Home Vita della chiesa Fra “zone” e “settori” vive una Comunità

Fra “zone” e “settori” vive una Comunità

Solo una decina di anni fa o poco più, chi usciva da Rimini per via Coriano o via Montescudo, si ritrovava quasi subito in aperta campagna. Oggi invece una schiera innumerevole di palazzine lo accompagna fino al Gros e oltre il cavalcavia dell’autostrada. Il Villaggio I Maggio è esploso in urbanizzazione, tanto da richiedere nuove strade e nuovi servizi.
E basti un solo dato per confermare questa trasformazione: la popolazione parrocchiale di venti anni fa’ si aggirava su 1900 abitanti; oggi raggiunge i 3600.
Dal 2003 è parroco al Villaggio I° Maggio, parrocchia Santa Maria Mater Ecclesiae, don Tarcisio Tamburini, un vulcano di idee e di iniziative, per nessun motivo spaventato o arreso di fronte al complicarsi della vita parrocchiale, stretta fra due grosse realtà lavorative, quali la Zona Artigianale e il centro GrosRimini.
E proprio dal Gros e dalla Zona Artigianale partiamo per la nostra conversazione.

“La Zona Artigianale del Villaggio I Maggio è sorta negli anni ’70 sulla via Montescudo. L’Amministrazione Comunale aveva avanzato, su questo territorio, un progetto del tutto particolare: non solo costruire aziende per attività lavorative, ma aziende artigianali comprensive anche di realtà abitative. Questo ha generato una presenza dei datori di lavoro nella Zona, e l’azienda è diventata un po’ «casa e bottega». Qui si lavora e nel contempo si vive.
Anche il GrosRimini s.p.a., costituito da soli commercianti all’ingrosso, è sorto negli anni ’70. In realtà però è stato edificato in più momenti, fra l’83 ed il 94.
L’intervento complessivo è avvenuto su una area di 485.000 mq. Vi si trovano 180 magazzini, 2 banche, l’ufficio postale, 2 bar-ristoranti, 10 spedizionieri internazionali, un’autofficina, una tabaccheria, un’edicola e diversi uffici professionali e di supporto alle attività commerciali.
Si calcola che all’interno del GrosRimini operino 2200 persone e che il flusso quotidiano di clienti ammonti a circa 3200 unità. Il volume d’affari complessivo ammonta a circa 1,4 miliardi di euro all’anno”.

Cosa possono significare due grosse realtà lavorative nella vita pastorale della Parrocchia?
“Con la crisi attuale nel campo del lavoro e dell’economia la questione assume un’evidenza drammatica. Molti lavoratori in questi settori sono nostri parrocchiani e di conseguenza i loro problemi interpellano la parrocchia: si richiede solidarietà, nuovi stili di vita, fiducia e speranza nel futuro …
Di fronte alla crisi poi, come cristiani, non possiamo fermarci a considerare solo il capitale finanziario, ma a tenere conto del capitale umano. Il capitale finanziario tende al lucro, al facile profitto, trascurando molte volte il fattore sociale e umano dei lavoratori. Questa logica contrasta profondamente con la morale cristiana, ma anche con la natura composita dell’azienda stessa.
Il capitale Umano invece tiene conto delle persone che con il loro lavoro mandano avanti l’azienda. Molte aziende, credendo fermamente a questa componente fondamentale, rischiano il capitale finanziario, ma salvano le persone, cercando svariate forme per non chiudere l’attività”.

I poli lavorativi richiamano nuove famiglie e con esse tutti i loro problemi. Che rapporto c’è fra la parrocchia e le famiglie di recente insediamento?
“Buona parte della Comunità – la più numerosa – è costituita da quelle persone che risiedono nelle palazzine di recente costruzione. Si tratta di giovani famiglie, giunte da ogni parte del territorio riminese, seriamente impegnate, per la gran parte della settimana, nel lavoro. Serve denaro per pagare mutui per la nuova casa e per questo il lavoro assorbe praticamente tutte le risorse della persona, la quale non ha molto spazio per altre cose. In particolare la partecipazione e la presenza nella comunità parrocchiale è posta come ultimo impegno.
Molte famiglie mantengono rapporti con la propria Comunità di origine e una eventuale partecipazione alla vita di questa comunità avviene di solito solo con la nascita e la presenza al catechismo dei figli. Con brutte parole potremmo dire che la caratteristica di questa zona è quella di dormitorio … si viene a casa solo per dormire … il resto della vita è altrove. Questo fenomeno crea solitamente grandi difficoltà di inserimento e di coinvolgimento nella parrocchia stessa”.

