Home Cultura Eufemia di Rimini, dipinto “deportato”

Eufemia di Rimini, dipinto “deportato”

Quando vi capiterà di passare da Oggiono… Dov’’è Oggiono, mi chiedete? Beh, io non ci sono mai stato, ma so che è una cittadina della Lombardia, in provincia di Lecco, un po’ a nord di Milano e in riva al lago di Annone, non lontano dal lago di Garda. Non è una grande “capitale”, né una città importante e famosa, d’accordo, ma se vi capiterà di passare dalle sue parti vi consiglio di fermavi per vedere un bel dipinto riminese del Settecento: la Santa Eufemia di Donato Creti.

Come è finito lì un dipinto riminese? Molte cittadine lombarde (come Codogno, Villincino, Appiano, Gentile, Seguro, Groppello, Lenzano, Cormano, Cansiglio ecc., a me, e credo ai più, del tutto sconosciute) hanno importanti dipinti romagnoli, lì depositati (e a lungo dimenticati) dalla pinacoteca di Brera. Il motivo è che con le soppressioni napoleoniche di chiese e conventi, molte opere d’arte importanti sono state requisite nei territori del Regno d’Italia (napoleonico, s’intende) e inviate a Milano per costituire una specie di “Louvre italiano”; tante che non si sapeva dove e come immagazzinarle. Così alcune furono vendute e scambiate, e molte altre inconsultamente “depositate” in chiese lombarde. A Oggiono di tele “depositate” ne toccarono tre, ma la più importante era quella di Donato Creti proveniente dall’altar maggiore della chiesa delle monache di Santa Eufemia di Rimini. Dal 1811, anno in cui è partita per Milano, a Rimini se ne erano perse le tracce, e solo da poco tempo sappiamo dove è finita (grazie al volume Brera dispersa, Milano 1984, che ne dà anche due buone riproduzioni).

Si tratta di un’opera solenne e maestosa, dolce e classicheggiante, dipinta nel 1735 e subito molto apprezzata dai riminesi. Nei primi anni ottanta del Novecento nel mercato antiquario riminese è comparsa una tela che la riproduceva, di non grandi dimensioni e con una bella cornice. Per l’antiquario che la vendeva era il “bozzetto” della scomparsa pala riminese; non so che fine abbia fatto e se è mai stata pubblicata, e in ogni caso la riproduco qui, avendone ora ritrovato una vecchia fotografia che era andata confusa tra altre carte.

Donato Creti (1671-1749) è stato veramente uno dei pittori più grandi e importanti della prima metà del Settecento; è uno dei fondatori della bolognese Accademia Clementina (1709), di cui fu più volte direttore e principe, e per meriti artistici nel 1724 fu nominato addirittura “Cavaliere dello Speron d’Oro”. Le sue numerose opere oggi figurano nei più importanti musei del mondo. Per Rimini ha dipinto ben quattro pale d’altare, tutte diligentemente e onorevolmente registrate nella Guida del Marcheselli pubblicata nel 1754: cioè, oltre a quella per le monache di San’Eufemia, ben tre per la chiesa di San Bernardino, rimaste fortunatamente ancora al loro posto. La più gradevole rappresenta San Diego che ridà la vista a un bambino cieco, ed è stata eseguita nel 1732; le altre due sono più tarde e rappresentano bene la sua ultima attività, che è quella di un artista malinconico, vecchio e malato, sempre alla ricerca della perfezione e sempre insoddisfatto del proprio lavoro. “Matto”, lo definiva Gian Pietro Zanotti, che scriveva di lui: “per la sua professione studia senza fine, sospira, s’affanna e dà in ismanie, tale è il desiderio ch’egli ha di [ri]finire l’opere sue”.

Nel 1975 la Soprintendenza alle belle Arti di Bologna ha fatto restaurare i dipinti riminesi del Creti, e il restauro ha permesso di scoprire due piccole scritte, decifrabili solo ad una visione molto ravvicinata. In quello raffigurante i santi Pasquale Baylon e Giovanni da Capistrano abbiamo la firma, la data e l’età dell’artista: «DO(na)TO CR(e)TI F(ece) 1744 / ET(à) A(nni) 73». Nell’altro, raffigurante San Francesco che riceve

le stimmate: «DO(na)TO CR(e)TI F(ece) D’A(nni) 75./ E’ VISSVTO SEMPRE / INFERMO». Il pittore è morto pochi anni dopo, a 78 anni, il 29 gennaio del 1749.

Anche in altri suoi dipinti tardi figurano, ben nascoste, la firma e l’età, e talvolta le condizioni di salute, lasciate dall’artista come invito a giustificare la presunta “imperfezione” delle sue opere. Commovente è quella che figura in una delle grandi pale del santuario bolognese della Madonna di San Luca, eseguita poco prima di quella riminese con le Stimmate; eccola, nella trascrizione che ce ne ha dato Renato Roli (nella prima monografia sull’artista, 1967): «Do.to Creti f. d’anni 74, e vissuto sempre infermo, avendo per 36 anni continui perduto il sonno, e quasi successivamente da un giorno all’altro, onde ridotto in delirio, non possendo trovare riposo né notte né giorno. Osservator cortese pensate, e compatite ».

In verità c’è ben poco da «compatire » nei dipinti di questo artista tanto insoddisfatto, perché sono quasi tutti capolavori degni di grande ammirazione, come dimostrano bene anche le tre pale riminesi della nostra bella chiesa di San Bernardino. Che invitano «l’osservator cortese » ad inviare almeno un pensiero, magari con una preghiera, al loro povero autore “matto”, o meglio insonne e malato.

Pier Giorgio Pasini

1. Bozzetto (o copia?) della Santa Eufemia di Donato Creti, già nella distrutta chiesa riminese di Santa Eufemia. Ubicazione ignota
2. Donato Creti, San Francesco riceve le Stimmate, 1746. Rimini, chiesa di San Bernardino
Per Rimini il bolognese Creti dipinse quattro pale d’altare, di cui tre ancora al loro posto nella chiesa di San Bernardino
Da un restauro voluto dalla Soprintendenza di Bologna nel 1975, emergono due piccole scritte dai dipinti riminesi: firma, data ed età