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Fiumicino, la parrocchia-santuario

Se Savignano è “sul Rubicone”, Fiumicino è “a cavallo del Rubicone”. Equidistante fra Savignano, Gatteo e San Mauro, frazionato in due Comuni, cuscinetto fra due diocesi, il paese è tutto raccolto sulle due sponde del fiume, coi suoi argini rialzati per proteggere le abitazioni da eventuali (oggi improbabili) alluvioni.
Nel cuore del paese sorge la maestosa chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie, chiesa parrocchiale e santuario già da secoli.

Parroco è don Gerardo Rocchi che, di ritorno dal Venezuela dopo undici anni di vita missionaria, deve essersi chiesto se a Fiumicino ci andava a fare il parroco o a riprendere l’aereo per una nuova destinazione.
“Ma questo Fiumicino è senza aeroporto – sorride don Gerardo – Ogni luogo in cui il Signore ci manda è una nuova destinazione missionaria, che si raggiunga in aereo o in auto o in bicicletta”.

Abituato ai sentierini e alle scale che si arrampicavano su per il monte, a Canaima e a Montesano, come ti sei trovato qui nella pianura di Savignano e Fiumicino?
“Non era per me una realtà del tutto sconosciuta, non fosse altro perché sono originario di Roncofreddo e perché prima di partire per la missione sono stato cappellano a Bellaria. Ad ogni modo mi sono trovato subito bene, sia coi parrocchiani, sia con le realtà parrocchiali confinanti. Ho trovato un clima favorevole, positivo; c’è amicizia e fraternità fra le persone, partecipazione delle famiglie a momenti di festa organizzati dalla parrocchia… Da parte mia c’è uno stile di ascolto e di dialogo con tutti”.

Sono ormai vent’anni che sei parroco qui. Ci vuoi presentare brevemente la tua parrocchia?
“La parrocchia conta circa 1500 abitanti: agricoltori, operai, artigiani, lavoratori stagionali… Negli ultimi anni si è registrato un incremento demografico, dovuto anche alla presenza di immigrati, in particolare dell’est Europa e dall’Africa.
La parrocchia è divisa fra due Comuni (Savignano e Gatteo), è al confine con la diocesi di Cesena e fino a qualche decennio fa parte della parrocchia apparteneva alla parrocchia di Gatteo.
Nella mia mente c’è spesso questa immagine biblica: Fiumicino è per me come la “Galilea delle Genti”, là dove Gesù iniziò il suo ministero. Così col mio rientro in Italia questo è diventato il mio primo territorio di missione.
Posso ancora dire che Fiumicino è un piccolo centro equidistante da Gatteo, Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. Per quanto riguarda l’aspetto civile però la gente è più orientata verso Cesena e meno verso Rimini.
In passato Fiumicino ha avuto una sua identità religiosa e civile determinata dal fatto di essere il Santuario più antico della zona e della diocesi di Rimini. Di fatto la storia di Fiumicino è legata al Santuario della Beata Vergine delle Grazie fin dal 1350”.

In questo tempo la vostra parrocchia-santuario si sta preparando alla Visita pastorale. Siete pronti?
“Essere pronti è una parola impegnativa… Diciamo che ci siamo preparati; anzi la Visita è stata l’occasione, per me e per il Consiglio Pastorale, per fare una riflessione approfondita sulla nostra vita parrocchiale ed il questionario proposto dal Vescovo una buona pista di lavoro. Abbiamo approfittato della Visita per riorganizzare la nostra attività pastorale, guardando a quello che facciamo e a quello che ci serve di fare meglio”.

Per esempio, che cosa caratterizza in questo momento la vostra vita?
“Visto che siamo già in Quaresima e in questo tempo si fa visita alle famiglie per la benedizione pasquale, incomincerò proprio da qui. Fin dall’inizio ho valorizzato questo momento di incontro con la famiglia. Secondo un programma stabilito la visita viene fatta via per via; mi trattengo volentieri a dialogare con la gente, poi preghiamo insieme e faccio la benedizione. La cosa più importante è che alla fine invito le persone a ritrovarsi la sera stessa in una famiglia della via che ci offre ospitalità per l’incontro sul Vangelo. Così uniamo la benedizione pasquale con l’incontro sulla Parola di Dio. In questi ultimi anni il brano di Vangelo scelto è sempre stato quello indicato dal Vescovo nella sua lettera per la Pasqua (lettera che consegno ad ogni famiglia). Gli incontri riescono sempre molto bene, anche se la partecipazione non è esaltante. Tutto sommato mi sembra una esperienza positiva e serve per mantenere un contatto con tutte le famiglie. Anche in forza di questo contatto annuale si mantiene vivo il senso di appartenenza alla parrocchia. Ma evidentemente questo non basta: l’appartenenza a Cristo e alla chiesa è ben di più!”.

Tu vai alle famiglie e le famiglie vengono da te? Voglio dire, frequentano la chiesa e le attività della parrocchia?
“Per tante famiglie la parrocchia è un significativo punto di riferimento, per la vita spirituale in primo luogo, ma anche per la vita sociale e ricreativa. Credo di poter dire che le persone più impegnate da un punto di vista cristiano e i fedeli che partecipano alla messa, la vivono bene. Per noi la messa è un vero incontro con il Signore e così cerchiamo di viverla. Ci sentiamo sul sentiero giusto!… anche se non è mai terminato il cammino per comprendere sempre più l’Eucaristia e poi vivere nella vita quanto abbiamo celebrato in chiesa.
Detto questo però, il pensiero va subito a tutti coloro che solo sporadicamente o solo a Natale e Pasqua o addirittura mai, partecipano alla messa”.

C’è un tempo in cui gli adulti, i genitori in particolare, frequentano di più la chiesa: per la catechesi ed i sacramenti dei propri bambini.
“È verissimo! In queste circostanze con i genitori si crea un buon rapporto, nutrito di amicizia e momenti insieme come feste e cene. È più difficile invece coinvolgerli in un cammino di fede che sia di sostegno anche per i loro figli.
Negli anni della Prima Confessione, Prima Comunione, Cresima realizziamo con i genitori alcuni incontri con questo scopo: riflettere a livello di adulti sullo stesso tema che stanno trattando i bambini, per facilitare l’accompagnamento dei figli nel cammino che stanno facendo.
In alcuni casi questi incontri risultano importanti per la crescita nella fede dei genitori, in altri un po’ meno a causa della discontinuità di partecipazione”.

E i bambini e ragazzi?
“Al catechismo ci sono tutti. L’iniziazione cristiana dei fanciulli è uno degli ambiti della vita pastorale dove la parrocchia pone il maggiore impegno; ma in questo campo il cammino è molto lungo e siamo ancora lontani dalla meta, se per meta intendiamo le indicazioni e orientamenti che la Chiesa sta dando.
Abbiamo raggiunto un piccolo traguardo: i bambini e i ragazzi che frequentano gli incontri di catechismo vengono volentieri e mantengono un bel ricordo degli anni di catechismo. In modo particolare i fanciulli hanno una partecipazione sentita e corale agli incontri di catechismo, alle celebrazioni e attività ricreative. Diventa sicuramente più difficile il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole medie e superiori.
Nel post-Cresima si cerca di seguire i ragazzi con qualche iniziativa e ora sta nascendo un gruppo di A.C.R. (Azione Cattolica Rasgazzi)”.

Lasciamo Fiumicino con questo segno di speranza: bambini, ragazzi, genitori, catechisti … il parroco, sotto la protezione della loro Patrona, saranno ricoperti di grazie, non ultima la Visita pastorale come spinta verso la meta finale.

Egidio Brigliadori