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“Garanzia giovani” rischio flop

Per ogni due giovani della provincia di Rimini che lavorano, ce n’è uno disoccupato. Sempre più laureati si sono rivolti ai Centri per l’impiego (Cpi) della provincia negli ultimi anni e dal 2014 queste strutture si prendono in carico ancor di più le sorti delle nuove generazioni. A maggio è entrato in vigore, infatti, “Garanzia giovani”, il piano europeo per ridurre il tasso di disoccupazione giovanile nell’Eurozona, che il Governo italiano ha deciso di estendere a tutti i senza-lavoro tra i 15 e i 29 anni, vessati da una disoccupazione del 33,7% su scala nazionale.

Quanti coinvolti? Secondo il mensile TRE, in uscita con il Ponte la prossima settimana, nel Riminese (dove non esiste un monitoraggio specifico del fenomeno) il tasso di disoccupazione under30 è pari al 25% della forza lavoro (dati Istat). I disoccupati under30 sono circa 5.600 ma ad essi vanno sommati i cosiddetti “neet” che non studiano né lavorano. Applichiamo la percentuale regionale del 18,8%, non disponendo di quella provinciale, il bacino di utenza della Garanzia Giovani a Rimini sale a 10.000 giovani. Non poco lavoro per i Cpi. Peccato che, ad oggi, come riporta TRE, le richieste di adesione giunte da tutta la provincia al progetto “Garanzia Giovani”, siano solo 944, 655 su Rimini (zona nord), 262 su Riccione (zona sud). Dei 661 maggiorenni, il 30% non ha ancora fissato un appuntamento. “Alcuni non si sono presentati, altri sono stati colloquiati ma non avevano i requisiti, oppure hanno preferito attendere prima di aderire, magari per vedere cosa proponevano altre regioni”, affermano dal Cpi di Rimini.

Come fare? Chi è giovane, senza lavoro e non studia può ottenere un colloquio presso il Centro per l’impiego di Rimini o Riccione entro 60 giorni dall’iscrizione al portale www.garanziagiovani.gov.it dalla sottoscrizione del patto, ognuno riceve una proposta di lavoro, stage, progetto formativo o altro entro 4 mesi. Ognuno può iscriversi nella regione che vuole, anche più di una.

I punti deboli. Gli obiettivi del Piano di attuazione nazionale sono altisonanti. Eppure, scesi alla scala della scrivania che accoglie la scheda del candidato, non si respira lo stesso ottimismo. C’è chi parla di flop in partenza. Certo, siamo agli inizi, ma non aspettiamoci di veder fioccare 10 mila posti di lavoro grazie a direttive regionali.
Fino al 4 settembre mancava ancora l’impianto normativo”, spiega Licia Piraccini dell’ente di formazione Cescot che offre tirocini e consulenza nel fare impresa. “Spetta ai giovani che fanno il colloquio al Centro per l’impiego scegliere poi a quale ente di formazione rivolgersi per sviluppare una delle azioni proposte loro. Ancora non abbiamo ricevuto alcuna chiamata. Dobbiamo migliorare la comunicazione”.
È da sottolineare come in Italia i giovani abbiano poca confidenza coi Cpi nel cercare lavoro. Solo 3% ne fa uso, mentre il 30% preferisce rivolgersi ad amici, parenti o conoscenti (indagine Isfol-Plus 2010).

I dubbi. TRE ne ha diversi. Come può il solo efficientamento dei Cpi portare ad un aumento dell’occupazione se alle spalle c’è un sistema economico che non crea lavoro? Non sarebbe meglio dedicarsi alla riduzione del cuneo fiscale? La Garanzia Giovani, per com’è concepita – fra orientamento, tutoraggio e corsi di formazione – sembra indirizzata più che altro a chi ha un “basso” profilo, ovvero chi è poco scolarizzato. Che ne è – si chiede sempre TRE dei laureati, magari precari sottopagati e/o sotto-occupati? Che ne è dei finti autonomi mascherati da partite Iva? Un gruppo che allarga di qualche migliaio l’esercito dei 10.000 disoccupati riminesi.

E le imprese?Tre quarti degli annunci di lavoro presenti sul portale nazionale propongono contratti a tempo determinato. Pochissimi gli apprendistati. Spesso l’esperienza richiesta è di 5-10 anni, che un giovane non potrebbe mai avere. Secondo Lora Parmiani (Nidil Cgil) “le imprese ricorrono a un menù di soluzioni precarie che costano meno, ma non si investe sul giovane”. Ad ogni modo, “per Rimini il piano diventerà più importante in inverno, quando ci si ritrova disoccupati dopo la stagione”.
Ancora cauto sui giudizi invece Paolo Maggioli, presidente di Unindustria Rimini. “L’auspicio è che l’applicazione sia il più lineare e semplice possibile e che non si inneschino meccanismi e intoppi burocratici gravosi. Affinché sia utile, deve essere flessibile”.

Mirco Paganelli