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È primavera, sbocciano le allergie

Finalmente le giornate di sole hanno fatto capolino da un lungo inverno, freddo e piovoso. Peccato, però, che per un gran numero di persone la primavera sia un periodo dell’anno critico per via di quel malessere dovuto a raffiche di starnuti, occhi arrossati e lacrimanti, congiuntivite allergica, naso chiuso e gocciolante, difficoltà respiratorie e un senso di spossatezza generale: colpa delle allergie primaverili.
Ma come prevenire e curare questa patologia? Lo chiediamo al dottor Sergio Pasotti, specialista in Immunologia e Allergologia di Rimini

Dottore, ci può dire quali sono le pollinosi più diffuse?
“Nel nostro territorio, la più importante è dovuta alle Graminacee (20mila specie) con gramigna, grano, avena, orzo, cereali, canareccia ecc. Esse aprono la grande stagione del polline che va da aprile a giugno, con una seconda fioritura dal 15 agosto ai primi di settembre per cui ci si può ammalare di nuovo in un periodo diverso dalla primavera. Un’altra pollinosi è quella del Cipresso che si esprime da gennaio a giugno col massimo della reazione in febbraio, marzo e aprile. Terzo allergene in graduatoria è l’Olivo, il cui periodo critico va da metà maggio a metà giugno (tempo di fioritura limitato), infine la Parietaria che fiorisce da giugno a settembre. In piena estate c’è Ambrosia e Assenzio, non molto rappresentate da noi, e il Nocciolo che può portare fastidi”.

Per essere sicuri di avere un’allergia, occorre effettuare il Prick Test, il cui responso è sempre affidabile poiché si pratica sulla persona afflitta da queste problematiche. Su quali piante viene fatto?
“Generalmente il test prevede 10 pollini e 10 inalanti perenni: sono comprese Graminacee, Assenzio, Ambrosia, Platano, Parietaria, Olivo, Cipresso, Nocciolo e Betulla. Si possono fare altre prove su Ippocastano, Ligustro (siepe), Tuja, Cedro del Giappone che sono, statisticamente, le 10 più presenti sul territorio. Vi sono piante come Mimosa e Tiglio che fioriscono in primavera e danno allergia. Se la persona colpita abita vicino e risente dello sbocciare di questi fiori che abbelliscono il giardino attiguo alla propria abitazione, si dice affetta da allergia del vicinato”.

Quanto influiscono le condizioni del tempo sulla diffusione dei pollini?
“Sono fondamentali sia l’ambiente sia le condizioni meteo: le piante hanno la necessità di esportare dal fiore i pollini per la riproduzione, e nuvole di pollini ci avvolgono senza che ce ne accorgiamo. La stagione invernale molto piovosa e le condizioni climatiche avverse, non hanno consentito una graduale fioritura delle piante; nei pochi giorni di sole c’è stata una vera e propria esplosione e ora, se il tempo rimarrà sereno, assisteremo ad una vera e propria invasione pollinica, molto intensa e fastidiosa”.

Se l’allergia ci colpisce in inverno, spesso possiamo scambiarla per una banale infreddatura per via di starnuti, naso chiuso e colpetti di tosse, ma c’è un segnale preciso che ci può rivelare che stiamo soffrendo di allergia?
“Si, soprattutto da bambini, per ridurre il prurito, ci si strofina la punta del naso spingendolo verso l’alto e questo può formare un solco trasversale a metà del naso. Un altro sintomo nel quale i malati possono riconoscersi è quando la congiuntivite è associata alla rinite; non c’è mai congiuntivite da pollini senza rinite. Altro segno importante è che i malati pollinosici hanno colpi di tosse, starnutazioni a salve e difficoltà nel respirare associata a sibilo, quindi la marcia allergica ha prodotto asma bronchiale. Oltre a questo compaiono altri sintomi come stanchezza e irritabilità. Questi due fattori si manifestano perché vengono liberate grandi quantità di istamina che agisce a livello dei centri cerebrali creando un’atteggiamento di irritabilità; l’allergia quindi non vede coinvoliti solo occhi, naso, polmoni ma è una malattia sistemica”.

Quando una persona ha questi disturbi dove si deve recare?
“Soprattutto se c’è un bambino interessato, è bene andare a fare il test allergico, partendo dai 3 anni. Va evitato nelle donne in gravidanza (per legge) mentre il vaccino si può fare. Il test, della durata di 15 minuti, è semplicissimo. Si pratica sugli avambracci ed è risolutivo per la diagnosi. In seguito ci si accorda per la terapia vaccinica, da farsi in dosi crescenti. In circa 3 anni si ottiene una desensibilizzazione; questo significa che il paziente potrà vivere senza prendere, negli anni a venire, centinaia di farmaci. Gli antistaminici, per esempio, hanno effetto sui recettori del cervello e dello stomaco, perchè agiscono modificando la mucosa gastrica. Nel cuore invece modificano le cellule che controllano il ritmo cardiaco, portando aritmie. Attenzione quindi, se la persona è cardiopatica; l’antistaminico come sintomatico si userà per qualche giorno, ma non si può utilizzarlo come curativo, tantomeno il cortisone”.

Laura Carboni Prelati