“Crisi, le banche aiutino le aziende”

    Si entra nel vivo della campagna elettorale. Quattro i candidati per la poltrona di Presidente della Provincia di Rimini, ognuno con un suo programma e una precisa linea politica. La sfida parte dai manifesti affissi sui muri della città, sugli autobus ma anche da incontri, dibattiti, ospitate radiofoniche e televisive.
    Anche Icaro Rimini Tv, nella trasmissione di approfondimento giornalistico Metropolis condotta da Gianluca Angelini, per quattro martedì consecutivi ospiterà i candidati alla Provincia; un’occasione per presentare il programma rispondendo alle domande dei giornalisti locali.
    Si è partiti con Stefano Vitali portabandiera del Partito Democratico. Presenti con lui nello studio, i giornalisti Alessandra Leardini de il Ponte, Pietro Caricato del Corriere di Romagna, Mario Gradara de Il Resto del Carlino e Claudio Monti de La Voce di Romagna.
    Si parte con il tema dell’economia che il più delle volte segna le vittorie o le sconfitte di una campagna elettorale.

    Quale sarà la sua prima mossa in questo campo e soprattutto come verrà gestita la crisi in atto?
    “Per risollevarci da questo momento di crisi è necessario fare sistema. In questi mesi ho girato circa cento imprese e tutte chiedono tre cose fondamentali da cambiare: la prima è quella di snellire la burocrazia degli enti pubblici e quindi semplificare ogni tipo di procedura, in secondo luogo chiedono di agire sulla viabilità e, infine, di stipulare un patto con la banche. Quest’ultimo punto è cruciale per riprendersi dalla crisi perché se le banche non danno credito, e perciò fiducia, sarà molto difficile uscire dal tunnel. In questo senso ricordiamo che, negli anni passati, Rimini ha fatto dei suoi momenti di crisi una forza, ad esempio dal problema delle mucillaggini siamo riusciti a riemergere come capitale del turismo, non solo grazie alle istituzioni ma anche a una mentalità imprenditoriale che ci ha sempre contraddistinto. Quindi per risollevarci sarà indispensabile creare un patto tra istituzioni, imprese e credito locale”.

    L’anno scorso la grande macchina del PD si è messa in moto riscontrando una certa motivazione nel pubblico. Poi, però, ci sono state diverse difficoltà fino alle dimissioni di Veltroni. Secondo lei che errori sono stati fatti o quali si potevano evitare?
    “Il PD non è stato coerente con le aspettative che fin dall’inizio ha dato ai cittadini. È fondamentale creare dei momenti di partecipazione comune, c’è bisogno di ridiscutere di politica nelle piazze, non solo quando siamo vicini alle elezioni, ma sempre. È chiaro che tralasciando quest’aspetto si fallisce e Veltroni ha fallito dal punto di vista strategico. Il PD deve tornare credibile verso i suoi elettori cercando di essere una forza politica di opposizione ma con proposte concrete”.

    Da molti è stato accusato di esportare il modello Palazzo Garampi in Provincia. Come risponde a quest’accusa e come pensa di evitarla?
    “Credo sia giusto giudicarmi su quello che ho fatto in questi anni e sulla capacità che ho dimostrato. È chiaro che posso aver avuto dissensi e consensi. Ho un’eredità lasciata dal Presidente e dalla Giunta del PTCP che per me è legge e della quale non cambierò nulla. Come sempre parleranno i fatti della mia Amministrazione”.

    Se sarà lei a sedersi sulla poltrona presidenziale, quale sarà il ruolo della Provincia?
    “La Provincia non dev’essere il Comune e perciò avrà un ruolo di coordinamento e gestione di tutte le richieste e iniziative che verranno proposte. Inutile sottolineare che da quando Rimini è diventata Provincia si sono raggiunti grandi risultati in tutti i sensi”.

