Da “campanile” a comunità

    Ospedaletto, frazione di Coriano, sta conoscendo in questi ultimi 20 anni un continuo incremento di popolazione, soprattutto di famiglie giovani che, data la vicinanza con Rimini, preferiscono la tranquillità e l’economicità della periferia. Si è giunti così in poco tempo da settecento persone a oltre duemila abitanti.
    Ospedaletto è una frazione molto dinamica e giovanile (20/25 battesimi contro 8/10 defunti) con una buona capacità organizzativa volta ad aggregare e coinvolgere la gente.
    Don Martino Vari negli anni sessanta ha interpretato molto bene questa possibilità di espansione decidendo di ricostruire la chiesa di san Patrignano duramente colpita dalla guerra anziché di nuovo sul colle (dove poi è sorta l’omonima Comunità terapeutica) nel mezzo del paese di Ospedaletto, anche se questo allora creò non pochi dissensi. Don Silvio Buda dall’85 in poi ha consolidato e reso adeguata la parrocchia all’esigenze della comunità.
    Dal 2000 parroco è don Fiorenzo; da settembre con la nascita della nuova “zona pastorale” è “parroco in solido” insieme a don Egidio e a don Alessandro, con il compito di “moderatore” (una specie di coordinatore, con responsabilità giuridiche). Lo abbiamo intervistato.

    “Quando giunsi ad Ospedaletto ero già assistente spirituale della comunità di San Patrignano. Questo mio ruolo ha permesso nel tempo una buona relazione con la comunità e ad Ospedaletto di recuperare un rapporto diverso, con una diversa sensibilità, con il problema della tossicodipendenza. Nei primi tempi infatti si avvertiva in paese forte il peso della presenza di tanti ragazzi in attesa di entrare in comunità”.

    Una parrocchia che ti ha molto bene accolto…
    “Oh sì! Mi sono sentito subito a casa. Dopo tanti anni di seminario, entrare in parrocchia era come coronare il cammino intrapreso 25 anni prima, senza togliere nulla agli anni di seminario che mi hanno notevolmente maturato. La novità e la capacità di tanta gente di coinvolgersi e di organizzare eventi ha dato ottimi frutti. C’è stato un periodo iniziale, dal 2000 al 2007, ricco di iniziative e di itinerari spirituali nei quali si è riusciti a fare un certo cammino di fraternità e di condivisione. La messa domenicale è stata punto di riferimento di ogni iniziativa”.

    Qualche difficoltà invece sulle tematiche dell’educazione…
    “Si è cercato di fare anche itinerari di formazione ma con alterne fortune. Esistono grosse difficoltà a dare vigore e continuità ai gruppi giovanili, non con i singoli ragazzi. Anche con gli adulti ci sono delle difficoltà profonde. Quello che ieri poteva essere sufficiente, fare delle attività, girare attorno al campanile per sentirsi parrocchiani, oggi non basta più: è richiesta una scelta più personale e definita, che sposi la logica di Cristo del donarsi e dell’aprirsi a tutti, anche quando costa e fa soffrire. Soprattutto per quanto riguarda la continuità e la perseveranza nella fede cristiana”.

    Quale il problema?
    “Ci siamo accorti che occorre riprendere una formazione più attenta e precisa per un cammino di fraternità più evangelico e sostenuto dalla grazia di Dio e riprendendo le attività di prima e anche di nuove con uno spirito di servizio e di umiltà maggiore. La difficoltà di relazionarsi agli altri, al diverso, a chi ti fa fare fatica, non mette a disagio solo le coppie ma anche i preti. Cristo ’uomo della relazione’, il cristiano ’uomo’ della relazione”.

