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Comunità giovane col gusto di famiglia

Non è facilissimo arrivare alla chiesa di Igea Marina, circondata com’è da alberghi e strutture commerciali. Un po’ internata rispetto alla spiaggia e al viale principale, si raccoglie tranquilla a ridosso della ferrovia.
A Igea è parroco dal 2000 don Agostino Giungi, successore di don Maurizio Fabbri, succeduto a sua volta a don Nicola Casadei, fondatore della parrocchia. La parrocchia è intitolata a Nostra Signora del Sacro Cuore.

“Sono passati ormai 17 anni da quando il nostro amato don Nicola ha lasciato la cura dei suoi parrocchiani per motivi di salute ed è arrivato a sostituirlo don Maurizio, un giovane sacerdote pieno di idee nuove e, agli occhi di molti, un po’ strane su come impostare la vita della comunità. Don Maurizio però ha saputo risvegliare i laici dal torpore preconciliare, con un fiorire d’iniziative entusiasticamente intraprese e fatte proprie dai parrocchiani. Da allora, nella nostra parrocchia si respira un clima molto positivo, percepito soprattutto da coloro che, frequentandola più assiduamente, vedono e vivono la comunità come se fosse la loro famiglia”.

Da dove possiamo partire per raccontare la vita di questa parrocchia?
“Io partirei dalla scuola materna parrocchiale, come del resto per raccontare la vita di una persona si parte dalla sua nascita. Non che la parrocchia sia nata dall’asilo, ma sicuramente quell’esperienza ha portato e sta portando i suoi frutti anche in parrocchia. Gli sforzi di molti parrocchiani, stimolati e sostenuti dal parroco, hanno dato i loro frutti e adesso sono i ragazzi di ieri, diventati giovani, a sostenere e a farsi carico di molte di queste attività. Sicuramente uno dei doni più grande che Dio ha concesso alla nostra parrocchia in questi anni è proprio quello dei giovani, che, grazie ad un percorso di crescita non breve e non sempre facile, iniziato appunto nella scuola materna, costituiscono oggi una realtà bella e vivace, con la loro presenza costante nella vita parrocchiale”.

La scuola materna però è diretta e sostenuta dalle Religiose.
“Una volta era così, ma è già da molti anni che le Suore se ne sono andate. Certamente non è stata una scelta facile quella di proseguire l’attività della scuola materna, ma coraggiosamente e con l’aiuto di parrocchiani generosi e capaci abbiamo voluto mantenere questa bella realtà, dalla quale parte l’Iniziazione cristiana dei nostri bimbi, tra difficoltà economiche e gestionali crescenti. Neppure è stato sempre facile mantenere un gruppo di catechisti preparati e motivati e preparare i nostri ragazzi ai sacramenti, così come, specialmente all’inizio, c’è voluta determinazione e costanza per rendere l’ACR un gruppo di ragazzi lieti di stare insieme e capaci di crescere nel rispetto reciproco e nella gioia dell’amore”.

I bambini della scuola materna parrocchiale, i giovani che si mettono a disposizione della parrocchia… E gli adulti?
“Gli adulti non sono spariti, tutt’altro: istituzioni come il gruppo feste, il Consiglio Pastorale e quello per gli Affari Economici, e attività come il carnevale, la festa parrocchiale di ottobre, la festa della famiglia, sono alcuni esempi di quanto la vita della comunità stia a cuore e sia vivacizzata anche dai non più giovani.
Tuttavia più d’una sono le sfide e le difficoltà: la situazione della società è sempre più complicata”.

