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“Gestire” la Chiesa con responsabilità di padre

L’INTERVISTA. L’economo don Manduchi: “Scegliere ciò che è indispensabile. E impegnarci tutti”

Il risultato fin qui ottenuto è frutto del sacrifi cio e del lavoro di tutta la Chiesa diocesana. Ma il traguardo non è ancora raggiunto definitivamente: è importante proseguire con questo stile senza abbassare la guardia, anzi attrezzandoci per le nuove sfide che ancora ci attendono”. Don Danilo Manduchi è economo diocesano dal maggio 2011, quando ha preso il testimone dal predecessore don Andrea Baiocchi. Svolge questo servizio con passione, ma non con il piglio da manager ma da vero prete, cioè con responsabilità di un padre. “ A tutti è stato affidato il compito di custodire, anche dal punto di vista economico, la nostra casa comune, cioè la Chiesa”.

Partiamo dall’inizio, don Manduchi. Cioè dal debito accumulato dalla Diocesi, in particolare verso le banche. Cos’è accaduto?

“Il debito così alto si era accumulato perché alcuni investimenti importanti come la ristrutturazione del vecchio seminario ( oggi dato in diritto di superficie come scuola per quasi 1.000 studenti, ndr), il nuovo seminario (attualmente ‘casa’ per incontri diocesani, luogo di ospitalità per le parrocchie, pastorale vocazionale, ISSR, biblioteca e altro), la costruzione di impegnativi complessi parrocchiali come ad esempio Villa Verucchio, il restauro di immobili parrocchiali, il Centro Giovani, la Tv diocesana, l’ISSR ecc, si sono ‘incastrati’ con la crisi economica mondiale del 2010. Da qui la necessità di dover ricorrere al credito e il conseguente debito bancario.

Alla crisi economica nei successivi 15 anni si sono aggiunti l’aumento del 40% circa del costo dei materiali, una normativa più stringente (ad esempio antisismica) e una burocratizzazione che affatica ogni attività”.

Di strada ne è stata fatta tanta: 26 milioni in 10 anni. Ma ne resta ancora da percorrere.

“Per questo è fondamentale proseguire nel cammino intrapreso. Tutti, parrocchie e Diocesi, dobbiamo preoccuparci di contenere i costi, scegliendo solo ciò che è strettamente necessario, progetti sostenibili e strutture necessarie per il futuro della pastorale.

Occorre restare entro i budget stabiliti e stilare ogni volta la valutazione costo/benefici.

Oltre a contenere i costi, è compito del Consiglio Parrocchiale Economico individuare le poche concrete possibilità di risorse che una parrocchia può

ricevere da piccole offerte (ambienti, campi da calcio, ecc).

Ed è necessario che enti religiosi e parrocchie che hanno contratto debiti con la Diocesi si pongano il problema di rientrare. Anche di poco, ma ogni anno”.

Bilanci, indebitamento, conto economico: la Diocesi – e le parrocchie – come aziende?

“Un uomo venne da lontano a consultare il famoso rabbino polacco Hofez Chaim e rimase stupito perché la casa del rabbino conteneva solo libri, un tavolo e una sedia. «Dove sono i tuoi mobili?» chiese. E il rabbino di rimando: «E i tuoi dove sono?». «Ma io sono solo di passaggio ». «Anch’io» conclude il rabbino.

Le realtà materiali non devono essere ceppi che ci legano quaggiù, impedendoci il volo verso l’alto”.