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Foschi, dal campo al Parlamento nel segno del servizio


Basilica Cattedrale a Rimini strapiena per l’ultimo saluto al senatore Armando Foschi. La liturgia è stata presieduta dal Vescovo di Rimini, mons. Nicolò Anselmi, attorniato da tanti sacerdoti e diaconi, e da don Marco Foschi, figlio di Armando, che ha tenuto l’omelia.
“E’ la prima volta che mi capita di celebrare le esequie di un servitore della Repubblica, e con un figlio sacerdote” ha detto in apertura il Vescovo Nicolò. “Non volevo perdere l’occasione di dire una parola: – ha rilanciato mons. Anselmi – credo veramente che la politica sia una forma di amore. Spendersi per il bene comune (senza inseguire tornaconti o compromessi), con la Dottrina sociale della Chiesa come indicatore di direzione, come servizio importante per l’umanità, è servizio prezioso. Volevo ringraziare Armando che ho conosciuto in Duomo e a casa sua, e chi si impegna per il bene comune”.
Don Marco Foschi ha inizio l’omelia leggendo alcuni brani tratti dal Testamento del padre. “Cari, vi porto tutti nel cuore e vi benedico.
Quando leggermente queste righe sarò già passato all’altra riva nella speranza della misericordia e del perdono del Padre. Confido nel vostro ricordo e nella preghiera per la mia anima”.
“Mio papà in queste righe testimonia una fede che forse neppure sapeva di avere. – ha detto don Marco – Ha vissuto con una passione che affondava nelle zolle x mettersi a servizio dei più poveri e semplici. E’ stato un esempio inequivocabile per noi figli”.
“Cuore fragile e bello, Armando ovunque cercava di fare del bene e lo ha fatto fino alla fine, unendo con la passione per la vita. Ho scelto il Vangelo del chicco che muore in terra e porta frutto, perché testimonia la sua voglia di donarsi”.
“Pur carica dello Stato, quando andava nella sua amata Valconca, e’ scuriva in dialet con le persone come un  fratello o un padre”.
“L’invito è di imitare questo fratello e di portare nella vita, sorriso e impegno, anche se non siamo perfetti e viviamo momenti di oscurità e di tenebra.
Tutto è possibile perché viene non dalle nostre forze, ma dall’incrociare il mistero di amore di Gesù. Dopo 2000 anni Gesù può ancora potenziare tutti noi, le nostre risorse più belle, anche nella vita di tutti i giorni. Se la fede non diventa amore, è un frutto a metà”.
“Grazie per questo babbo e il suo percorso di vita, che lo ha portato a scoprire scoperto che l’amore di Gesù rimane per sempre. – ha concluso son Marco –
I cristiani di oggi sono più che mai bisognosi di rinnovarsi nell’amore di Gesù vivo e risorto.
Armando continuerà a stuzzicare tutti noi a continuare a spendersi per gli altri”.
Al termine della celebrazione, il prof. Piergiorgio Grassi ha tenuto un discorso su Armando Foschi, sulle tre fedeltà: alle radici, alla Chiesa e alla terra.
I nipoti hanno invece letto un breve testo raccontando alcuni aneddoti sul nonno: a tavola per la pizzata, nel raccontare vicissitudini nel periodo della guerra e nel corso della vita. Un lungo applauso ha salutato le toccanti parole dei nipoti.