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Futurismo

Da riminese trovo sempre interessante seguire le ricerche e le analisi su presente e futuro del turismo. Illuminante, ad esempio, la tesi di uno dell’esperto internazionale Martin Kruse, espressa di recente in un convegno in Italia. Oggi il classico “viaggiatore con lo zaino” si annoia perché «per questo tipo di utenti la situazione è ormai noiosa, non possono vivere l’esperienza del luogo come vorrebbero perché tutto è migliorato dal punto di vista dei servizi, c’è poca possibilità di ‘avventura’ in quelle che sono le mete più gettonate». Altro che alberghi con la Spa: all’estero promuoviamo certi due stelle gestiti in affitto, che l’avventura non manca.
A volte però si rimane confusi. Sento alla radio che secondo le previsioni tra trent’anni i turisti non saranno più interessati all’Europa ma si sposteranno nelle grandi capitali dello shopping nell’Asia dell’Est, tipo Shangai, Singapore o Taiwan. Mi suona un po’ strano sapere che i turisti sappiano già dove andare tra trent’anni quando io di solito decido la destinazione due giorni prima di partire (ma non sono mai stato forte in organizzazione). Poi sul web trovo un articolo che spiega come i cinesi, oggi potenzialmente il più grande mercato turistico al mondo, si siano giù stufati dello shopping per dedicarsi a enogastronomia e cultura. E allora non capisco: chi ci andrà, tra trent’anni, a far shopping in Oriente? Personalmente, faccio prima alle Befane.