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Don Mansueto, 100 anni di servizio

Quando nel 1936 nasceva Papa Bergoglio, lui era già in seminario da diversi anni. E al momento dell’insediamento del Papa “venuto dall’altra parte del mondo”, nel 2013, tagliava allegramente il traguardo dei 90 anni. Ha celebrato Messa ogni giorno alle 17 e lo ha fatto ininterrottamente per 76 anni. Don Mansueto Fabbri ha compiuto 100 anni il 31 luglio: non è solo il decano della Diocesi di San Marino-Montefeltro ma una vera istituzione in tutta la Valmarecchia e nel riminese. Ha festeggiato questo incredibile traguardo di fede e longevità lunedì nella sua parrocchia, San Pietro in Culto di Novafeltria. Accanto a lui don Ciccioni, per tanti anni Vicario generale di San Marino-Montefeltro, tanti sacerdoti, il sindaco Stefano Zanchini, la vice sindaca Elena Vannoni e altre autorità militari.

Cent’anni di vita e 76 di sacerdozio sono un bel traguardo.

Eppure questa lunga e feconda avventura era iniziata con un bel “no”.

“In primis sono grato a tutti coloro che hanno voluto festeggiare con me questo secolo ma soprattutto i 76 di sacerdozio.

Ho sentito chiarissima la vocazione sin da bambino: frequentavo ancora le scuole elementari.

Purtroppo la mia famiglia era poverissima e la risposta del rettore del seminario di Rimini fu inequivocabile: «Se non ci sono i soldi (per la retta, ndr), non c’è la vocazione». Devo ringraziare l’insistenza della mia maestra Fernanda Canaletti (che aveva riconosciuto i segni della chiamata). Ha perorato la mia ‘causa’ nei confronti del Vescovo del Montefeltro mons. Raffaele Santi, otttenendo uno sconto della retta: «Speriamo che il bambino sia chiamato da Dio!”», disse allora il Vescovo”.

La storia ha ampiamente risposto.

“Le ristrettezze economiche mi hanno accompagnato per tutto il periodo degli studi. Non potevo così tornare a casa neppure per le vacanze e guardavo la mia Torriana dalla finestra del Seminario, pensando a babbo e mamma. E anche a Roma, non potendo acquistare tutti i libri, mi sono dovuto ingegnare ‘inventando’ una stenografia che mi ha permesso di appuntare le lezioni dei miei professori.

Grazie a Dio, la fedeltà della sua chiamata non è mai venuta meno”.

E oggi festeggia 100 anni. Che prete è stato, don Mansueto?

“Ho vissuto la mia vita in pienezza per le parrocchie, la diocesi, i laici e la Chiesa.

Non solo nel Montefeltro ma in tutta Italia, sempre a ‘bocca aperta’ per annunciare la Parola di Dio in tutte le regioni d’Italia escluse Abruzzo e val d’Aosta.

Tutto questo senza aver mai patito gravi malattie, se si esclude un ricovero ( il primo, ndr) di una settimana sei anni fa, e un’altra settimana il mese scorso per una caduta”.

A proposito di malati e malattie, Lei ha vissuto un’importante esperienza con il Centro Volontari della Sofferenza.

“Sono stato assistente per dieci anni, predicando in tutta Italia.

Ricordo perfettamente la prima volta. Davanti a me, sanissimo, c’era una folla di infermi. Mi sono bloccato, una donna in prima fila mi ha gridato: coraggio don, parlaci di Gesù. Sono partito”.

E non si è più fermato. La ricordano tutti percorrere in lungo e in largo la Valmarecchia prima in Lambretta poi in auto.

“Ho svolto un servizio diocesano molto intenso. Sono stato Vicario per 20 anni, ho insegnato Lettere nel seminario di Pennabilli, ho seguito l’Azione cattolica femminile in decine di diocesi in tutta Italia. Poi il servizio nelle parrocchie: Pennabilli, Casteldeci, Ponte Messa e Novafeltria, dove sono rimasto per quasi 30 anni.

Devo una riconoscenza senza limiti alle comunità neocatecumenali che ho seguito per oltre 30 anni: mi hanno stimolato a tanti livelli. Il laicato è stato un campo d’azione dal 1951 ad oggi, suscitando ammirazione e preghiera quotidiana.

Sono grato ai sacerdoti per l’amicizia, la stima e la fraternità di cui mi hanno onorato. Un sentimento che intendo estendere anche a tutte le persone che hanno voluto affiancarmi nei festeggiamenti per il secolo di vita.

Termino con le parole di San Paolo: le tre cose più importanti sono la fede, la speranza e la carità. Ma di tutte la più importante è la carità, l’amore”.