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Fede adulta: il dado è tratto

Anche se astronomicamente poco corretto, un detto popolare recita: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”. Non proprio il più corto, riservato al 21 dicembre, ma per molte fidanzate, una volta, certamente il più bello, perché era tradizione che per la fiera di Santa Lucia, il 13 dicembre, i fidanzati andassero in piazza a comprare i regali per la fidanzata.

Cose d’altri tempi, come anche il titolo di “collegiata” dato alla chiesa di Santa Lucia, nel cuore della città. Oggi di collegiata, intendendosi un “collegio” di sacerdoti addetti al culto religioso, è rimasto ben poco: parroco unico è infatti don Pierpaolo Conti, alla guida di questa comunità dal 2002.
“Si è vero, ma qualcosa che somiglia all’antico è rimasto, anzi è in fase di crescita: anzitutto la stretta collaborazione che mi danno don Melchiorre, don Tino e don Alfonso; e poi l’aiuto reciproco e la collaborazione pastorale con i parroci della Zona pastorale di Savignano e di San Mauro: qui c’è un bel cammino di comunione coi sacerdoti e tra le parrocchie”.

Conosciamo per fama la vivacità e la creatività di questa parrocchia. È ancora così?
“Almeno in parte, sì. Santa Lucia conserva la ricchezza e la vivacità di una preziosa tradizione cristiana, frutto di pastori illuminati, di famiglie impegnate, di molti gruppi e associazioni (contando proprio tutti, arriviamo a 52!). Va detto però che oggi si assiste ad una situazione piuttosto variegata ed anche frammentaria: si va da una adesione tradizionale (e in qualche modo devozionale), ad una partecipazione molto attiva e convinta. C’è anche chi sta perdendo la frequentazione dell’eucarestia domenicale (e, forse, la fede?); ma vi è chi si sta riavvicinando, soprattutto in occasione di alcuni sacramenti. I cristiani più attenti e più impegnati avvertono il bisogno di una crescita spirituale e di una formazione più solida.
Mi preme anche segnalare, riguardo alla creatività, che essa nasce soprattutto grazie ai molti gruppi giovanili: Azione cattolica, Agesci, Radio Icarorubicone, Centro giovani, Palaperitivamente …”.

Palaperitivamente?
“Sì, si tratta di una iniziativa, nata da alcuni nostri giovani, per studiare e confrontarsi con le problematiche sociali, politiche, culturali. Una volta al mese questo gruppo, formato da giovani fino ai 35 anni, si incontra con qualche esperto per approfondire un tema. È un bel modo per iniziare i giovani alla politica e al bene comune”.

Spizzicando qua e là nelle vostre attività pastorali mi pare di capire che siete in attiva ricerca di nuove piste per la catechesi.
“Come tutti del resto. Accogliendo una proposta dell’Ufficio Catechistico Diocesano stiamo ripensando a una diversa scansione dell’itinerario di Iniziazione Cristiana. Abbiamo due principali obiettivi: riformulare la catechesi come un vero cammino di proposta e di scelta della fede (ad imitazione del catecumenato); e coinvolgere e responsabilizzare maggiormente le famiglie. Su questo progetto stiamo ancora lavorando, non solo come parrocchia di Santa Lucia, ma anche come Zona pastorale.
Per il momento la catechesi nella nostra parrocchia inizia in seconda elementare; in questo anno la proposta coinvolge direttamente sia i bambini che i genitori. Una volta al mese, di sabato pomeriggio, c’è contemporaneamente l’incontro dei bambini e l’incontro con i genitori (con catechisti per gli adulti); con i genitori i temi riguardano sia la loro vita di cristiani adulti, che una proposta mensile da vivere coi figli a casa.
Dalla terza alla prima media il catechismo ha una cadenza settimanale, al sabato pomeriggio, al Don Baronio. Ci sono due possibilità o metodi: il catechismo “Magnificat” e il catechismo “Acr Shalom Junior”. In terza i bambini si accostano al sacramento della Riconciliazione; in quarta alla prima Comunione, in prima media alla Cresima.
Pur con tutto l’impegno dei catechisti, ci accorgiamo che la situazione è sempre più fragile, e gli esiti scarsi. Proprio per questo stiamo studiando e sperimentando nuove piste e nuovi metodi”.

