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Consigli Pastorali, prove di sinodalità

INTERVISTA AL VESCOVO NICOLÒ dopo l’Assemblea Diocesana del 28 ottobre

Vescovo Nicolò, perché un’Assemblea all’inizio dell’anno pastorale della Chiesa di Rimini?

“L’Assemblea in Sala Manzoni vuole introdurre alla seconda fase del Cammino sinodale delle chiese e dunque anche di quella riminese, la fase sapienziale, del discernimento. È il tempo nel quale siamo invitati a capire alla luce dello Spirito Santo – il grande protagonista del cammino sinodale – quali modalità applicare nella ultima fase, quella profetica, con cui realizzare la formazione del Popolo di Dio, orientata alla missionarietà. E di quale formazione cristiana c’è bisogno oggi per rendere visibile Gesù nella diocesi e nella società, nella comunità ecclesiale e in quella civile. Sono grandi interrogativi ai quali vogliamo dedicare un anno di discernimento: meditazione, riflessione e preghiera per capire quali strade lo Santo Spirito vuole indicarci”.

Esistono già degli strumenti per incamminarci lungo questo percorso?

“Indubbiamente gli organismi sinodali già esistenti all’interno nostra Chiesa riminese, che sono frutto del Concilio Vaticano II e di una visione di Chiesa che è realtà di comunione e unità per la missione. Tra questi organismi ci sono i Consigli pastorali parrocchiali, zonali e diocesani. Anche molte altre realtà della Chiesa hanno già una conformazione del genere, ad esempio le congregazioni e gli ordini religiosi con i loro consigli, ma anche le aggregazioni laicali e i movimenti ecclesiali con forme di direttivi e consigli, eletti spesso democraticamente. La Chiesa in fondo ha già una conformazione sinodale, ed è da questa intelaiatura esistente che è giusto partire”.

Parliamo dei Consigli pastorali parrocchiali.

“La Diocesi di Rimini ha espresso anni addietro un bellissimo, articolato e dettagliato documento che invitava a realizzare questi organismi di comunione che sono i Consigli pastorali parrocchiali: la sinodalità della nostra chiesa può partire da qui!”.

Come ha precisato, esistono già da alcuni anni, magari non in tutte le parrocchie… “Mi permetto alcuni suggerimenti che potrebbero rappresentare delle sane novità.

Sinodo è discernimento: anche per i Consigli pastorali sono fondamentali la preghiera e l’ascolto, così da comprendere assieme cosa lo Spirito Santo ha in animo di dirci. È necessario ascoltare la parola di Dio, invocare lo Spirito e ascoltarci tra noi. Proprio in apertura di Sinodo, Papa Francesco ha proposto tre testi di Basilio sullo Spirito Santo da meditare prima di qualsiasi altro intervento.

Ma la trasformazione sinodale e missionaria della Chiesa era già auspicata da Papa Francesco nella Evangelii gaudiium: perché la comunione diventi missione, e l’unità si trasformi in testimonianza di amore, occorre darsi del tempo. E non significa realizzare qualcosa di concreto nell’immediato, anzi ciò che di concreto possiamo realizzare è la comunione profonda orientata alla missionarietà, il camminare assieme”.

Quali sono i consigli che il Vescovo può fornire ai consigli pastorali?

“Mi permetto di proporne quattro.

Il primo. Spesso i Consigli sono fondati sulla rappresentatività: rappresentanti di vari organismi della parrocchia e della comunità cristiana. Un altro criterio è la rappresentatività della vita e non solo delle strutture. Considerato che la vita delle comunità cristiane è perlopiù basata sulla vita delle famiglie, auspico che nei consigli siano presenti un buon numero di esse (che portano le fatiche, le ferite ma anche tutta la bellezza della vita famigliare) e giovani.

Un Consiglio potrebbe dunque essere formato da un terzo di famiglie, un terzo di giovani e un terzo di rappresentanze associative, oltre a clero e rappresentanti della vita religiosa”.

E il secondo consiglio?

“Nell’ottica del coinvolgimento più ampio possibile, prevedere anche un utilizzo ponderato dei social.

Sono strumenti da utilizzare con attenzione e delicatezza, adatti alle comunicazioni organizzative e conoscitive più che alle esternazioni di sentimenti, ma possono comunque risultare utili nella logica della corresponsabilità, della conoscenza e dell’unità.

Le nostre riunioni è sempre auspicabile che vengano vissute in presenza, ma se ciò non è sempre possibile e se i social possono aiutarci, con le attenzioni che mi sono premurato di offrire, facciamoci aiutare”.

Siamo al terzo suggerimento.

“Riguarda la modalità organizzativa del Consiglio. Prevedere una piccola segreteria che possa vedersi con più frequenza.

Due, tre persone che ‘abbiano’ contezza della vita parrocchiale insieme al parroco che resta il punto di riferimento.

Un contatto frequente, quasi settimanale, è auspicabile per dare avvisi parrocchiali e dettare i tempi della vita della comunità.

L’Eucarestia domenicale è il momento più importante della vita della comunità, e deve essere collegato a questo movimento sinodale come il luogo in cui il consiglio pastorale ascolta e propone”.

Non c’è il rischio che il Consiglio pastorale, con tutti questi accorgimenti tecnici, si trasformi in un organismo statico?

“La sinodalità e la corresponsabilità non nascono magicamente in comunità o perché ci ascoltiamo seduti in cerchio. Anzi il consiglio potrebbe snaturarsi totalmente, qualora diventasse il luogo in cui si delega al parroco o ad altre persone le decisioni di tutti. Se non è luogo di preghiera, meditazione e riflessione comune, resterà solo un luogo puramente organizzativo.

Alle strutture va data un’anima, un afflato spirituale.

Auguro a tutti di costruire Consigli pastorali con l’anima e con cuore sinodale laddove ancora non siano presenti, e di rinnovarli e rinvigorirli laddove già esistono.

Questo stile, che già esiste in nuce nella Chiesa riminese, è il nostro futuro.

Sommando l’azione dello Spirito Santo che opera in ogni battezzato, all’armonia che esiste anche nei nostri Consigli, potremo offrire un volto di Gesù più bello alla Chiesa riminese”.