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Casa, l’emergenza è permanente

Per dare una giusta dimensione all’emergenza casa nel riminese (di cui abbiamo già scritto nel numero di TRE del novembre scorso) ripartiamo dal Rapporto sulla povertà 2023, dove troviamo, tra chi si è rivolto alla Caritas: 1.800 persone, che pur disponendo di un alloggio in affitto, hanno lamentato condizioni abitative inadeguate e canoni troppo alti; 250 persone che hanno trovato una sistemazione temporanea in residence o stanze d’albergo; 180 che vivono in alloggi con improbabili (per il forte sospetto di nascondere affitti in nero) contratti di ‘comodato gratuito’; 300 sono senza fissa dimora, ma stabili sul territorio. Tirando le somme stiamo parlando di 2.530 persone, da moltiplicare nel caso ci fossero familiari, con gravi problemi abitativi. Prima del Covid, l’Osservatorio politiche abitative dell’Emilia-Romagna aveva stimato, per Rimini, in 7.000 i nuclei con disagio abitativo (1.5 milioni in tutta Italia). Quando era in vigore il Reddito di Cittadinanza molti lo utilizzavano per pagare l’alloggio, poi andavano a mangiare alla Caritas per risparmiare. Abolito dal Governo in carica, a molti di loro adesso non rimane che la strada. Una situazione di disagio destinata solo a peggiorare se le richieste di esecuzione di sfratto, che nel 2022 sono state 1.100, un numero che a Rimini non si vedeva dal 2017, e più del doppio di Forlì-Cesena e Ravenna, dovessero essere rese esecutive. Per fortuna, nel 2022, gli sfratti realmente avvenuti sono stati solo 160. Un numero che nel 2023, secondo previsioni, potrebbe però superare le 500 unità. Una tegola su una situazione già compromessa. Tra le cause più frequenti di richiesta di sfratto, quattro volte su cinque, c’è la morosità. Morosità cui non sono certamente estranei i canoni di affitto elevati richiesti a Rimini. A cominciare dalle zone di periferia, dove si paga da un minimo di 6.7 euro/mq/mese ad un massimo di 9.80 euro/mq/mese (anno 2020), per arrivare, in zona semi centrale, a canoni di locazione per un alloggio nuovo di 100 mq che possono arrivare ad oltre tre quarti del reddito medio dichiarato. Il doppio della media nazionale (‘Il Sole 24 Ore’, Qualità della vita 2023). Cifre, per gli affitti, che posizionano Rimini tra le province più care. In molti casi con la clausola di lasciare l’appartamento a maggio, per fare posto ai più lucrosi affitti brevi stagionali. Portandosi dietro, con queste pratiche, il rischio di desertificare il centro, ma anche il mare, cacciando i residenti stabili. Danneggiando così il turismo stesso. Sul bando regionale 2022 di contributi per gli affitti, da Rimini sono arrivate 4.928 domande, per un importo complessivo attribuito di 2.9 milioni di euro. Che fanno appena 602 euro per domanda. Meglio di niente, ma certamente non sufficiente. Nell’anno 2000 erano stati erogati contributi per 1.250 domande. Con i tassi dei mutui alle stelle e ancora più arduo proporre, alle categorie meno abbienti, l’acquisto di una casa. Non perché non ci siano (solo nel 2022, in provincia di Rimini, sono stati rilasciati permessi per 630 nuove abitazioni, il doppio di Ravenna e il triplo di Forlì-Cesena, e nel 2023 il settore non è stato fermo), ma ancora una volta per il livello dei prezzi (2022): 2.179 euro/mq la quotazione media nel capoluogo Rimini (3.000 in zona semi centrale), seconda, in Regione, solo a Bologna con 2.854 euro/mq. Quotazioni che scendono a 1.065 euro/mq in alta Valmarecchia, il prezzo più basso, per risalire  a 3.070 euro/mq nella riviera sud (Riccione e dintorni). Come dappertutto, anche a Rimini il caro mutui ha frenato le compravendite, che nel 2022 sono state 4.505, di cui 1.901 nel capoluogo. Con un fenomeno piuttosto singolare da registrare: sono scese le compravendite dei piccoli appartamenti, ma hanno fatto un balzo consistente in avanti quelli superiori a 145 mq. Viste le quotazioni e i mutui, ci si sarebbe aspettato un comportamento del mercato di segno esattamente contrario. Non sarà il mercato degli affitti brevi (più persone in case più grandi), più remunerativo, la vera causa? È una ipotesi da indagare. Per finire, ricordiamo che a fine 2021 le domande per un alloggio popolare (Edilizia Residenziale Pubblica), nell’intera provincia, erano circa 3.000, di cui un buon due terzi nel comune di Rimini. Dato che ogni anno si liberano, per la normale turnazione Erp, non più di 60-70 alloggi, l’ultimo della lista fa prima a passare il testimone direttamente ai nipoti. Questo per dire che una politica pubblica per la casa, non episodica, ma di medio-lungo periodo, sia non solo urgente, ma assolutamente  necessaria. A livello nazionale, dove tre residenti su quattro vivono in alloggi di proprietà, ma un quarto in condizioni di sovraffollamento, come locale.

Alberto Volponi