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Don Oreste e Franco Battiato: i due visionari

incontro tra franco battiato e don oreste benzi

È stato l’incontro fra due visionari, fra due provocatori. Il “prete con la tonaca lisa” che, nella condivisione con gli ultimi, esprime la radicalità evangelica, e il cantautore-compositore alla ricerca di un ‘centro di gravità permanente’, proveniente dalla musica sperimentale, indifferente alle mode musicali, impegnato nella ricerca di un suo tratto distintivo ed estremamente personale e, a suo modo, soprattutto spirituale.

Si sono guardati negli occhi e si sono subito piaciuti, scambiandosi anche il numero di telefono al termine del concerto. Ognuno con il proprio carisma. Don Oreste Benzi illustra al giovane cantautore, con la nota foga che lo contraddistingue, gli obiettivi che si prefigge con il Convegno internazionale sull’handicap, e Franco Battiato, gentilissimo, premuroso, quasi intimidito, lo ascolta con attenzione e partecipazione. Battiato accenna anche alla possibilità di scrivere qualche brano sui temi dell’emarginazione nella società moderna.

Era la prima volta di Franco Battiato a Rimini: Palazzetto dello Sport, mercoledì 2 settembre 1981, concerto all’interno del Convegno Internazionale sull’handicap, promosso dalla comunità Papa Giovanni XXIII.

Don Oreste: un concerto per la città

Un mese prima, ormai definito il programma del Convegno, don Oreste lancia una delle sue numerose ‘mission impossible’: “Dobbiamo coinvolgere i giovani della città. Facciamo un concerto con un nome o un gruppo musicale”… Si prendono l’incarico Vincenzo Vignali, Giuliana Bertozzi e il sottoscritto, insieme ad alcuni giovanissimi, tutti senza alcuna esperienza nel settore. Si pensa alla PFM, ad Alberto Camerini.

Rimediamo il numero di telefono dei Nomadi. Augusto Daolio ci dice che la sua band è già impegnata, capisce il contesto (e soprattutto che abbiamo un budget molto risicato) e suggerisce un nome, ancora poco noto: Franco Battiato, che convince pienamente Giuliana e quindi tutti noi. Battiato accetta e verrà con Giusto Pio al violino e altri due musicisti. Il supporter è Garbo, 23enne di belle speranze che aveva appena inciso “A Berlino… va bene”.

Costo: 3 milioni di lire. Comincia il duro lavoro degli organizzatori in erba: dal patrocinio del Comune per avere il Palazzetto gratis, alla SIAE, al palco ed al suo collaudo, alla promozione alla Publiphono e a Zona Disco, ai rapporti coi media partner Radio Attiva e Radio Icaro.

“Don Oreste quanto facciamo pagare?” domandiamo. Risposta lapidaria: “Dobbiamo far venire tutti quelli che vogliono essere con noi. Deve essere una festa all’interno del Convegno”.

Si concorda un biglietto nazionalpopolare a 3mila lire. Olli, manager musicale attivo in Riviera, non è molto contento della scelta nazionalpopolare: “Prezzi troppo bassi. Così rovinate la piazza di Rimini”.

Battiato ci fa il regalo : una settimana prima del concerto ci anticipa che canterà alcuni brani del suo nuovo album che si intitolerà Bandiera Bianca.

Facciamo girare la notizia e gli porteremo fortuna: l’album infatti uscirà 19 giorni dopo. È La voce del padrone, mentre “Bandiera Bianca” è uno dei sette brani. È l’album che lo lancia nell’Olimpo musicale. Resterà primo in classifica per 18 settimane, vendendo oltre un milione di copie.

Il triplice bis di una storica serata

Al Palasport di Rimini è un crescendo: dopo un vecchio brano da Sulle corde di Aries del 1973, e un paio da L’era del cinghiale bianco e dal più recente Patriots, tutti in visibilio quando, per la prima volta, Battiato propone “Centro di gravità permanente” e “Cuccurucucù Paloma”. Applausi a scena aperta e sono necessari tre bis prima che il cantautore siciliano possa abbandonare il palco.

Per la cronaca: furono 1.300 i paganti, più un centinaio gli omaggi per gli ospiti del Convegno.

Don Oreste fu doppiamente contento: per la qualità della serata, colta e raffinata ma non elitaria, perfettamente in sintonia con gli obiettivi che aveva posto ed anche perché il concerto si era ampiamente ripagato e la comunità non aveva dovuto spendere una lira, come invece, evidentemente, temeva.

Giorgio Tonelli