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Fra i due teli, tracce sovrapponibili

Circa 300 studiosi ed esperti provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento sabato 2 maggio a Torino per l’incontro annuale del Centro internazionale di sindonologia. Gli interventi hanno riguardato il campo della ricerca storica, della formazione dell’immagine sindonica e della sua colorazione, indagini di medicina forense e l’analisi palinologica. Secondo Gian Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo della Sindone e vicedirettore del Centro internazionale di sindonologia, troppo spesso l’indagine storica viene finalizzata alla dimostrazione o meno della possibilità che la Sindone sia appartenuta al corredo funerario di Gesù, dove invece deve essere privilegiata la ricerca diretta sull’oggetto.

Flavia Manservigi, dell’Università di Bologna, ha proposto una relazione sui flagelli, gli strumenti di tortura i cui numerosi segni sono ben visibili sull’immagine sindonica, segnalando in particolare il ritrovamento di alcuni oggetti catalogati presso i Musei Vaticani quali flagelli dei primi secoli. Tre interventi hanno riguardato il trattamento e le caratteristiche dell’immagine sindonica. Nello Balossino, del Dipartimento d’informatica dell’Università di Torino, ha ripercorso gli studi informatici sull’immagine sindonica. Paola Iacomussi, dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica di Torino, ha proposto un’analisi delle caratteristiche colorimetriche della Sindone.

Nel campo dell’analisi anatomo-patologica, il medico Alfonso Sanchez Hermosilla, direttore dell’Edices (Equipe di investigazione del Centro Spagnolo di Sindonologia) ha presentato lo stato delle ricerche sulle concordanze tra l’immagine sindonica e quanto appare sul Sudario di Oviedo, il telo che la tradizione ritiene possa essere stato utilizzato per coprire il volto di Gesù morto. Hermosilla ha sottolineato la piena compatibilità di alcune macchie ematiche presenti sui due teli.
Il Sudario di Oviedo è una reliquia che si conserva nella cattedrale di “El Salvador” dall’anno 812 o 842. La struttura tessile della Sindone e del Sudario «hanno la stessa composizione, concretamente lino, identico spessore delle fibre, sono filati a mano e con una torsione a “Z”, anche se sono stati tessuti in modi differenti: sargia a spiga per la Sindone e motivo ortogonale (taffettà) per il Sudario».
Nel Sudario non compare nulla di simile all’immagine misteriosa presente nella Sindone e prodottasi dopo che il corpo avvolto nel lenzuolo lo aveva macchiato di sangue e fluidi. Vi si trovano infatti soltanto tracce di sangue e altri fluidi corporali «provenienti da un cadavere umano», come già aveva affermato nel 1985 il professor Pierluigi Baima Bollone, confermando che inoltre il sangue era del gruppo AB.
Certo, ammette lo studioso, «bisogna tenere in conto che questa somiglianza morfologica tra le macchie di sangue potrebbe non essere rilevante: teste diverse possono dare macchie molto simili, così come una stessa testa può dare macchie molto diverse. Nonostante ciò entrambe le formazioni si corrispondono molto bene, se si confrontano entrambe le reliquie, sia per la relativa posizione, sia per la dimensione superficiale, a cui bisogna aggiungere la concordanza delle distanze tra le lesioni che originarono le macchie».
Il Sudario di Oviedo «nascose il volto del cadavere» prima che questo fosse avvolto nella Sindone di Torino.
Tra le evidenze che il medico spagnolo ritiene più importanti si segnalano le macchie di sangue attribuire alle spine della corona che «appaiono in entrambe le reliquie con una grande somiglianza nella distanza che le separa tra loro». La superficie «occupata dalla narice in entrambe le tele è molto simile. Così anche verso la metà della regione destra del naso appare una zona infiammata».

Inoltre, una delle macchie del Sudario di Oviedo «nella parte destra del collo, e risulta essere compatibile con alcune delle impronte della Sindone di Torino attribuite a questa stessa ragione. Nella regione occipitale appaiono macchie di sangue vitale, cioè che si versò quando il condannato era ancora vivo, sono molto simili in entrambe le tele e sembrano relazionarsi con le lesioni del cuoio capelluto, inoltre risultano essere in accordo con quelle che produrrebbe una corona di spine».
Le ricostruzioni tridimensionali del volto dell’uomo della Sindone (nella foto) sono compatibili con le macchie presenti nel Sudario. «Dopo aver conosciuto le proporzioni craniometriche presenti in entrambe le reliquie, e una volta realizzata la loro comparazione, si evince che sono concordi, ciò che ha permesso allo scultore Juan Manuel Miñarro López di realizzare una ricostruzione del volto dell’Uomo della Sindone. Questa ricostruzione è totalmente compatibile con il volto dell’Uomo del Sudario, non solo per le sue proporzioni antropometriche, ma anche nelle lesioni traumatiche che presentano entrambe».