C’erano una volta mosconi e pedalò

    Questione di moda. Di tendenza. Un po’ come i famigerati boxer, che da ormai una decina d’anni hanno sostituito il vecchio slip nell’abbigliamento da mare maschile.
    La stessa cosa, se vogliamo, la possiamo ’girare’ alla voce mosconi. A remi, a pedali. Cambia poco. La realtà è che praticamente nessuno ci va più, mentre 20 anni fa era una sorta di ’malattia’, tutti pronti al giretto al largo per fare il bagno nell’acqua pulita, e qualcuno che addirittura prenotava il suo pedalò il giorno prima, per evitare code interminabili, spesso da fare sulla battigia con gli occhi rivolti al cliente che rientrava dopo la canonica mezz’ora di escursione. “La realtà è che il moscone non piace più, non tira più – spiega Giorgio Mussoni, bagnino viserbese e presidente della Cooperativa Bagnini riminese – ma questo è un problema generalizzato, presente in tutta Italia e non solo a Rimini. Trent’anni fa era un delitto non noleggiare il moscone per farsi un giro, era come adesso fare l’aperitivo, una sorta di status quo. Oggi, invece, il pedalò non lo prende più quasi nessuno, e non è una questione di calo del turismo”.
    I mosconi a remi si sono praticamente estinti, i pedalò resistono ma il loro numero si è praticamente dimezzato rispetto a quattro, cinque lustri fa. E la scusa del mare non ’cristallino’ non tiene.
    “Il mare? No, la realtà è che si va a periodi, è come la bicicletta, quando uscirono gli scooter ci fu un calo pazzesco di ciclisti, adesso invece è ritornata la moda della bici: magari succederà così pure con i mosconi, ma al momento sono molto pessimista. Quelli a remi non esistono praticamente più, io ne ho uno ma penso siano almeno 5 anni che non me lo chiedono. Riguardo ai pedalò, beh, 20 anni fa ogni mosconaio ne aveva almeno 10-12, oggi ce ne saranno 2 a chiosco”.
    Non va meglio a Riccione, come conferma Enzo Manzi, presidente della Cooperativa Bagnini: “Ne sono rimasti un centinaio, contro gli 800 degli anni ’70. Con questi, come sempre, ne rimangono una quarantina rossi, usati dai salvataggio, e 140 gialli per le emergenze”
    Qualcuno ha provato a differenziare l’offerta con le canoe e le moto d’acqua, ma se si pensa che in Toscana la cultura del moscone porta ogni estate decine di gare, la situazione in Romagna è veramente desolante.
    “C’è anche da considerare che i bagnanti sono sempre di meno.– chiosa Mussoni – Una volta la gente veniva al mare solo per fare il bagno, anche se c’era il mare mosso, anche col tempo brutto. Oggi si gioca a beach volley e a beach tennis, oppure si prende la tintarella. In mare non ci va più nessuno”.
    E così se qualcuno vuole godersi una bella disfida tra mosconi a remi sul fiume deve andare, mica nell’Adriatico. L’unica gara a Rimini è organizzata tra i Borghi che si danno battaglia a colpi di remi e di scalmi nell’invaso del Marecchia.

    Matteo Peppucci


    Publiphono, una voce da… spiaggia

    Correva l’anno 1946. Internet e la tv a colori non erano nemmeno lontanamente immaginabili. Il mare, invece, era già un cult, anzi, un’ideologia di vita. Meno di massa, forse, ma più sentito. Una moda che col tempo diventò il simbolo di Rimini: tra ombrelloni, passeggiate in riva, tintarelle obbligatorie e i primi racchettoni in legno, perché quelli in tecnofibre sarebbero arrivati dopo.
    C’è un qualcosa, però, che è sopravvissuto a tutto. Che è rimasta, magari cambiando coi tempi, ma che di fatto è sempre lì, a tenere compagnia ai bagnanti, a spezzare il caldo torrido a suon di musica, annunci, notizie e costume.
    La storica Publiphono riminese compie 62 anni. E alzi la mano chi non la conosce. Semplicemente impossibile non averla mai sentita. Magari passeggiando sulla battigia, o facendo castelli di sabbia coi figli sotto l’ombrellone.
    Inventata da Renato De Donato, che poi lasciò il testimone al figlio e attuale presidente Ugo, all’inizio la Publiphono trasmetteva in piazza, e non al mare. Una specie di giornale parlato, in pieno centro storico, poi traslato sulle spiagge, perché i primi sponsor chiesero espressamente il trasloco.
    Questione di visibilità, anzi, di ascolto: perché l’obiettivo numero 1, la missione principale, è stato sempre la stesso, il famoso servizio smarrimento.
    “Si informa che presso il bagno numero x è stato smarrito un bambino, di nome Paolo, dell’età di 6 anni. Paolo indossa un costumino verde…”e via dicendo. L’abbiamo sentito infinite volte, un annuncio del genere. La Publiphono ne fa 1.200 all’anno, di questi annunci. Come la cifra di dispersi nelle stagioni estive 2006 e 2007.
    Il 10% di chi si perde è straniero (la maggior parte tedeschi e svizzeri, qualche francese, norvegese, olandese), mentre nei mesi di maggio, giugno e settembre un terzo degli smarriti sono anziani. A luglio e agosto, invece, un quinto bambini e un quinto anziani. Il servizio, ovviamente, è attivo ogni giorno, dalle 9 alle 19, su tutte le spiagge coperte dalla Publiphono, ovvero da quella di Torre Pedrera a quella di Miramare. Il servizio è scattato, come ogni anno, a partire dall’ultimo fine settimana di maggio, se ne occupano 2 persone (a turno) che ricevono le segnalazioni direttamente dai bagnini o dalle forze dell’ordine.
    Si parte da qui, ma c’è molto altro. L’informazione, ad esempio. La musica, il cabaret. I compleanni dei personaggi famosi, i tormentoni canori dell’estate. Presentati da voci storiche, che si sono alternate nel corso degli anni identificando la Publiphono con chi stava dietro quel vetro immaginario, quasi come fosse su una barca, in mezzo al mare. Chi non ricorda la voce storica, quella del compianto Marco Magalotti. E poi Betty Miranda, Gilberto Gattei, Radio Gamma… Chiunque sia stato almeno una volta al mare, sentendo questi nomi, non può non accostarli a quella ’trasmissione’ che esce dagli altoparlanti, che quasi non si ode ma sai che tra poco comincerà.
    Due appuntamenti: uno al mattino (alle 11) e uno al pomeriggio (alle 17), della durata di 40 minuti circa.“Siamo un azienda privata – spiega Sabrina Gavio, responsabile organizzativa della Publiphono – ma fondamentalmente forniamo un servizio pubblico. Si cerca di fare informazione, di dare notizie utili alla collettività, di tenere compagnia a chi si rilassa al mare”
    Pubblicità e sponsor, ovviamente, alla base del sostentamento economico, e novità non troppo marcate, “perché il nostro pubblico si è abituato ad un certo format, mai invadente ma quasi sottile, e noi intendiamo continuare a rispettarlo”
    Alla faccia di I-Pod e lettori mp3, la 62enne Publiphono continua a rappresentarci l’estate. Sarebbe davvero impossibile, separare quella voce dal rumore delle onde. (ma.pe.)