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Chiara e la sfida della fraternità

Chiara nelle parole dei Sindaci
Ieri Giuseppe Chicchi, oggi Andrea Gnassi: due sindaci che si confrontano con la figura di Chiara Lubich.
Chicchi le assegnò la cittadinanza onoraria nel 1997, in un momento politico molto delicato: “Ci mossero molte motivazioni. Rimini cercava in quel momento di emanciparsi da una cultura dell’effimero, cercava approdi più solidi con nuovi equilibri e valori più nobili. Chiara voleva condividere anche con Rimini i suoi valori, l’essere fratelli in un mondo con al centro l’amore. La sua concretezza lasciò un segno nella città” .
Quattordici anni dopo, il senso di questa onorificenza è ancora vivo e tangibile. Gnassi definisce le sue parole, parole che indicano un percorso, il percorso della città verso la fraternità come “grembo caldo per accogliere le diversità”, specialmente in un momento storico come questo che vede Rimini crocevia di colori ed etnie diverse.
“Si profila davanti a noi un futuro incerto, in cui il rischio è di chiuderci rispetto a chi viene. La nostra città vuole aprirsi al mondo multietnico”.

Una nuova economia è possibile
Uno dei più grandi desideri di Chiara era aprire un’Università e in effetti l’ultimo atto firmato prima della morte è proprio quello per l’apertura l’Istituto Universitario Sofia a Loppiano nel Valdarno.
Contributo fondamentale alla realizzazione di questo sogno viene dal professor Stefano Zamagni.
Quando conobbe Chiara?
“Ho conosciuto Chiara a ridosso del viaggio in Brasile nel 1991 quando ebbe l’intuizione dell’economia di comunione. Colse, cioè, come rifondare un’economia in grado di risolvere i problemi che viviamo quotidianamente.
Di cosa si tratta?
Oggi il modello di Economia di Comunione è noto e apprezzato in tutto il mondo ma allora fu un’idea rivoluzionaria. L’idea di base è che l’economia di mercato non per forza deve essere il luogo dove si arraffa per eliminare l’avversario. Se il principio di fraternità ha valore universale, pensò Chiara, perché non applicarlo anche all’economia? Fu una profezia, oggi negli ambienti accademici più accreditati si parla di fraternità.”
Cosa direbbe oggi Chiara di fronte alla crisi finanziaria, economica e di valori che stiamo vivendo?
Chiara direbbe che quello che stiamo facendo è occupare tempo ed energie per descrivere l’effetto invece che porvi rimedio. Distinguerebbe tra compassione e consolazione. Le politiche del welfare si fermano alla compassione ma a noi uomini non basta questo, abbiamo bisogno di consolazione, cioè di non essere lasciati soli.
Crisi vuol dire passaggio, trovarsi in mezzo al guado. Chiara oggi direbbe: ‘Per arrivare sull’altra sponda cerchiamo il modo di non essere soli’ e indicherebbe il modo per consolarci reciprocamente.

Chiara e quella spinta alla condivisione
Una riflessione sul messaggio lasciato da Chiara alla nostra società e alla politica spetta al senatore riminese Sergio Zavoli: “La nostra società per troppo tempo ha fatto il ‘palo’ delle disgrazie altrui senza pensare che erano le nostre. Non siamo stati capaci di capire la reciprocità e nemmeno la condivisione per cui ci si ferma insieme a fare i conti. Invece, politica è uscirne insieme.
Bisogna credere che ciò che determina le grandi scelte nasce dalla consapevolezza che a tutti spetta un gesto, ma questo non accade perché a prevalere è sempre l’istinto di agire per il proprio interesse.
Questo paese ha smesso di voler essere qualcosa, ha perso di vista il progetto comune. Aveva ragione Croce quando diceva: ‘Occorre persuaderci che bisogna fare tutto ciò che si è e che si può’. Dobbiamo tutti renderci conto che siamo persone politiche.
Chiara e il suo insegnamento hanno lasciato traccia non solo nel Senatore- Zavoli, ma anche nell’uomo- Zavoli, che oggi lui la ricorda così: “Quando intervistai Chiara, la reciprocità prese mille forme e lei da una domanda riuscì a intuire che mi portavo dentro la ricerca di qualcosa che non avevo ancora trovato e incredibilmente mi disse: “Si può anche credere di credere e mi pare sia il caso suo. Oggi a chi mi chiede se credo in Dio rispondo: io credo di credere”.

L’omaggio degli artisti
Quello proposto dall’associzaione La Ginestra e da Città Nuova domenica 6 novembre è stato un gran bel pomeriggio, di quelli che rinfrancano l’anima. Un Novelli pieno di gente attenta e anche tanti artisti che con la loro presenza hanno voluto rendere omaggio a Chiara. Le testimonianze infatti si sono intervallate con musiche, canti e danze. Brani eseguiti dall’orchestra classico moderna del Liceo Musicale “A. Toscanini” con il gruppo vocale strumentale “SwinGeneris” e la partecipazione del Coro della Scuola Media “Alighieri” di Rimini. Ha concluso la serata ben guidata da Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova. Il sipario pomeridiano è stato affidato alla Compagnia Balletto Classico “Liliana Cosi – Marinel Stefanescu”.

Romina Balducci