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Campana uno e trino

Quasi un anno fa per le Edizioni di Storia e Letteratura (Roma) fondate dal “prete romano” (come amava definirsi, lui originario della Lucania) don Giuseppe De Luca e continuate con grande prestigio dalla cerchia dei suoi amici, è uscito il tomo secondo del primo volume di Scritti di Augusto Campana (nel ritratto del 1948 di Gino Ravaioli), appunto uno dei fedeli amici di don Giuseppe, complice fecondo delle sue iniziative editoriali volte a fondare e sussidiare la cultura cattolica in dialogo con la cultura così variegata dei nostri tempi.
Già all’indomani della sua dipartita (7 aprile 1995) si delinea il progetto editoriale che sarà scandito in tre volumi: il primo (in due tomi) Ricerche medievali e umanistiche; un secondo che porterà il titolo Biblioteche, codici, epigrafi; un terzo, Storia, cultura ed erudizione romagnola. Sponsor dell’iniziativa editoriale la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (cui si aggiungono sostegni delle altre fondazioni di Romagna), che si è avvalsa e si avvale dell’impegno scientifico (e cordiale) di Rino Avesani, Michele Feo ed Enzo Pruccoli (recentemente scomparso) e dell’opera diuturna di Alessandro Giovanardi.
“Entro l’anno dovrebbero uscire, in due tomi, il terzo volume riguardante la storia e la cultura di Romagna, prima del secondo sulle Biblioteche e l’Epigrafia previsto nel 2014, per scelta della casa editrice. – fa sapere Alessandro Giovanardi, dall’Ufficio Cultura della Fondazione Carim – Nel 2014 presenteremo degnamente le nuove uscite”. Una eco di questo evento culturale si è diffusa ben oltre la cerchia degli addetti ai lavori che fanno capo alle più autorevoli accademie d’Italia e d’Europa.
Augusto Campana era nato a Santarcangelo di Romagna il 22 maggio 1906. Mentre era alunno del Liceo Classico di Cesena “Vincenzo Monti”, cominciò la sua frequentazione della attigua Biblioteca Malatestiana. E fu, per tutti i suoi giorni, pur lontano fisicamente dalla Romagna (a Roma fu “scrittore latino” della Biblioteca Vaticana), una passione che lo sospinse non solo a studiarne la storia e i suoi codici, ma dalla sala del Nuti presero l’avvio quelle ricerche e quegli studi che fecero di lui un autorevolissimo studioso della imprescindibile stagione dell’Umanesimo; e prima e dopo! Cesena il 23 maggio 1986 gli conferì la cittadinanza onoraria. In quella circostanza, il compianto Cino Pedrelli (lo rivedo nei corridoi della Malatestiana con gli amici Antonio Domeniconi e Renato Turci) lesse nella sala del Consiglio Comunale una simpatica e accurata memoria che dice le motivazioni del conferimento e quindi i legami di studio e di amicizie che avevano legato il professor Augusto a tutta la Romagna.

È stata pubblicata dalla rivista Il lettore di provincia(Ravenna Longo editore, dicembre 1991). In attesa degli altri due volumi degli Scritti (quando?), per documentarsi sulla operosità culturale del Nostro, mi pare utile rimandare al volume curato da Cino Pedrelli Omaggio ad Augusto Campana (Stilgraf, Cesena 2003) che la Società di Studi Romagnoli inserì con il numero 31 nella collana “Studi e repertori”; Campana fu tra i fondatori della Società che si istituì il 6 maggio 1950, sulla scia dei “Primo Convegno di Studi Romagnoli. 13-15 settembre 1949”. Ed era un’iniziativa che si collocava nel contesto della VIII Settimana Cesenate. In quei tempi, oltre al futuro della esportazione della frutta, ci si preoccupava di recuperare le radici della storia, della cultura.
Aggiungo: Augusto Campana, Pietre di Rimini. Diario archeologico e artistico riminese nell’anno 1944 (Ed. di Storia e Letteratura, Roma 2012), affettuosamente curato dalla figlia Giovanna. Il “diario” ci consente di accompagnarlo nelle drammatiche visite a Rimini all’indomani dei terribili bombardamenti che l’hanno colpita, mettendo a dura prova il suo patrimonio monumentale (la distruzione del Tempio Malatestiano!) e nutrire così quella passione che tutti dovrebbero coinvolgerci nel custodire e valorizzare la nostra memoria.
Ultima nota (con rammarico dei cesenati): all’indomani della morte del professor Campana, la famiglia mostrò l’intenzione di mettere in vendita la biblioteca e le carte dell’archivio. Ci fu come un’asta; l’ebbe vinta la Fondazione della Cassa di Risparmio di Rimini che poi ha affidato questo prezioso lascito alla riminese Biblioteca Gambalunga.

Piero Altieri