loro diritti sono violati – è il monito del segretario Onu –, se vengono emarginati ed esclusi, gli immigrati non potranno contribuire né economicamente né socialmente alle società che si sono lasciati alle spalle o a quelle in cui fanno ingresso. Invece, se sostenuta da giuste politiche e tutele dei diritti umani, la migrazione può essere una forza per il bene dei singoli così come dei Paesi di origine, transito e destinazione”.

Non siano morti inutilmente
Quest’anno la Giornata è caduta all’indomani della manifestazione che si è svolta sabato 17 dicembre a Firenze, con la partecipazione di quasi 20 mila persone, per ricordare Mor Diop e Samb Modou, i due senegalesi uccisi il 13 dicembre nel mercato di piazza Dalmazia da un estremista neofascista, che ne ha ferito altri tre prima di togliersi la vita. “Grazie a Firenze, per la partecipazione al nostro lutto e per la solidarietà”. Così il portavoce della comunità senegalese del capoluogo toscano, Pape Diaw, ha ringraziato i fiorentini che insieme ai suoi connazionali hanno preso parte al corteo. “Facciamo sì – ha esortato – che questi fratelli non siano morti inutilmente, la politica approvi leggi severe per chi discrimina”. Alla vigilia dell’iniziativa il Coordinamento regionale dei senegalesi in Toscana aveva rivolto un appello “a tutte le persone di buona volontà, nella società e nelle istituzioni”, a impegnarsi “per cambiare strada, intervenendo sul piano culturale e della formazione del senso comune, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona”. In parallelo a quella fiorentina, altre manifestazioni si sono svolte sabato a Bologna, Napoli, Genova, Torino, Milano e Verona.

Garantire un trattamento umano Preoccupazione sulle conseguenze mediche e umanitarie dell’attuale politica sull’immigrazione in vigore nel nostro Paese è stata espressa in occasione della Giornata anche da Medici senza frontiere (Msf), per voce del suo direttore generale per l’Italia, Konstantinos Moschochoritis, che chiede al governo Monti di “agire per migliorare le condizioni di accoglienza e fornire un trattamento umano, garantire il rispetto del principio di non respingimento e un accesso efficiente e corretto alle procedure d’asilo per tutti i migranti, richiedenti asilo e rifugiati sotto la sua giurisdizione”. Richiamando oltre 2 mila emigrati annegati in questo 2011 nel Mediterraneo, Msf chiede che i boat people siano “effettivamente soccorsi e trasferiti in un luogo sicuro”. Di qui l’importanza di “riconsiderare le conseguenze della precedente dichiarazione di Lampedusa come ‘porto non sicuro’”. Con riferimento alla “riattivazione dell’accordo italo-libico discussa in questi giorni”, Moschochoritis auspica che vengano tenute in considerazione le raccomandazioni già espressa da Msf “a tutela della vita e del futuro di tutte le persone migranti, a prescindere dal loro status giuridico”.

Tra Italia e Malta
All’interno dei quasi 2 mila boat people annegati quest’anno nel Mediterraneo vi sono i 63 profughi, tra cui donne e bambini, in fuga dalla Libia tra marzo e aprile 2011, individuati e avvistati da alcune imbarcazioni e aerei di soccorso ma senza che nessuno intervenisse. Sulle responsabilità di questo mancato soccorso sta indagando la Commissione migrazioni dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Al ritorno dalla visita condotta a Malta il 15 e 16 dicembre – dopo quella effettuata a Roma e dopo l’audizione tenuta a Bruxelles –, la senatrice olandese Tineke Strick, titolare dell’inchiesta, esprime “preoccupazione “per il “rimpallo di responsabilità” tra Italia e Malta e parla di “un puzzle” che “non si completa. Molti interrogativi sono ancora senza risposta, molti punti rimangono oscuri”, ma “il tempo stringe”. Di qui l’appello “al senso di responsabilità delle autorità italiane e maltesi, oltre che della Nato e dell’Ue europea, perché continuino a indagare e diano al più presto risposte concrete”.
Il rapporto finale verrà discusso dall’Assemblea di Strasburgo nella sessione parlamentare nell’aprile 2012. Sul suo blog “Fortress Europe”(intervistato anche su il Ponte del 20 novembre 2011) il giornalista Gabriele Del Grande afferma che “ad uccidere sono anche le procedure di espulsione in Francia, Belgio, Regno Unito, Germania, Spagna, Svizzera e l’esternalizzazione dei controlli delle frontiere in Marocco e Libia”. Intanto, nel suo primo report “Migrants in Europe as Development Actors: between hope and vulnerability” presentato nei giorni scorsi, il network internazionale Social Watch afferma: “L’Unione europea deve rispettare i diritti fondamentali dei migranti, siano essi dentro o fuori i propri confini, se vuole continuare ad essere un soggetto credibile nella protezione dei diritti umani”.