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Dicotomia portami via

Non che altrove il fenomeno non sia presente, per carità, ma ormai penso sia arrivato davvero il momento di consegnare Riccione ai manuali della sociologia del nuovo millennio. Riccione è una città che ha tanti pregi, tante ricchezze, una lunga storia – quella come città autonoma ha appena celebrato il secolo – ma ultimamente si è caratterizzata per questo fenomeno che esaspera una delle derive della nostra società: o da una parte o dall’altra, niente mezze misure o posizioni equidistanti. Ad accentuare la formazione degli schieramenti è stato senz’altro il Trasporto Rapido Costiero, la storia recente la conosciamo tutti. Ma poi l’atteggiamento, sia chiaro ormai condiviso da tutte le parti in campo, si è esteso a tutti gli aspetti della vita cittadina. Fino ad arrivare all’ultimo caso degli allestimenti di Natale, quello più emblematico. Allo stesso tempo una meraviglia e una vergogna. Un capolavoro e un disastro. Esaltanti e imbarazzanti. Meravigliosi e inguardabili. A guardare da fuori uno non capisce come la stessa città possa essere il paradiso terrestre e l’inferno allo stesso tempo. E se così una volta andavano di moda i cartelli “città denuclearizzata”, oggi abbiamo invece la prima città ufficialmente “dicotomizzata”. O si esalta o si demolisce, chi sta in mezzo è perduto. O magari esiste una setta segreta della “medietà”, di chi fa distinguo delle situazioni a seconda della propria sensibilità, che si vede di nascosto la notte per paura di essere additata e commenta sottovoce le cose della città. Visto che oggi non schierarsi sembra quasi il vero peccato.