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Come modello la primitiva comunità

La terza tappa della Visita pastorale al Litorale Nord tocca due comunità, vicine tra loro, ma con una eredità storica ben distinta, e che hanno in comune il sacerdote: si tratta di Bellaria monte, ovvero della parrocchia Santa Margherita, e di San Mauro mare, parrocchia di Santa Maria Goretti, affettuosamente chiamata dai parrocchiani “Marietta”.
Perché questa unione, benché non vi accomuni né la storia, né il territorio?
”Si tratta di una unione distinta – sorride il parroco e amministratore don Claudio Comanducci – >unione perché come prete cerco di servire le due comunità e cerchiamo anche momenti comuni, distinta perché le due parrocchie rimangono giuridicamente autonome e con storie e tradizioni molto diverse. Inoltre il territorio è particolarmente articolato: mentre Bellaria monte insiste solo su due comuni – Bellaria e San Mauro – con una prevalente attività ortiva e agricola, San Mauro mare si fraziona su tre Comuni e due province con la zona a mare esclusivamente dedicata all’attività turistica. Ciò non toglie però che la comunità si senta unita e legata anche a Bellaria”.

Per non fare torto a nessuno proviamo a presentare rapidamente e con essenziali pennellate le due comunità. Incominciamo con Bellaria monte?
“Comincerei con le note positive, per alimentare un po’ di ottimismo e suscitare nuove energie. E direi che la prima nota positiva sia il Consiglio Pastorale. Il Consiglio parrocchiale è diventato sempre più un gruppo che pensa, che cerca, con la luce dello Spirito, il cammino della comunità. Un consiglio unito e desideroso di servire la comunità. Un Consiglio che ha il compito primario di tessere relazione fra le famiglie e creare un’identità parrocchiale. In questo impegno specifico, accanto al Consiglio c’è un gruppo di famiglie, non più giovanissime, che ogni mese circa si ritrova col desiderio di crescere nella fraternità, nella fede e nel servizio alla comunità”.

Compito non facile certamente e che richiederà tempo e pazienza. Un’altra nota positiva?
“È certamente positivo e assai prezioso il gruppo di catechiste che con passione vive il rapporto coi bimbi e preadolescenti, sempre alla ricerca di vie nuove, grazie anche al continuo confronto con le catechiste delle altre parrocchie. Gruppo di catechiste non solo in vista della catechesi dei loro figli, ma come vero servizio alla comunità”.

La parrocchia è circondata da ampi spazi per il gioco e da strutture pastorali che sicuramente serviranno al vostro stare insieme …
”Di questi spazi e di queste strutture si occupa particolarmente un gruppo di uomini generosi: è il loro servizio concreto alla comunità… anche con feste, pulizie, carnevale, giornata della solidarietà, festa dei bambini del 6 gennaio, ecc.”.
Altre espressioni di servizio alla comunità?
“Sono tante, anche se piccole: c’è un coro liturgico, gioioso di fare un servizio per l’eucarestia della comunità; un gruppo filodrammatico, che ogni anno prepara una commedia dialettale, il cui ricavato va alla Parrocchia e ai suoi bisogni… C’è il gruppo missionario, formato anche da alcuni giovani che organizzano pure esperienze missionarie brevi in terra di missione. E poi non posso dimenticare un affollato gruppo di «postini» che svolgono il loro servizio di collegamento fra la parrocchia e le famiglie”.

Gli aspetti problematici delle due comunità….
“Se prendiamo come modello la primitiva comunità cristiana – parlo di Bellaria monte – dobbiamo dire purtroppo che ne siamo molto lontani: diciamo che ci manca lo spirito missionario, non abbiamo la passione per l’annuncio. Siamo condizionati dalla sfiducia nei confronti del prossimo, da un generalizzato pensare a se stessi. A causa di questo, tante famiglie nuove o relativamente nuove, ancora non hanno incontrato la comunità cristiana.
Sentiamo la grave mancanza dei ministeri: ministri per la comunione, accoliti, lettori o comunque sentiamo la fatica della gente ad assumere servizi e ad aprirsi alla comunità stessa.
I nostri cristiani ancora si aspettano tutto dal prete; abbiamo ancora un lungo cammino da fare per giungere alla maturità e responsabilità di laici cristiani.
Riguardo a San Mauro mare c’è subito da mettere in evidenza un problema di carattere sociologico: con l’aumento demografico probabilmente si sono sviluppate tensioni che anche la parrocchia ha subìto e sofferto. C’è il rischio di assomigliare più ad una collettività che ad una comunità.
Un altro aspetto che si può sottolineare è l’impostazione della fede, molto spinta verso il devozionale. Su questo occorre ricercare strumenti per una pastorale diversa.
Infine, con dolore, devo accennare alla Messa domenicale. Purtroppo, mi sembra di avvertire un’assemblea frammentata, non in unione, come un’azione liturgica a metà. Inoltre la partecipazione dei fedeli negli ultimi mesi è diminuita di molto. È un dato di fatto, una sofferenza, sulla quale occorre pregare e riflettere”.

Proviamo a chiudere la nostra conversazione in bellezza. Parliamo delle prospettive per un futuro prossimo.
“Qui il discorso si fa comune per le due comunità. Il primo impegno è la partecipazione piena alla zona pastorale. È una sfida forte per le nostre comunità, abituate al loro prete ed anche a un certo “antagonismo” nei confronti del Centro, cioè di Bellaria mare. Sarà necessario masticare bene le ragioni profonde di questa scelta a cui ci ha chiamato il nostro Vescovo.
Ci poniamo poi come priorità la ricerca di giovani coppie che possano crescere nella formazione per preparare e accompagnare le famiglie che chiedono il battesimo dei propri figli. Naturalmente il progetto si porterà avanti a livello di zona pastorale. Siamo convinti poi, che si possa instaurare un rapporto fra i catechisti e le giovani coppie fino a giungere alla formazione di gruppi famigliari parrocchiali.
Riponiamo anche molta fiducia nello sviluppo della pastorale giovanile d’insieme, già partita come progetto pastorale della zona”.

A conclusione di tutto, che dire a queste due comunità? “Cominciate con il fare ciò che è necessario,- diceva un santo – poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

Egidio Brigliadori