Meno male che qualche difficoltà viene a stimolare la pastorale e a rinnovare l’impegno delle persone. Fra le difficoltà e le sfide che vi interpellano, quale ti sembra la più grande e urgente?
“Se devo fare una classifica, allora metterei al primo posto la presenza di immigrati. Ormai il 20% degli abitanti sul territorio parrocchiale è costituito da immigrati stranieri, solitamente di fede non cattolica e spesso non cristiana. Ora noi non siamo ancora attrezzati per un serio processo di integrazione, anche religiosa, quando il rapporto stranieri-autoctoni è così elevato. Ci vuole più tempo e possibilmente una percentuale un po’ più bassa per poter stabilire rapporti costruttivi.
Ma anche molti di coloro che si dichiarano cattolici hanno perso i tratti fondamentali del seguace di Cristo, senza contare che, durante la stagione estiva, la vita parrocchiale si ferma o quasi, e perfino i più vicini fanno fatica a partecipare alla liturgia festiva. Ecco in poche parole le sfide pastorali che si impongono con urgenza. D’altra parte, raggiungere coloro che spesso sono chiamati i lontani, è sempre più difficile e sempre meno “gratificante”. A volte, ci si chiude in una routine, anche se piena di iniziative, ma che poco incide”.

Certamente, anche se con sfumature diverse, queste difficoltà accompagnano molte parrocchie, soprattutto quelle di mare per quanto riguarda la frequenza estiva. Quali priorità mettete in campo per affrontare queste sfide?
“Poiché abbiamo definito la parrocchia una Famiglia di Famiglie, l’attenzione alla famiglia in quanto tale, e non semplicemente come somma di persone, è al vertice del nostro impegno. Certamente anche qui non mancano le difficoltà, ma pensiamo che sia comunque la carta vincente da giocare per il bene di tutta la parrocchia.
Anche l’attenzione ai più deboli ci trova seriamente impegnati: anziani, malati, poveri … La Caritas parrocchiale e interparrocchiale è attenta alle situazioni di povertà attraverso i centri di ascolto e la distribuzione di vestiario e alimenti. Personalmente celebro settimanalmente la messa nella casa di riposo presente nel territorio parrocchiale, con la collaborazione di un gruppo di volontarie che periodicamente si prendono cura degli anziani”.

Preparando queste pagine sulla Visita Pastorale, generalmente incontro e intervisto il parroco. Oggi però ho l’occasione di sentire anche la voce di Luigi, un membro del Consiglio Pastorale. Qual è il clima generale che si respira in questa parrocchia?
“In questi anni, con l’approfondirsi della nostra fede e grazie anche ad alcune attività specifiche, l’amore fraterno cresce e fa superare quelle piccole divisioni, quegli inutili e dannosi protagonismi che purtroppo fanno parte del vivere comune e che allontanano la parrocchia dall’autentico messaggio evangelico. Sotto la guida del parroco ci sentiamo più uniti nella fede e l’affetto e la comprensione stanno sempre più permeando i nostri rapporti; questo è molto importante perché solo una comunità i cui membri mostrano nel loro comportamento quell’unità che deriva dall’amore è capace di trasmettere la buona notizia del Cristo Salvatore”.

In una parrocchia la domenica è il giorno fondante della comunione ed anche l’occasione per incontrare tante persone un po’ distratte e assenti dal resto della vita parrocchiale …
“In questo senso credo che si siano fatti grandi passi in avanti, soprattutto nella celebrazione della messa. Numerosi sono i laici che partecipano attivamente al servizio eucaristico: accoliti, ministri della comunione, ministranti, lettori, coro, addetti alla questua, sono sempre presenti … In Avvento e Quaresima poi, ogni domenica e festività la liturgia è animata dai gruppi di catechismo e di Azione Cattolica. Certo si può sempre migliorare nel rendere la messa domenicale il gioioso incontro della comunità con il suo Dio”.

Per concludere il nostro dialogo l’ultimo proposito e impegno nato in parrocchia.
“Uno sforzo che intendiamo compiere è l’istituzione dei Catechisti Battesimali, allo scopo di cogliere la richiesta del sacramento del Battesimo come occasione di evangelizzazione. In questo modo vorremmo rendere i genitori più consapevoli della loro appartenenza alla Chiesa e del loro compito di educatori dei figli nella fede”.

Egidio Brigliadori