Fuori dalla bottiglia in 12 passi

    Nicola ha 42 anni, tre figli e una splendida moglie. Oggi, dopo 24 mesi di “terapia”, è un uomo libero. Ha rotto le catene da quella che era diventata una schiavitù che lo stava portando lentamente alla morte: l’alcol.
    “Ho iniziato a bere – ricorda – con gli amici di scuola, poi nel corso degli anni, i bicchieri aumentavano sempre di più. A ogni pasto bevevo un litro, un litro e mezzo di vino e al termine mi facevo un goccetto di whisky. Poi sono passato a farmi il cicchetto anche alla mattina e più passavano i giorni e più mi rendevo conto che avevo bisogno della bottiglia. Naturalmente il mio stato psicofisico ne risentiva. Litigate con mia moglie, sul lavoro ero una frana, con gli amici non volevo più uscire. Poi, un giorno, è successo che sono andato a prendere i miei bimbi a scuola e nel tornare indietro uscimmo di strada. Quell’incidente mi fece capire che non potevo continuare così. Accettare di essere un alcolista non è stato facile, ma oggi sono un uomo nuovo e dico a tutti che da questa maledetta droga, si può uscire”.
    È una delle tante storie emerse durante il XXIV raduno degli Alcolisti Anonimi che si è svolto a Rimini nei giorni scorsi. Migliaia le persone che sono passate attraverso l’associazione, nata negli Stati Uniti nel 1935, presente oggi in 160 paesi del mondo. In Italia opera dal 1972 e conta circa 500 gruppi attivi.

    Un po’ di numeri
    Sono oltre 2 milioni le persone dipendenti dall’alcol, più di 3.5 milioni i cosidetti bevitori sociali, quelli a rischio perchè pur facendo uso smodato, non sono ancora considerati alcolisti veri e propri. Circa 40mila i decessi per patologie legate all’alcol ogni anno in Italia. Numeri che fanno riflettere, persone sulla soglia della distruzione che intorno hanno altrettante persone che si stanno distruggendo per loro: famigliari, parenti, amici, che vivono quotidianamente e ne subiscono ogni conseguenza negativa. Anche a Rimini il fenomeno è in aumento, nel solo 2006, il Sert ne ha presi in carico 293, più, naturalmente, quelli degli anni precedenti. Il dato più sconvolgente è che ben 64 avevano meno di 39 anni. Un dato che dimostra la grande emergenza legata a questa che si può definire una patologia.

    Un giorno alla volta
    Uscire dall’alcolismo non è facile, ma neppure impossibile. Una volta rotta la dinamica infernale, occorre andare avanti, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Oggi però si assite ad un fenomeno sempre più marcato di polidipendenza, da droga e psicofarmaci, che rende più complicato il cammino di recupero. Il metodo proposto da A.A. è quello dei dodici passi, un cambiamento in itinere, che prosegue tutta la vita, suggerimenti che fanno mettere in discussione che portano ad un esame profondo per riacquistare valore e dignità. Un metodo vincente come si è visto quando dal palco durante la “Grande Festa della Sobrietà”, dove si festeggiano i compleanni di astinenza, sono stati chiamati a testimoniare la loro uscita dall’alcolismo circa 3mila persone. Visi, colori e storie, età diverse, accomunate da un’unica frase, e consapevolezza: “mi chiamo x… e sono un’alcolista”.
    Nell’Associazione non ci sono capi, ma “servitori fiduciari”, custodi delle tradizioni, persone con esperienza che guidano gli altri con l’esempio.
    Importantissima è la figura dello “sponsor” che ti accompagna nel cammino dei 12 passi, e nei 12 concetti che danno unità al servizio di recupero. È una figura che ti sta accanto e che scegli per empatia, affinità. Può anche essere cambiata durante il percorso.
    “Non si è mai ex – ci spiega Francesca – perchè so che anche pochissimo alcol mi scatena la compulsione fisica che mi fa perdere il controllo e non mi fa più fermare davanti alla bottiglia. La difficoltà più grossa è capire che cosa prima mi portava a bere ed evitarlo. È il primo bicchiere che ti ubriaca”.
    Come si mantiene la sobrietà?
    “Un po’ per tutti è l’aiuto agli altri, che aiuta noi stessi a non ricadere. Sono 4 le parole fondamentali: onestà, con noi stessi, innanzitutto; solidarietà, con chi ha lo stesso problema; tolleranza alla base di qualsiasi rapporto; amore, da dare perchè a nostra volta lo abbiamo ricevuto. Questo ci mantiene sobri”.

