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Divertirsi con la musica

Stefano Bollani e Kristjan Järvi © Zani Casadio

Al Ravenna Festival un concerto del pianista Stefano Bollani insieme alla Filarmonica Toscanini diretta da Kristjan Järvi 

RAVENNA, 30 giugno 2023 – Difficile trovare un solista e un direttore in grado di rivaleggiare per capacità istrioniche e, nello stesso tempo, accomunati dall’intento di divertirsi. Catturando naturalmente nel loro gioco anche il pubblico. Se le caratteristiche dell’eclettico pianista Stefano Bollani sono ben note a chi segue la sua trasmissione su Rai3, quelle del direttore estone Kristjan Järvi, formatosi però negli Stati Uniti e rampollo di un’illustre famiglia di musicisti (chi non ricorda suo padre Neeme?), non sono altrettanto conosciute dal pubblico italiano.

Stefano Bollani e Kristjan Järvi © Zani Casadio

Insieme alla Filarmonica Toscanini, di cui Järvi è l’attuale direttore ospite, sono stati i protagonisti di una serata al Ravenna Festival che accostava una novità assoluta – composta a quattro mani da entrambi – e una brano firmato unicamente da Bollani. Resta semmai estraneo, perché di tutt’altro tenore, il primo pezzo in programma: Doctor Atomic Symphony, una suite strumentale che John Adams trasse nel 2007 dalla sua omonima opera in due atti (con libretto del regista Peter Sellars) e che rappresenta uno dei massimi successi di teatro musicale degli ultimi anni. Articolata in tre movimenti – The Laboratory, Panic e Trinity – prende le mosse dalle laceranti discussioni che si consumarono nei laboratori di Los Alamos fra gli scienziati coinvolti nella realizzazione della bomba atomica e il generale Leslie Groves (responsabile militare del Progetto Manatthan), qui ironicamente rappresentato da un trombone. Il compositore condensa poi, in Panic, le preoccupazioni legate alle avverse condizioni meteorologiche alla vigilia del Trinity Test – prova generale dell’esplosione atomica – e infine quelle sensazioni contrastanti che assalirono il fisico Robert Oppenheimer, supremo responsabile scientifico dell’operazione. Järvi, che dirige senza bacchetta, più che preoccuparsi di rendere la tensione emotiva che pervade la partitura, ha puntato sull’intelligibilità architettonica della sinfonia – meno che mai in questo caso si attaglia ad Adams l’etichetta di compositore minimalista – sebbene agli strumentisti della Toscanini manchi quell’assoluta perfezione di suono necessaria a valorizzarne la struttura.

Gli stessi orchestrali si sono invece trovati ben più a loro agio con il secondo brano in programma, nonostante si trattasse di una prima mondiale: 50/50 per pianoforte e orchestra, che allude all’età di Bollani e Järvi ormai abituati a collaborare da tempo, mettendone in luce le evidenti affinità espressive. Sarebbe quasi il caso di considerarla una partitura visiva, data la gestualità dispiegata da entrambi nel visualizzarne la scansione ritmica, con il pianista spesso in piedi davanti alla tastiera e il direttore che quasi danza sul podio, scatenando così il contagioso entusiasmo del pubblico. Il brano è organizzato in quattro movimenti: il secondo è espressamente dedicato al leggendario Joe Zawinul, pioniere della fusion, e il quarto al grande autore di musica corale estone Veljo Tormis. All’ascolto si avverte un forte debito nei confronti del jazz e, soprattutto, si sentono le incursioni nei vari generi musicali che accomunano due artisti abituati ad addentrarsi nel crossover.

Terzo brano il Concerto azzurro per pianoforte e orchestra, commissionato a Bollani (che si è avvalso dell’arrangiamento di Paolo Silvestri) dallo stesso Järvi nel 2017. Qui, in modo ancor più evidente, affiorano tutti i generi che Bollani ha lungamente macinato, le fonti alle quali ha attinto e che sembrano riverberarsi tra le sue dita con assoluta naturalezza. Anche questa volta la sensazione è coloristica: del resto il richiamo al blu è esplicito, inteso come colore del cielo e del quinto chakra (quello della gola e dunque della comunicazione e dell’espressione creativa). Inutile sottolineare l’entusiasmo del pubblico: amplificato dal bis, in cui Bollani, da solo, ha proposto un suo arrangiamento delle musiche scritte da Nino Rota per Otto e mezzo di Fellini. Un’esecuzione da lasciare senza fiato.

Giulia Vannoni