Chiesa come popolo, dove il primato della persona e il dialogo nell’uguaglianza di tutti, laici e sacerdoti, devono diventare il nuovo viatico per il futuro della comunità di Cristo. L’incontro teologico-ecclesiale «Per una coraggiosa riforma della Chiesa» di giovedì 14 marzo, promosso dalle parrocchie di Cattolica, con il teologo don Severino Dianich (diocesi di Pisa), ha coinvolto numerose persone provenienti da tutti i quartieri della città ed ha ribadito la nuova strada intrapresa anche da Papa Francesco. Partendo dal documento conciliare Lumen Gentium (Chiesa Luce dei Popoli), durante l’assemblea, molto partecipata in Domus, presso la Chiesa di San Pio V, è stata analizzata l’attuale situazione della Chiesa. La Chiesa, nella ricchezza della presenza in essa del Signore Gesù, ha bisogno di un ritorno alle sue radici, per riscoprire e vivere la freschezza del Vangelo, nella vicinanza agli uomini del nostro tempo.
Si dice di ripartire dalla fede. Don Severino che cos’è la fede?
“È accoglienza della Parola di Dio. Partendo dalla riflessione sulla Dei Verbum, documento conciliare sulla Parola di Dio, noi capiamo subito bene come il Concilio Vaticano II metta al centro la persona e ribadisca come Dio parli agli uomini amichevolmente, come amici”.
Parlando della Chiesa più concretamente, quale il suo futuro nel mondo?
“La Chiesa è in missione nel mondo e Lumen Gentiumribadisce questo partendo dal mistero della Trinità. La Chiesa nella volontà del Padre e come azione dello Spirito Santo ha confini molto più ampi di ciò che noi spesso riteniamo Chiesa nella sua fenomenologia visibile. È una Chiesa che «non ha confini», comprende ogni persona umana, da Adamo fino all’ultimo dei giusti”.
Ma più precisamente la chiesa “visibile”, quella terrena, a cui molti oggi fanno riferimento, qual è la linea da seguire?“La Chiesa «visibile» deve essere popolo, dove siamo tutti uguali, non deve chiudersi in se stessa, la sua è una vocazione universale. In un certo senso i cristiani più «normali» sono proprio i laici, tutti i laici, la cui missione è portare l’evangelizzazione ovunque nella propria vita, nel quotidiano, sul posto di lavoro, a casa, per strada, a scuola… Questo significa essere un popolo di Dio, dove vescovi e presbiteri sono al pari dei laici e il Papa è vescovo di Roma, al pari degli altri vescovi”.
Tra i problemi di oggi si parla di clericalismo, mondanità della Chiesa, ed anche del difficile rapporto tra i vari movimenti immersi nella modernità stessa. Cosa ne pensa?
“Papa Francesco lo ha già fatto capire: i temi più importanti in questo momento sono la centralità della persona ed il pericolo della mondanità per la Chiesa e noi soprattutto dobbiamo comprendere che ora come ora la fede deve essere una proposta, che deve lasciare libero chi la riceve. Un messaggio che già Papa Giovanni XXIII in apertura di Concilio Vaticano II rimarcò. Dobbiamo riscoprire il messaggio della Montagna «Beati i poveri…», la libertà spirituale come beatitudine, no al possesso, no alla carriera, no allo spasmo sugli altri, no alla rivalità tra i movimenti all’interno della Chiesa. Battesimo e fede in Gesù, solo questo è richiesto per chi vuol far parte della famiglia della Chiesa e la riscoperta del Vangelo deve essere la nostra chiave di lettura”.
Molte le domande fatte alla fine dell’incontro. I tanti fedeli presenti hanno apprezzato soprattutto la chiarezza e l’onestà intellettuale con la quale il sacerdote ha ribadito le proprie osservazioni. “C’è l’esigenza di una Chiesa che si mostri anche nella sua struttura più povera, libera dalle diverse forme di potere e di ostentazione che la separano dalla vita comune, semplice del popolo. – ha ribadito il parroco don Biagio Della Pasqua – Urge una Chiesa capace di intessere cammini comuni, di fiducia e di dialogo con le diverse vicende che riguardano la vita delle nostre città. Una Chiesa che abbia come unica ricchezza la presenza di Gesù, accolto nella sua Parola, nella condivisione dell’Eucaristia, per una vita fraterna e soprattutto vicina a coloro che sono più poveri e, per diversi motivi, lontani da essa”.
Luca Pizzagalli