Chi attenta all’autonomia riminese?

    Come ogni maggiorenne responsabile, Rimini chiede autonomia. Ma il “genitore” Bologna non vede di buon occhio la crescita di un figliolo per nulla prodigo per l’Alma Mater. E così dalle Due Torri arrivano le prime “punizioni”. Pesanti. Come giudicare altrimenti la bozza del nuovo Statuto dell’Università bolognese che lascia fuori enti di sostegno e istituzioni romagnole dagli organi di governo? La decisione, se confermata, metterebbe a repentaglio l’autonomia del Polo riminese e le possibilità di investire in ricerca. Stiamo parlando di una realtà, nata nel 1999, forte di 6mila studenti iscritti, 500 docenti, 34.000 mq fra aule e laboratori all’avanguardia, “un punto di eccellenza che non può essere mortificato, ma piuttosto potenziato, nel quadro di un disegno strategico che riguarda la Romagna” fa notare il presidente di Uni.Rimini Luciano Chicchi.
    Il 29 luglio è il d-day: il giorno dell’approvazione dello Statuto, che riduce il CdA a 11 membri. Il Polo riminese potrà guardare al futuro con ottimismo e provare a camminare con le poprie gambe, oppure avrà la strada sbarrata?
    Tutto prende spunto dalla Legge di riordino dell’Università, firmata dal ministro Gelmini: è la cornice normativa entro la quale gli Atenei redigono i propri statuti. E qui si possono prendere strade giuste o vie sbagliate. Il presidente del Polo riminese, il pof. Giorgio Cantelli Forti, prova a tradurre la metafora.
    “In questo momento ci sono persone, anche enti locali, che temono che la maggiore autonomia della Romagna possa causare una perdita di concentrazione per la ricerca e il suo valore economico. >- è l’opinione del presidente. – Altri, invece, ritengono che la Romagna per correre alla pari e non avere vincoli debba avere delle autonomie”. Un diritto che sembra negato dalla bozza del nuovo Statuto così com’è stata redatta finora. Gli enti di sostegno romagnoli, compresa Uni.Rimini, l’hanno bocciata. In modo sonoro. “In particolare, la totale assenza di ogni forma di rappresentanza per le Istituzioni e gli Enti di Sostegno della Romagna negli Organi di Governo dell’Ateneo (CdA e Consigli di Campus), costituisce un grave arretramento rispetto alla situazione attuale, che pure è insoddisfacente.
    Una carenza che rischia di indebolire la proficua sinergia avviata in questi anni tra Ateneo e sistema territoriale romagnolo”
    . C’è delusione anche perché molte proposte di integrazione allo Statuto, presentate con spirito costruttivo e finalizzate a conferire effettiva sostanza alla struttura MultiCampus dell’Ateneo di Bologna, non sono state recepite. Anzi, rimandate al mittente. “Lo statuto non può registrare ’figli e figliastri’, – puntualizza Luciano Chicchi con Bologna la grande madre e succursali in Romagna, ma deve rilanciare un progetto strategico che vede l’Università di Bologna come una università articolata sul territorio e il suo fermento. Come ha detto il sindaco Andrea Gnassi, Bologna ha bisogno della Romagna, la Romagna ha bisogno di Bologna”.
    L’allarme è scattato anche tra i docenti. Secondo Cantelli Forti, temono di non avere quei servizi di base garantiti invece a Bologna. Proprio per questo la Romagna chiede una rappresentanza negli organi di governo dell’Ateneo per vigilare sull’equa distribuzione delle risorse. Rappresentanza che la bozza di Statuto, al momento, esclude. Per quanto riguarda il futuro del Polo riminese, il presidente ricorda la grande attenzione del rettore testimoniata dalla prossima nascita del Dipartimento sul Benessere. “Il Dipartimento del Benessere partirà – Cantelli Forti ostenta ottimismo – perché i numeri e le strutture ci sono. Abbiamo bisogno delle garanzie che questo dipartimento avrà dall’Ateneo tutti quei servizi e supporti come sono a Bologna”.
    Gli fa eco il sindaco Andrea Gnassi. La presenza dell’Università a Rimini è un fattore imprescindibile per la crescita del territorio. Il primo cittadino riminese entra nel dibattito sul nuovo Statuto dell’Ateneo di Bologna, ma non a gamba tesa. Gnassi ricorda anche l’importanza di avere dipartimenti coerenti con le vocazioni del territorio, in primis il turismo. “Bologna deve prendere scelte utili per tutta la regione” è l’auspicio. Cantelli Forti rilancia. “Da questo momento difficile può partire finalmente l’università completa nei poli romagnoli attraverso i dipartimenti”. Da una speranza all’altra: “oltre al dipartimento della Salute e Benessere spero arrivi qualcos’altro”.

    Paolo Guiducci