Difficoltà, certo, ma situazioni sempre nuove stimolano anche le iniziative e lo spirito missionario della Comunità.
“È verissimo. L’aumento della popolazione e l’arrivo di giovani famiglie sicuramente costituisce una ricchezza per l’intera Comunità parrocchiale: c’è più confronto, più scambio di vedute, più apertura al diverso, più novità. Chiunque arriva porta sempre con sé esperienze e ricchezza culturale che solitamente condivide con gli altri. Grazie ai nuovi arrivati, la parrocchia si è popolata di giovani famiglie, di molti ragazzi … e tutto questo genera vita, creatività …
Poi c’è un secondo dato, determinato dal fatto che il nuovo insediamento è costituito da famiglie giovani, con tanti problemi, è vero, ma anche con una gran voglia di fare, di organizzare e di rendere bella e dinamica la zona dove abitano.
Infine con le nuove costruzioni si è dato un assetto geografico e strutturale più ordinato. Sono sorti centri di rifermento sociale, punti di incontro maggiori, più vita nella zona. L’idea della zona costruita come villaggio, rende chiara l’idea di comunità”.

Entriamo ora un po’ più dettagliatamente nella vita pastorale della parrocchia. Quali linee generali vi guidano nel vostro lavoro?
“L’esperienza fatta in questi anni ci ha portato a caratterizzare la vita della nostra Comunità Parrocchiale come un insieme di realtà che, in perfetta comunione tra loro, raccolgono e guidano il cammino di ogni singola realtà. Già dai primi anni abbiamo fatto la scelta dei Settori pastorali, come modalità per riaggregare le persone della Parrocchia che si erano allontanate per motivi vari.
Tale scelta ci ha costretti a ripensare l’intera proposta pastorale e a rivedere il cammino possibile per le persone della Comunità. La risposta della gente è stata gradualmente positiva e le iniziative proposte dai vari Settori hanno riportato in Parrocchia molta gente”.

Cosa intendete per ”Settori”?
“L’impegno specifico nei vari ambiti della vita parrocchiale. Così abbiamo il settore della catechesi per i bambini e ragazzi, quello dei genitori, quello dei giovani, delle giovani coppie, il settore adulti, anziani e famiglie… C’è il settore liturgia e canto, della Caritas, dell’economia … C’è anche la Polisportiva Stella Azzurra, società di calcio della parrocchia.
Ogni Settore ha tracciato un itinerario per l’intero anno Pastorale, comprensivo di date e appuntamenti vari. Ogni settore ha un suo referente che ne guida il cammino e coordina l’insieme delle attività che vengono realizzate nel corso dell’anno. Infine l’insieme di tutti i Referenti costituisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale”.

Giustamente attraverso l’impegno dei vari settori si riesce a fare un lavoro pastorale appropriato e specifico. Ma come giungere in ogni angolo della parrocchia con spirito missionario?
“Per questo abbiamo suddiviso la parrocchia in sei Zone: la Zona del Villaggio; la Zona Artigianale; la Zona dei Fiumi; la Zona Scuola; la Zona Palazzine Mulazzani e quella delle Palazzine Bidente e Foglia. Così la parrocchia può mantenere una presenza viva sul territorio, promuovendo vari momenti con l’intento di coinvolgere tutti. In particolare sono quattro le attività pastorali che vengono ogni anno realizzate in queste Zone, cioè, i Centri di Ascolto del Vangelo in Avvento; le benedizioni alle famiglie in Quaresima; la preghiera mariana del rosario nel mese di maggio e le Cene di via o ligaza nel mese di luglio.

Una comunità suddivisa per Settori e Zone. Ma come trovate l’unità parrocchiale?
“Tutto ciò che viene vissuto nel particolare, sia come Zona che come vita di Settore, trova la condivisione piena nei cosiddetti momenti comunitari della parrocchia, a partire dall’appuntamento domenicale con l’Eucaristia. Inoltre la parrocchiale propone, nel corso dell’anno, vari momenti comuni, dove l’intera comunità viene invitata e si ritrova unita. Così abbiamo la festa parrocchiale di settembre, quella di primavera, le serate d’estate (alla, domenica sera con cena in parrocchia), i campeggi e i soggiorni estivi in montagna per i bambini delle elementari e medie, per i giovani, per famiglie e per adulti”
<+nero>A questo punto dovremmo fare un lungo percorso per “visitare” ogni Zona e ogni Settore, ma ci basta quanto detto fin qui per intuire la vivacità e la ricchezza di questa comunità.

Egidio Brigliadori