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Domeniche fuori casa

Premessa. Ammetto l’errore: scrissi che la famiglia del bosco non sarebbe rimasta sulla ribalta per più di una settimana invece ha superato ampiamente il risultato. Ma anche perché si è aggiunto un nuovo positivo capitolo: il filantropo che ha messo a disposizione una casa molto carina, con il soffitto e con la cucina dove ci si può entrare dentro perché c’è il pavimento.

Ne approfitto allora per infierire contro quelli dalla nostalgia facile che in queste settimane, a difesa dello stile di vita “progresso brutto e cattivo” della famiglia, ci hanno tediato con “Io sono cresciuto in un’epoca in cui non c’era questo, quello e quell’altro ed eravamo felici”. Poi però sono arrivate le comodità e ci hanno circondato senza lasciarci via di scampo, maledette. E tra le comodità ci metterei anche la possibilità di avere negozi aperti sette giorni su sette (a sua volta superata dalla possibilità di ordinare articoli a domicilio grazie all’internet). Lo ricordo perché proprio venti anni fa di questi giorni, con l’apertura dei due nuovi centri commerciali uno dopo l’altro, a Rimini seppellivamo definitivamente il concetto di riposo domenicale. Siamo cresciuti, mi ci metto anch’io, in un’epoca in cui la domenica i negozi erano chiusi ed eravamo lo stesso felici. E lo erano sicuramente i lavoratori del commercio che magari potevano stare in famiglia. Però vuoi mettere la comodità dell’iper che ti risolve la domenica pomeriggio?