    Il rapporto con la diocesi?
    “Il riferimento delle parrocchie fino a qualche tempo fa era esclusivamente il parroco. In questi ultimi 10 anni il collegamento diocesano si è fatto più intenso, sia per la preparazione degli operatori pastorali, sia per la presenza del Vescovo e della diocesi con la Comunità di san Patrignano di cui la parrocchia per il catechismo e per alcune speciali celebrazioni è punto di riferimento. Attualmente per la costituzione della zona pastorale, la presenza del Vescovo si è fatta incisiva e necessaria. Non è una scelta dei preti di mutuo aiuto, ma una scelta pastorale che il Vescovo guarda e sostiene personalmente”.

    La parrocchia è cresciuta molto anche sotto l’aspetto strutturale con il nuovo centro Marvelli.
    “Dal 2000 si è cercato sempre più una relazione vivace e autentica con molte persone. Ciò ha provocato un notevole ‘giro’ di gente. Tutto ciò ha creato il bisogno di nuove strutture per gli incontri degli adulti e la catechesi dei bambini (43 nel 2000, 164 nel 2009). Il nuovo stabile che raccorda il vecchio teatrino della parrocchia con la canonica era indispensabile anche se ciò ha portato ad un indebitamento della comunità parrocchiale”.

    Si sono sviluppate in questi anni nuove forme di catechesi degli adulti?
    “Si è partiti con i Centri d’ascolto del vangelo che però hanno perso smalto. Si è allora privilegiato un percorso famigliare, comunitario settimanale. Ma anche questo conta su piccoli numeri. Con l’istituzione della zona pastorale per l’itinerario formativo degli adulti si è scelta un’unica serata, momento formativo per tutte le comunità e con cadenza settimanale (il mercoledì sera). Abbiamo visto anche che momenti particolari di ritiro e di catechesi sono importanti e li proponiamo nei tempi forti o in circostanze particolari. Con l’arrivo della zona pastorale questi momenti diventano anche più partecipati e favoriscono una consapevolezza di chiesa maggiore.”

    Quali novità e quali difficoltà nella catechesi dei bambini?
    “Per quanto riguarda la formazione dei piccoli, ci siamo accorti che il metodo tradizionale del catechismo batteva la fiacca, sia per lo scarso rapporto con i genitori, sia per la preparazione dei catechisti, sia per i contenuti del catechismo stesso, troppo scolastico e non pensato come primo annuncio in un contesto familiare ormai spesso scristianizzato. Si stanno così sperimentando altre soluzioni che permettano di ‘alleviare’ le problematiche di cui sopra. Il catechismo del ‘Buon Pastore’ è attualmente nella parrocchia la proposta che meglio dà soluzioni al problema”.

    La scorsa settimana don Egidio ci raccontava del vostro impegno nella catechesi battesimale…
    “Con la creazione della zona pastorale si sta concretizzando meglio il progetto pastorale che integra tutti gli ambiti educativi in un unico obiettivo. Si sta tentando di ricominciare il cammino educativo impostando un cammino catecumenale in preparazione al battesimo. Per questo sono state coinvolte molte coppie giovani che si stanno preparando a diventare catechisti battesimali. Le famiglie stanno recependo molto bene questi nuovi itinerari. Alla preparazione del battesimo viene aggiunto un tempo di ‘mistagogia’, che permette ai genitori e ai bambini almeno due volte all’anno di non perdere i contatti con la comunità cristiana. All’età di tre anni la comunità propone già l’inserimento dei bambini nel primo ciclo del catechismo del ‘Buon Pastore’. C’è dunque ora una certa continuità nella proposta di un cammino di crescita spirituale e religiosa della famiglia e dei bambini”.