    Negli ultimi tempi il centro sinistra è stato teatro di divergenze e divisioni. Perché i riminesi dovrebbero votarla?
    “In ogni schieramento ci sono contraddizioni e a volte non esiste un’identità ben precisa ma esistono i programmi. In base al programma ci sono persone in grado di governare e in questo momento siamo gli unici in grado di farlo, gli unici capaci di ridare sviluppo a questo territorio”.

    In campagna elettorale si annunciano iniziative che il tempo cancella. Dica tre impegni da portare a termine nel caso venga eletto.
    “Innanzitutto il taglio dei costi della politica. Sono partito con il taglio del 10% del mio stipendio ma lo proporrò per tutti. Poi vorrei istituire un Osservatorio per i prezzi, cioè un ufficio in grado di intercettare i luoghi dove risparmiare e ridurre i costi per la spesa quotidiana, terzo, darei il via alle grandi infrastrutture e infine, doterei Rimini di una vasta rete internet di modo che tutti i giovani possano collegarsi”.

    Parliamo di cultura. Come sappiamo l’assessore Bondoni in questi anni ha creato diverse iniziative per il territorio. Lei ne proporrà di nuove o finanzierà quelle già esistenti come il Pio Manzù, il Meeting o le piccole eccellenze come Cartoon Club o il Premio Ilaria Alpi che quest’anno non ha ottenuto un euro dalla Provincia?
    “Come già detto, la Provincia non dev’essere il ventunesimo Comune e quindi non si deve sovrapporre alle singole iniziative ma potenziarne la riuscita e lo sviluppo”.

    Il problema dei nomadi esiste. Lei fu il primo a sgombrare il campo di via Portogallo. Perché non procede anche con quello di via Islanda?
    “È una procedura molto più complessa e per niente simile a quella di via Portogallo. A Rimini questo è un problema grave che non può risolversi solo con lo smantellamento di un campo, ma necessita di un processo integrativo. In questo senso ci vorrebbe un progetto sociale che verta a coinvolgere i nomadi e a renderli partecipi della vita cittadina. Per ora abbiamo messo un freno alla repubblica a parte di via Islanda tant’è che in questi tre mesi la popolazione del campo si è dimezzata. Ora si deve procedere con la seconda parte ma con un piano preciso”.

    Svecchiare la politica. Si è imposto un numero di giovani e di quote rosa da portare con sé?
    “Il nostro partito già da tempo sta lavorando su questo fronte e la Bondoni e Morri ne sono un esempio. Siamo in fase di rinnovamento e anche questa, tra le altre, è una sfida. Vorrei creare una giunta al 90% completamente nuova ed è possibile visto che ci sono giovani e donne più che validi”.

    Soffermiamoci sul suo passato: è nota la militanza nel Movimento Sociale Italiano. Poi, cos’è successo?
    “A differenza dei miei tempi oggi ai giovani manca l’aggregazione politica. Per noi, invece, era un valore, un momento formativo. In quegli anni eravamo in tanti a occuparci di politica e gli stessi professori aiutavano a farlo. Poi è arrivato l’incontro decisivo con don Oreste Benzi, con le sue idee e per me è stato il punto di svolta. Detto questo non rinnego il mio passato perché in un modo o nell’altro ho frequentato e conosciuto la politica”.

    Le sue primarie sono state controverse. Alcuni sostengono che ci sia stata una competizione falsata.
    “Ho partecipato alle primarie rispettando le regole: ho raccolto il 50% delle firme dell’assemblea in maniera del tutto limpida. Gli altri, semplicemente, si sono ritirati prima di raccogliere le firme necessarie e così facendo non hanno partecipato”.

    Strategie sulla sicurezza?
    “In questo senso non può non mancare un forte coordinamento con la Prefettura. Ovviamente il numero adeguato di forze dell’ordine per effettuare controlli è l’unico modo per garantire la sicurezza e per evitare ronde da parte dei cittadini”.

    Marzia Caserio