Droga, altro che sballo con giudizio

    Basta buonismo: chi vuole bene ai ragazzi drogati, deve dir loro che sbagliano e non giustificarli, come si tende a fare troppo spesso in Italia, attribuendo le colpe solo alla società o al disagio. Pantaloni neri e giacca rossa, il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha scelto un palcoscenico riminese, quello di San Patrignano, per intervenire in tema di droga. Alla prima “Drugs off”, giornata di riflessione sul recupero dei tossicodipendenti, la Gelmini davanti a 1.500 ragazzi non ha avuto dubbi: “Droga, basta con la scuola del buonismo. Ogni persona è responsabile del proprio futuro”. Libertà di drogarsi? La Gelmini ribatte: “gli insegnanti non possono farsi portatori di messaggi sbagliati”. Come un fiume in piena avverte: “Per l’uso della droga non ci sono giustificazioni. Se un insegnante si fa portatore di messaggi sbagliati, non è adeguato al ruolo educativo che riveste. Anzi, se un insegnante fa uso di stupefacenti non deve restare in cattedra”.
    Dal palco di Sanpa si sono levati molti “no chiari che si devono dire ai giovani”. Gioventù da buttare, allora? Macché: “i giovani non sono soltanto un problema (droga, bullismo, alcol e stragi del sabato sera), piuttosto persone che vivono spesso la solitudine, il disagio e il vuoto del vivere, tipici di una società che ha «cosificato» l’uomo”. Secondo Andrea Muccioli, responsabile di San Patrignano, “bisogna tornare ad un metodo semplice: ascoltare i giovani”. Chi mette al centro la famiglia nell’azione di prevenzione alla droga è il sindaco di Milano. Letizia Moratti, anche lei al “Drugs off”: “va sostenuta e aiutata in tutti i modi, compresi gli incentivi economici ed i servizi sociali”. Donna Letizia è inflessibile: “no a qualsiasi politica di riduzione del danno. Bisogna lavorare – ha spiegato l’ex ministro dell’Istruzione – contro l’offerta, come possono fare il Governo e l’Onu; e in politiche di prevenzione, recupero e reintegro”. A Milano, secondo la Moratti, si sono attivati progetti di sostegno ai ragazzi e alle famiglie.
    A Rimini chi fa la voce grossa (per fortuna) sono le tante comunità e il privato sociale. Purtroppo il pianeta droga è ben più vasto di quello che ermerge in superficie. “La percezione del tossicodipendente veicolata dalla coscienza collettiva, è di una persona che usa siringa e si inietta eroina in vena. – fa notare Carlo Bozzo, responsabile comunicazione di Sanpa – In realtà, la situazione è molto cambiata”. Sulla collina di Ospedaletto gli ospiti hanno una media di 24 anni, ruotano con un turn over che oscilla sui 600 ragazzi l’anno, e oltre il 60% dei 1.600 ospiti (una ventina riminesi) non ha mai fatto uso di siringhe. “Questa percezione distorta della tossicodipendenza, è un «regalo» degli adulti. Di quelli che dicono: drogatevi sì, ma con giudizio”. L’intuizione educativa originale che sta dietro questo invito è perversa. Ad un ragazzo che in discoteca cerca lo sballo e una percezione della realtà alterata, il mondo adulto chiede il massimo di responsabilità e un comportamento responsabile: non guidare se sei alticcio o sballato: “assurdo!”.
    La droga sembra non fare notizia, eppure gli stupefacenti sono sempre più potenti (“gli spinelli sono 5/6 volte più forti di quelli anni 70” rileva Giuseppe Ghinelli del Centro d’Amicizia di Rimini), e l’età di ingresso si abbassa pericolosamente. “Dai 17 anni si è passati velocemente ai 12/13 anni di oggi” assicura Giovanni Salina. Il responsabile del servizio Tossicodipendenza della Papa Giovanni XXIII, scuote la testa: dal 1981 lavora in questo ambito e ancora non riesce a farsene una ragione. “All’estero, dove abbiamo 12 comunità (in Italia invece sono 24, per un totale di 500 ragazzi accompagnati verso il recupero, ndr), la situazione è ancor più drammatica. Brasile, Croazia e Russia: qui si può iniziare a 9,10 anni. E in Argentina, dove apriremo un’altra comunità, a 8 anni i bambini inalano qualsiasi sostanza, persino il bianchetto utilizzato a scuola”. L’Italia non è immune, e Rimini non è un’isola felice. Lo sballo con mix di sostanze, dagli stupefacenti agli psicofarmaci fino all’alcol, è una moda terrificante. E le droghe mutano continuamente, sempre più potenti e con effetti disastrosi sui consumatori: come l’M16 o la Ketamina, l’anestetico per cavalli che distrugge le cellule nervose. “La dipendenza è sintomo di un disagio, di un bisogno della persona. – si arrovella Salina – Eppure la società odierna sembra considerare tutto ciò ridicolo”. E la piaga continua a mietere vittime.

    Paolo Guiducci