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Dipende da noi. Nuovi stili di vita

Adriano Sella si autodefinisce “ missionario laico del Creato e dei nuovi stili di vita”. Non si è fermato ad una semplice definizione ma queste parole le ha volute fare sue fin da subito: di conseguenza, ha deciso di lavorare per “ promuovere nuovi stili di vita e nuovi stili di Chiesa” cominciando da sé stesso e da coloro che vivono intorno a lui.

Dal 2006 è inserito nella diocesi di Padova come Missionario del Creato, con il compito di coordinare la Commissione diocesana “Nuovi Stili di Vita” e dal 2007 anche la Rete Interdiocesana “ Nuovi Stili di Vita” che ad oggi coinvolge 85 Diocesi italiane.

Sella è intervenuto venerdì 25 settembre in Sala Manzoni a Rimini invitato dal Progetto culturale dall’Ufficio per la Pastorale Sociale.

Tema dell’incontro Dipende da noi. Nuovi stili di vita per la custodia del Creato”.

Adriano, vorremmo innanzitutto capire qualcosa di più della tua storia.

“Sono stato in Amazzonia del Brasile per 12 anni, accompagnando le comunità ecclesiali di base, i movimenti popolari e visitando i popoli Indios. Il Brasile mi ha fatto un grande regalo: mi ha fatto innamorare della giustizia. Da quella esperienza ho imparato immediatamente che bisogna superare l’assistenzialismo e l’elemosina nei confronti dei poveri: al contrario è necessario fare giustizia. I poveri altro non sono che degli impoveriti”.

Cosa possiamo fare allora?

“Bisogna cambiare i nostri stili di vita per poter costruire rapporti giusti, sobri ed equi nei confronti degli impoveriti”.

Cosa significa essere missionario laico del creato e dei nuovi stili di vita?

“Significa impegnarmi come cittadino e cristiano al fine di promuovere nuovi stili di vita, ovvero nuove pratiche giornaliere che permettano – finalmente – di custodire il Creato”.

Spesso le persone pensano di non poter fare nulla per la salvaguardia del creato e utilizzano questo come alibi per non sentirsi chiamate in causa e mettere in discussione il proprio stile di vita…

“È questo sistema, basato sul consumismo, che diffonde la percezione che non possiamo fare nulla per custodire il creato, innescando solamente la crescita dell’esigenza di comprare e accumulare: questo è uno stile di vita che ha un dannoso impatto ambientale, ma anche umano. Al contrario credo che possiamo fare tantissime cose! E le possiamo fare ogni giorno, dal mattino alla sera. Sono azioni giornaliere, possibili a tutti e alla portata di mano perché sono a km 0. Nel libro Cambiamenti a Km 0, l’opzione del quotidiano per nuovi stili di vita, edito dalle Paoline, presento quante pratiche quotidiane possiamo mettere in atto per rendere il nostro mondo bello, giusto ed equo”.

Quali sono le responsabilità e l’atteggiamento che devono avere le generazioni di adulti verso il nostro ambiente e quali quelle dei giovani?

“Un giovane dovrebbe sentire una grande responsabilità anche perché si tratta del suo futuro. Come dice bene Greta Thunberg ai grandi della politica, chi appartiene alla generazione precedente sta rubando il nostro futuro. Solo un ambiente sano e curato con amore ci permetterà un futuro sostenibile. Pensiamo solo alla questione della salute che è vitale. Senza una buona salute della madre terra diventa difficile la vita delle creature che esistono sul pianeta. Perciò tutte le generazioni devono sentire una grande responsabilità”.

Papa Francesco ha recentemente parlato di “rivoluzione ecologica” sottolineando come si debba innanzitutto recuperare la centralità dell’incontro con le persone… “Papa Giovanni Paolo II aveva coniato l’espressione conversione ecologica per sottolineare che la nostra fede esige una conversione a partire dal grido del creato. Papa Francesco ha coniato la bellissima espressione ecologia integrale per far cogliere che non si sta trattando solamente di custodire i fiori, le piante e le erbe (l’ambiente in senso stretto), ma tutta la creazione con tutte le creature, compresi noi esseri umani (i popoli della Terra). Per cui, è necessaria una rivoluzione ecologica che parta da quella culturale.

Vale a dire che dipenda dalla visione che abbiamo della nostra terra con due alternative: una merce da lucrare, spremendola fino all’ultima risorsa oppure una madre che è sacra e che va amata e custodita per garantire la vita di tutte le creature. Dobbiamo liberarci della prima visione che è molto comune, adottando sempre più la seconda che ci permette di scoprire che tutto è in relazione, come sottolinea l’enciclica Laudato Si’. E quindi va liberato il tutto, ossia tutto il creato dalle mani predatorie, soprattutto di questa economia che considera ogni cosa come una merce da usare e gettare”.

Nel mondo dell’economia e della finanza si parla molto di scelte attente all’ambiente o di politiche verdi ma molto spesso si nascondono dietro interessi di aziende o multinazionali: come pensi si possa investire realmente nell’ambiente e nelle persone?

“Purtroppo abbiamo un’economia, oggi dominata dalla finanza, che è miope perché non riesce ad intravedere le grandi opportunità di poter coniugare la sostenibilità ambientale con il valore economico. L’economista Leonardo Becchetti sostiene che si possa e si debbano sposare le tre sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Ci sono tante esperienze di imprese che lo fanno. Queste imprese, chiamate etiche o responsabili, dimostrano che quando si ha una grande attenzione verso l’ambiente, rispettando il proprio territorio, verso i lavoratori, pagando un salario giusto e rispettando i diritti lavorativi, anche il valore economico aumenta. Dipende da noi consumatori.

Quando diventiamo consum-attori possiamo aiutare le imprese a cambiare. Si chiama il voto nel portafoglio. Lo sottolinea molto bene la Laudato Si’ nel numero 206: « Un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale. È ciò che accade quando i movimenti dei consumatori riescono a far sì che si smetta di acquistare certi prodotti e così diventano efficaci per modificare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione. È un fatto che, quando le abitudini sociali intaccano i profitti delle imprese, queste si vedono spinte a produrre in un altro modo. Questo ci ricorda la responsabilità sociale dei consumatori.

Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico. Per questo oggi il tema del degrado ambientale chiama in causa i comportamenti di ognuno di noi ».”

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