Bisognerà forse cominciare coi giovani sposi che chiedono il battesimo dei figli?
“In effetti su questo puntiamo molto. Nella nostra parrocchia è attivo, dal 2005, il servizio dei catechisti battesimali. Il cammino proposto ai genitori che chiedono il battesimo per il loro figlio, prevede, normalmente, questi passaggi: un primo incontro è svolto dal parroco, di solito nella casa della famiglia; il secondo incontro, sempre in casa, è svolto dai catechisti battesimali e molto spesso c’è un terzo momento, in chiesa, tutti insieme. L’anno dopo il battesimo, c’è la proposta di una messa di ringraziamento per tutti i bambini e le loro famiglie; nel secondo anno, una esperienza simile (anche con il pranzo). Fra qualche anno contiamo di poter proporre, dopo il terzo anno, l’esperienza del catechismo del Buon Pastore”.

L’Iniziazione cristiana sicuramente assorbe molte energie pastorali ed esige una attenzione e un aggiornamento costanti; ma, come giustamente hai già sottolineato, l’anello debole sono gli adulti.
“Vi abbiamo riflettuto sopra noi sacerdoti, con il Consiglio pastorale, coi collaboratori più attenti … È più che evidente l’urgenza di rinnovare la vita cristiana degli adulti, per aiutarli a superare una dimensione troppo individualista e tradizionale, per una scelta di vita cristiana adulta, capace di dare ragione della propria speranza e di comunicare agli altri la propria fede.
A questo riguardo è iniziata una esperienza molto bella con diversi giovani e adulti che chiedono alcuni sacramenti (chi il battesimo, chi la cresima, chi il matrimonio e il battesimo di un figlio..): si tratta di un cammino di tipo catecumenale, accompagnato da appositi catechisti per gli adulti, un cammino che spesso porta ad un vero risveglio della fede”.

Ricordo, per alcune esperienze dirette in tempi passati, che la chiesa di Santa Lucia era sovraffollata nelle messe domenicali. È ancora così?
“Qui tocchiamo un tasto dolente. La nostra comunità ha messo a tema della sua azione pastorale l’Eucarestia domenicale, sia per la sua centralità nella vita cristiana, sia per l’emergere di una situazione di crisi. Un po’ alla volta, la partecipazione diminuisce; vediamo la minore presenza dei ragazzi e dei giovani (anche dei gruppi e delle associazioni), ma anche degli adulti. Ci rendiamo anche conto che la Messa, così come viene celebrata, non aiuta a vivere una gioiosa esperienza di fede e di comunione.
Per rispondere a questa situazione, abbiamo affidato al Gruppo liturgico, insieme ai sacerdoti, il compito di preparare e animare meglio la Messa. E abbiamo iniziato, in alcune messe, un servizio di accoglienza. Ma il problema dei problemi rimane la fede personale e un’adesione sincera a Gesù Cristo”.

Parrocchia non vuol dire solo catechesi o messa domenicale, ma rapporto col territorio e con tutte le situazioni che interpellano la carità cristiana.
“Per questo aspetto della pastorale già da una quindicina di anni è operativa la Caritas interparrocchiale, che svolge regolarmente una serie di servizi, in particolare: ascolto e discernimento, consegna di vestiario, consegna di alimentari.
Dall’inizio della recente crisi, le parrocchie della nostra Zona pastorale hanno attivato un Gruppo, chiamato “Emergenza povertà”: ci sono rappresentanti delle varie parrocchie e di diverse realtà caritative, che si incontrano per esaminare le situazioni di persone o famiglie, locali o straniere: l’aiuto può essere di tipo personale (consulenza, vicinanza, consiglio …), fino a giungere ad un concreto sostegno economico (bollette, prestiti su fiducia, aiuti straordinari …). In questo contesto organizziamo, ogni anno, la raccolta alimentare ai Supermercati. Collaborano molti volontari e possiamo aiutare tante famiglie”.

Coi suoi 8.000 abitanti sicuramente la parrocchia di Santa Lucia di lavoro pastorale ne “offre” tanto. E quello che abbiamo raccontato è appena un piccolo assaggio.

Egidio Brigliadori