    Buone notizie dalla coppie che si preparano al matrimonio.
    “La preparazione dei giovani al matrimonio rimane uno dei momenti più significativi nella proposta educativa della parrocchia. Da quasi tre anni i due corsi annuali hanno permesso di contattare tante giovani coppie e con loro siamo riusciti a creare un ”ri-corso”, che permette alle coppie finito il corso, se lo desiderano, di riprendere alcuni temi durante l’anno. Quasi l’80 per cento delle coppie che hanno partecipato al corso hanno deciso di continuare. Da questo gruppo vengono anche i tanti catechisti battesimali che in quest’ anno si stanno formando. È un grande dono di grazia, ma è anche il frutto di un lavoro con altre coppie di laici, che con un assiduo e cordiale rapporto personale, permette una relazione calda e accogliente e che fa superare tanti pregiudizi nei confronti della proposta educativa della Chiesa e apre il cuore alla grazia del sacramento”.

    Accennavi prima ad un certo dinamismo rispetto al quartiere…
    “La collaborazione a costruire eventi sul territorio è molto forte. Non posso certo lamentarmi della generosità e della creatività di tutti quelli di Ospedaletto, mi dispiace solo di non essere capace, come prete, di aiutare maggiormente i ‘miei fedeli’, ad uno stile di servizio e di solidarietà più gratuito. La parrocchia comunque è uno dei pochi punti di riferimento presenti sul territorio.
    Il carnevale delle frazioni (uno tra i più interessanti della provincia per carri e presenze) è completamente sostenuto dalla parrocchia, ma con il coinvolgimento di realtà di qualsiasi colore; la festa della borgata, gestita da un comitato cittadino, coinvolge le strutture e tante persone della parrocchia (momento stupendo di mezza estate che riempie di gente il paese); la festa patronale del primo settembre è sempre molto partecipata, il “Palio delle Contrade”, fino a qualche anno fa ha colorato e riempito le strade e le serate dell’estate. Anche le feste legate alle tradizioni contadine hanno sempre un riscontro più allargato”.

    Molta attenzione viene dedicata alla cura dei malati.
    “È vero, si cerca di seguire i malati e gli anziani con una certa costanza e vicinanza personale. Non di rado se il malato si aggrava veniamo avvisati dalla famiglia. Alcune persone più sensibili poi vanno a trovare continuamente gli ammalati; di questi, tre hanno ricevuto anche il ministero di portare la comunione. Sto cercando di trovare altre persone sensibili, che con attenzione tengano d’occhio una certa zona e rendano conto delle situazioni di sofferenza o di disagio, alla comunità. La giornata del malato, che abbiamo spostato agli inizi di giugno, perché a febbraio è troppo freddo, è vissuta molto bene”.

    Con la costituzione della “Zona pastorale di Coriano” vi siete avviati a superare il tempo dei “campanili”. Quali le prospettive?
    “La modalità con cui questi paesi dell’entroterra vivevano la loro religiosità era molto legata al campanile e a gestire le cose all’interno delle proprie realtà. Il campanilismo era anche una forza. Oggi i problemi non possono essere gestiti con lo stesso metro. Ospedaletto diventando un centro sempre più grande e attrezzato richiama anche dalle altre frazioni gente che chiede ‘servizi’ religiosi. Il tentativo di collaborare con le altre parrocchie vicine si è fatto sempre più forte. Campeggi, ritiri, eventi hanno aperto la strada anche ad un lavoro di programmazione pastorale insieme con alcune parrocchie. Attualmente la “zona pastorale” ha messo in moto un atteggiamento nuovo. Collaborazione, itinerari spirituali comunitari, interscambio di preti, alcune scelte pastorali condivise e realizzate con la collaborazione di più voci parrocchiali, sono il clima con il quale si sta cercando di risvegliare il dono del battesimo nel cuore di questo comune e di questa parrocchia. Avvertiamo tante difficoltà e resistenze anche dentro il nostro cuore di preti, ma ci accorgiamo che questa è la strada giusta oggi. Crediamo che collaborando con Cristo Buon Pastore si riuscirà a tracciare un nuovo solco per una nuova semina che altri poi continueranno e forse raccoglieranno i frutti”.

    a cura di Giovanni Tonelli

    Nella foto, la chiesa parrocchiale di San Patrignano ad Ospedaletto