La felice provocazione di Giorgio Tonelli sembra tirare la volata ad una candidatura di Rimini a capitale italiana della cultura.
Il capo redattore TgR, formatosi (anche lui) sulle colonne de ilPonte, da attento osservatore di questioni rivierasche, si è alzato sui pedali: chissà se lo spunto saprà suscitare una tipica “botta d’orgoglio”, utile a correre orgogliosamente l’ultimo chilometro.
Indossare la maglia da capitale nel 2024, oltre ad un evidente vantaggio economico (un milione di euro del ministero e riflettori per un anno sulla città e sugli eventi collegati), per Tonelli sarebbe la “definitiva consacrazione che Rimini non è solo mare” ma continua la sua attrattiva anche “scollinata” la ferrovia. L’investitura ministeriale sancirebbe la definitiva “mutazione antropologica” della città: dal teatro Galli al Part.
L’incitamento di Tonelli (giornalista ma con una significativa esperienza amministrativa da assessore alla Cultura nel comune di Castenaso) arriva proprio in quella fase della corsa in cui Rimini è prepotentemente sotto i riflettori. Grazie a “L’isola delle rose”, “SanPatrignano” e alla “Fedeltà” dietro l’angolo, ai romanzi di Brizzi e Vignali, al saggio di Franceschini, Rimini è ombelico d’Italia, almeno sulla carta, su Netflix e al cinema. A completare curiosamente il cerchio, arriva infatti un “nuovo” film su Amazon Prime, girato in Valmarecchia ma tenuto a bagnomaria per 20 anni.
Luogo dell’immaginario collettivo, città di provincia ma non provinciale, capace di mettere d’accordo l’intellettuale e il nazionalpopolare, Rimini farebbe proprio bene a lanciarsi allo sprint per la candidatura a capitale della cultura 2024. Curva sul manubrio delle sue sfumature e della sua indubbia intraprendenza, dimostrata a più riprese anche in campo culturale (da festival come La Settima Arte e Mare di Libri, Mondo antico, Cartoon Club e Amarcort, ad esempio, iniziative come il Concorso Corale Internazionale o le numerose esperienze teatrali).
Si lanci, Rimini, anche se la strada è in salita e gli “avversari” dimostrano di avere gamba. L’occasione è quella giusta anche per guardarsi allo specchio e scoprire in controluce che alla squadra manca ancora qualche tassello. Gli allenatori, figura non irrilevante. La Biblioteca Gambalunga ha festeggiato i 400 anni con pregevoli iniziative curate da Oriana Maroni, ma è senza direttore dai tempi di Marcello Di Bella (inizio 2010). Stessa corsia d’emergenza per il Museo della Città, rimasto “orfano” dopo l’abbandono di Pierluigi Foschi (2011) e Maurizio Biordi. Un “coach” dall’alto profilo culturale e con capacità manageriali potrebbe garantire ulteriori pedalate a questi contenitori, aiutando Rimini a tagliare a braccia alzate altri traguardi.