Droga in Rete, piaga non virtuale

    Si chiamano spice drug, ma dietro il nome altisonante si nascondono droghe subdole, vendute sul web, come incensi per profumare la casa o innocui prodotti alimentari dagli effetti devastanti: una sola pastiglia può bastare per finire in pronto soccorso in preda ad attacchi di tachicardia, allucinazioni e perdita di contatto con la realtà.
    Le spice drug sono solo gli ultimi ritrovati di una frontiera di morte e autostruzione che sposta sempre più in là il proprio confine. “L’evoluzione delle droghe via internet è impressionante – conferma Giovanni Salina, animatore generale del Servizio lotta alla tossicodipendenza della comunità Papa Giovanni XXIII – in completo anonimato, ogni ragazzo può farsi recapitare a casa qualsiasi tipo di sostanza”.
    I cocktail chimici di ultima generazione impongono interventi più efficaci e mirati per la lotta alla tossicodipendenza. È stato ribadito anche durante la Conferenza Nazionale sulle tossicodipendenze di Trieste, una tre giorni che si tiene ogni 36 mesi, durante la quale publico e privato si confrontano (e a volte si scontrano) sul pianeta droga: dal carcere ai progetti di prevenzione, dalla funzione delle comunità di recupero alle donne tossicodipendenti con figli. “Un appuntamento utile per aggiornarsi e confrontarsi su questi argomenti” lo definisce Meo Barberis, noto operatore riminese della Papa Giovanni sul versante lotta alla droga. La comunità fondata da don Oreste Benzi attualmente vanta 35 case di recupero che ospitano 500 tra tossicodipendenti e ragazzi con disagi, la maggior parte delle quali in Italia e alcune all’estero (Bolivia, Brasile, Cile, Croazia, Russia). La maggior concentrazione delle case di recupero è a Rimini: oltre al Centro di Accoglienza, sono quattro le strutture sul territorio, oltre alla casa di Maiolo, a due passi dalla riviera. C’è chi chiede di rivedere le comunità perché “sono state pensate per gli eroinomani, e in minima parte, chi fa uso di cocaina. Non le nuove droghe chimiche”.
    “Negli ultimi dieci anni le comunità han cercato di adattarsi” dice Mario Cipressi, presidente delle comunità dell’Emilia Romagna. Cambia il profilo del consumatore: chi fa uso di queste nuove droghe (ma il discorso vale anche per la cocaina) ha all’apparenza una vita normale: studia oppure lavora, ha amici, molte relazioni ed è ben integrato. E non si considera tossicodipendente. Le droghe sono sempre più prestazionali o situazionali. Lo stesso Presidente del Senato, Fini ha detto che bisogna parlare meno di effetti degli stupefacenti e più delle persone, e dei loro bisogni. “Al centro del nostro servizio c’è la persona – ribadisce Salina – , è la persona nella sua interezza che va recuperata”.
    Intanto il bombardamento continua. E l’età dell’assunzione delle sostanze si abbassa drasticamente. C’è chi parla di 15 anni per il primo spinello, ma anche chi indica i 12 anni per i primi approcci, fa notare Giuseppe Ghinelli del Centro d’Amicizia di Rimini.
    Oltre alle droghe acquistate da internet, esistono anche siti che offrono sistemi per raggirare i controlli: si sviluppano le verifiche e contemporaneamente i sistemi per gabbarle. “Ce ne siamo accorti già da qualche anno” spiega la responsabile del Sert, dott.ssa Daniela Casalboni. A Rimini, nel 2008, ha seguito 1.008 soggetti, in maggioranza uomini (1 donna ogni 4.5 maschi), consumatori di cocaina (20%). Più della metà lavora, e vive in famiglia e in gran parte non hanno problemi legali. Tra le droghe più diffuse, oltre alla cocaina, c’è l’eroina fumata: ha costi ridotti, può essere acquistata in piccole pezzature e la stessa tossicità dell’eroina per via endovenosa. E si diffonde il “crack”, la cocaina fumata. I consumatori sempre più non hanno “la percezione di essere tossicodipendenti”. “C’è bisogno di promuovere azioni educative con i genitori – propone il presidente della Papa Giovanni, Paolo Ramonda – volte a rafforzare la consapevolezza sui fattori di rischio e protezione”. Via a corsi già alla scuola primaria, dice. Ma il problema è anche nei finanziamenti. Il Fondo nazionale contro la droga dal 2001 al 2007 si è assottigliato da 100 a 9,7 milioni. “Elaboriamo progetti e politiche di intervento – conclude Salina – ma senza denari, come li metteremo in campo?”.

    Paolo Guiducci