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Fascismo e Azione Cattolica, confronto a muso duro

Giovani-Azione-CattolicaChiusa «L’Ausa», Ferruccio Angelini diventa direttore de «Il Diario cattolico», pubblicato dal 1927 per volere del vescovo Scozzoli, con la finalità di “stimolare maggiormente i cattolici a organizzarsi nella Azione Cattolica, di promuovere la formazione di nuovi circoli di azione Cattolica”.
Il quindicinale, che inserisce sotto la testata la dicitura, “Organo della Giunta di azione cattolica”, pur dovendo necessariamente escludere la politica, si occupa però anche di storia, letteratura, arte e di cronaca cittadina.
All’indomani della firma dei Patti Lateranensi (1929), che chiudevano finalmente quella “questione romana” apertasi con la breccia di Porta Pia nel 1870, il giornale con un articolo dal titolo La pace religiosa in Italia è un fatto compiuto, saluta “il grande avvenimento avveratosi per volere della divina Provvidenza che si è servita di un Figlio della nostra Romagna”.

In effetti il Concordato segna una svolta nei rapporti tra Stato e Chiesa: il cattolicesimo viene dichiarato religione di Stato, l’insegnamento della religione cattolica viene esteso nelle scuole medie e superiori. Lascia tuttavia aperto il problema della educazione dei giovani. Al termine delle trattative il Papa era riuscito ad ottenere il riconoscimento formale della Azione cattolica (art. 43), che rimase l’unica realtà extra regime con riconosciuta autonomia. L’intento era certo riconducibile alla promozione del laicato, ma nascondeva evidentemente anche la volontà di garantire alla Chiesa, in previsione di tempi difficili, uno spazio per continuare a svolgere il suo compito educativo.
Nel dicembre dello stesso anno con la Divini illius magistri Pio XI prende energicamente le distanze dalle pretese totalizzanti del partito fascista, affermando che la vera educazione deve mirare ad una perfezione che non può appiattirsi in una dimensione puramente umana, ma deve aiutare a rivolgere gli occhi a Dio, “primo principio e ultimo fine di tutto l’universo” perché l’ “educazione consiste essenzialmente nella formazione dell’uomo, quale deve essere e come deve comportarsi in questa vita terrena per conseguire il fine sublime per il quale fu creato”.

Il che non impedisce al regime di continuare una serrata campagna  contro l’ Azione Cattolica: a Rimini, come in altre città, gli oratori vengono devastati; alcuni sacerdoti minacciati; Luigi Zangheri, presidente dei Giovani di Azione Cattolica viene arrestato per essersi opposto alla chiusura dei circoli, l’assistente don Gaetano Baravelli viene trasferito all’Istituto tecnico di Sondrio…

Il timore del governo è che l’Azione Cattolica finisca per svolgere un’azione pre politica che possa proporsi come alternativa al regime.
Il «Bollettino diocesano» in data 10 agosto 1931 pubblica una circolare della Curia, nella quale vengono riportati ampi stralci della enciclica Noi non abbiamo bisogno.
L’enciclica, del 29 giugno, scritta direttamente in italiano per rendere più evidente la situazione alla quale si riferisce, esprime una protesta ferma per la campagna di false accuse e intimidazioni contro l’Azione Cattolica. I brani dell’enciclica vengono fatti seguire da una raccomandazione dell’allora cardinale Eugenio Pacelli, nella quale si ribadisce la volontà del Papa a che i vescovi assumano “personalmente e direttamente la tutela e direzione delle associazioni di Azione Cattolica” “valido ausilio all’apostolato gerarchico” e, per quanto riguarda le associazioni giovanili, “le sole ora disciolte”, si chiede che i vescovi, con tutti i mezzi che lo zelo pastorale potrà trovare, procurino di “mantenere nei soci, col più intenso fervore di vita religiosa, la serenità di spirito nella fiduciosa attesa di un migliore avvenire”. Il vescovo Scozzoli annuncia poi che «Il Diario cattolico», è passato sotto la personale dipendenza del Vescovo e da sotto la testata scompare la dicitura di “Organo dell’Azione Cattolica diocesana”.

Tra Stato e Chiesa si giunge, pochi mesi dopo, ad un accordo, secondo il quale lo Stato riconosce all’Azione Cattolica il privilegio di sfuggire alla legge generale che inquadra ogni azione e ogni propaganda e consente la riapertura delle sedi. La Chiesa dal canto suo sottolinea il carattere spirituale e religioso dell’associazione e “revoca l’incompatibilità tra l’iscrizione al Partito fascista e quella all’ Azione Cattolica”.

(10 – continua)

Cinzia Montevecchi