Home Vita della chiesa Don Renzo, per tutti era il “prete dei poveri”

Don Renzo, per tutti era il “prete dei poveri”

Si chiamava don Renzo Rossi, era un prete fiorentino, solo omonimo di un sacerdote riminese. Don Renzo era fortemente legato alla nostra Diocesi per l’amicizia quasi paterna con il vescovo Francesco. E anzi proprio il vescovo ce l’aveva fatto conoscere invitandolo personalmente agli esercizi spirituali dei sacerdoti riminesi a Loreto nel novembre 2009. Lì predicava il cardinal Silvano Piovanelli, che con don Renzo aveva condiviso gli anni del Seminario, insieme ad un altro prete da tutti conosciuto, don Lorenzo Milani, di cui era stato confidente, quando era parroco a Barbiana e lui cappellano a Vicchio del Mugello.
Don Renzo è morto il lunedì santo all’età di 88 anni.
Il vescovo Francesco, impossibilitato a partecipare al funerale per la contemporanea Messa del Crisma in Diocesi il mercoledì santo, ha mandato un messaggio personale all’amico comune cardinale Piovanelli. Pochi giorni dopo è arrivata la risposta: “Contraccambio proprio di cuore gli auguri della Santa Pasqua e ti ringrazio sentitamente per la tua partecipazione alla morte di don Renzo Rossi: quante volte mi ha detto il bene, la stima, l’affetto che egli aveva per la tua persona! Un abbraccione”.
Accanto a queste poche righe il bel ricordo del cardinale per l’amico prete. Ci è sembrato bello riproporlo per la dolcezza e la bellezza con cui viene descritta nei fatti la fraternità sacerdotale.

Il ricordo
del cardinale
Caro don Renzo, domenica scorsa, Domenica delle Palme, dopo averti visitato al convitto ecclesiastico, mi venne spontaneo scrivere sull’agenda: “Signore, abbraccia don Renzo con tenerezza!”.
Ora lo so: il Signore ti ha abbracciato davvero. Tu non avevi paura della morte. Più volte ne abbiamo parlato con serenità e abbiamo ringraziato insieme, ormai tutti e due ben avanti negli anni, della gioia che il Signore ha voluto custodirci nel cuore.
Quante volte tu mi hai ricordato l’anno 1938: l’anno in cui per un po’ di tempo fummo vicini di banco. Io non lo ricordavo, ma tu mi dicevi: io ero di banco dietro di te.
Di banco eri dietro di me, ma mi sei passato avanti in tante cose: anche nel ritorno nella casa del Padre. Sei stato un “prete” – ti firmavi sempre così! – ma “prete” unico nel suo genere.
Sei stato sempre originale nel tuo impegno sacerdotale, caratterizzato da generosità, fedeltà a tutto campo, superamento delle barriere, dialogo e incontro con tutti, speranza ad ogni costo. Fra l’altro, in un periodo di forti tensioni sociali sei stato vicino, come cappellano, agli operai della Pignone.
Tu non hai mai rotto con nessuno e hai saputo coniugare la fedeltà più rigorosa alla Chiesa e l’apertura ad ascoltare i ribelli e i contestatori.
Hai il grande merito di aver aperto alla Chiesa fiorentina, in tempi non facili, la strada della missione. Sei stato coerente col Vangelo, hai vissuto in mezzo ai poveri, aiutando la crescita della loro fede e promuovendo la consapevolezza della loro dignità umana. Quando si è presentata l’occasione, non hai esitato a visitare nelle carceri i prigionieri politici, infondendo in tutti la forza della speranza.
Sei rimasto lunghi anni, e in tempi difficili, sulla breccia. Dopo aver lasciato la responsabilità della parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe in Brasile, hai continuato a far importanti servizi per le missioni, come l’insegnamento della Sacra Scrittura ai seminaristi in Mozambico e l’aiuto pastorale a molti sacerdoti nella Diocesi di Firenze, nonché a lunghe settimane di servizio in confessionale a Lourdes.
C’è un altro merito che tutti ti abbiamo sempre riconosciuto: quello di non essere invecchiato nel cuore e di custodire energie fisiche sufficienti per sorridere a tutti e lavorare sempre per gli altri.
Mi scrivevi “sto vivendo un momento bellissimo, pieno di gioia e di grazia”.
Scrivevi a 85 anni: Vorrei dirvi tante cose ma è inutile: tutti gli amici conoscono le varie avventure del mio sacerdozio. Dico soltanto che sono stato sempre un prete felice, nonostante la mia bischeraggine, che ho ricevuto da tutti voi con tanto affetto, nonostante il mio naturale nervosismo… Sulla mia tomba mi piacerebbe che fosse scritto “Era nervoso, ma donava gioia”.
Il tuo “progetto vecchiaia”, che ha visto alternarsi tempi di frenetica attività pastorale a tempo di silenzio e di “deserto”, che tu hai definito “scelta di vita”, ha con più chiarezza manifestato la sorgente segreta della tua gioia e della tua passione di apertura generosa e prossimità affettuosa agli altri: la comunione profonda con Gesù Cristo e lo zampillare continuo, nel tuo cuore sempre giovane, delle parole di Simon Pietro “Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene”.
Ora tu sei con Gesù. Io avverto quanto sono vere le parole di un Padre della Chiesa: “I nostri morti non sono più dove erano, ma sono dovunque noi siamo”. Tu sei con noi, tu resti con noi. Il tuo ricordo, nella certezza che tu parli di noi al Signore, continuerà a darci gioia.
Grazie Renzo, ciao e a presto.

+ Silvano Piovanelli