    Un fenomeno in mutamento?
    “Assistiamo alla presenza di persone sempre più giovani dipendenti dall’alcol, ad un aumento delle donne bevitrici, ad una’alleanza tra l’ assunzione di alcol e droghe, alla presenza tra gli alcolisti di senza fissa dimora, immigrati, nuovi poveri”.
    Sono queste le recenti tendenze descritte dal coordinatore degli Alcolisti Anonimi dell’Emilia Romagna.
    “Notevole l’abbassamento dell’età in cui si inizia ad assumere alcolici, in 10 anni l’età media di chi arriva ai nostri gruppi è scesa dai 45/55 ai 30/40; e non è infrequente l’ingresso di giovani dai 25 in giù”.
    In forte aumento è la presenza delle donne, il cui numero si avvia a raggiungere quello degli uomini. Le donne bevono in casa, da sole e negano di avere un problema e di non poterlo gestire.
    “Non bevevo più a tavola, quindi i miei all’inizio, non vedevano nessun problema. Ma bevevo da sola e di nascosto – racconta Alice – tenevo le bottiglie in tutta la casa, in posti non usualmente accessibili: dietro i libri, in angoli non frequentati, persino nella cuccia del cane, che spesso strattonavo e maltrattavo, perché non voleva uscire impedendomi di fatto di prendere la bottiglia”.

    Alcol e incidenti
    Essere alcolista, come nel caso di Nicola, significa anche mettersi alla guida con tutti i rischi che ne conseguono. Purtroppo le cronache di questi ultimi mesi parlano di assurde disgrazie dove gente innocente è morta proprio per essere stata investita da ubriachi. Purtroppo, molti di questi sono stranieri. E pochissimi sono quelli che si rivolgono alle strutture per farsi aiutare. Disinformazione o altro?
    “A causa anche di difficoltà linguistiche non sono molti coloro che frequentano la nostra Associazione. Ma si può ritenere che il fenomeno sia in espansione – conferma il coordinatore regionale – a Rimini il lunedì e il giovedì, alle 21 e a Riccione il martedì sempre, alle 21, sono presenti due gruppi formati da circa 30/40 persone ciascuno, qualche straniero c’è. Ci si ritrova in provincia da circa 25 anni, quest’estate, all’ultima riunione, eravamo parecchi”.

    Malattia della famiglia
    Solitudine, vergogna, rabbia, paura: l’alcolismo è una malattia che coinvolge tutta la famiglia. L’alcolismo è duro da combattere: è legale, socialmente accettato, si trova ovunque e difficilmente si riconosce come malattia. Questo lamentano i famigliari dei bevitori. I parenti e gli amici sperano sempre di salvare i loro cari, ma nello stesso tempo nutrono anche sentimenti contrastanti come rabbia e mancanza e di fiducia in chi manifesta questo problema. Solitudine, vergogna, paura, carenza di soldi, problemi lavorativi, tante le situazioni che i coniugi e i figli o i genitori sono costretti ad accollarsi davanti a questa disgrazia.
    L’effetto più devastante si ha sui ragazzi: spesso subiscono violenze verbali e fisiche dal genitore che beve, ed incolpano l’altro di non saper affrontare la situazione di non essere capace a difenderli e proteggerli. Maturano così a loro volta atteggiamenti di aggressività. Per questo è importante per loro il sostegno dei gruppi degli Al-Ateen, dove imparano ad esprimere e gestire emozioni represse, rabbia. I gruppi Al-Ateen sono sponsorizzati da membri Al-Anon, adulti non bevitori.
    “Il nostro programma di recupero è adattato da Alcolisti Anonimi e si basa sui Dodici Passi, le Dodici Tradizioni e i Dodici Concetti di Servizio. L’unica condizione richiesta per essere membri è di avere un parente o un amico per cui l’alcol è un problema – spiega Anna, moglie di un alcolista – noi crediamo sia una malattia che coinvolge tutta la famiglia e che un cambiamento di atteggiamenti possa favorire il processo di recupero, offrendo accoglienza e conforto alle famiglie degli alcolisti, e dando comprensione e incoraggiamento all’alcolista.
    Le famiglie che frequentano insieme, tengono molto di più. Oggi ci sono molte coppie giovani, molte mamme e papà, alcuni hanno genitori alcolisti e sono finiti per sposare un’alcolista anche loro. C’è una propensione inconscia ad avvicinarti a ciò che già hai conosciuto. In questo caso è negativo. Spesso nei recuperi c’è una fase di allontanamento con il coniuge che non si riesce più a inquadrare nella vecchia dinamica. Loro non hanno più così bisogno di noi e ci sentiamo inutili, messi da parte, o non riusciamo ad accordarli quella libertà e fiducia che hanno dimostrato di meritare. Così avvengono le separazioni. Mi è accaduto con mio marito, per 8 anni: oggi siamo tornati insieme. Bisogna capire che vanno rispettati i ruoli ed è necessario restituirli al coniuge recuperato. In tutto questo ci è di supporto Al-Anon”
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    Anche loro hanno imparato ad andare avanti nel quotidiano. Un giorno alla volta.

    Cinzia Sartini