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C’è un levriero da adottare

Ginny, Brina, Shamal. Pelo bianco, nero o marrone. Spirito mite e vivace.Occhi riconoscenti. Parliamo di cani. Di levrieri in modo particolare. Razza spagnola e inglese, rispettivamente “galgos” e “grayhounds”. Nei giorni scorsi si sono ritrovati a Bellaria Igea Marina con i loro padroni. Un volantino dell’associazione Gaci invita ad adottarne uno. Ti fermi, domandi e scopri che dietro c’è tutto un mondo: quello dei levrieri maltrattati. Usati per le corse o per la caccia, vengono abbandonati o uccisi, nei paesi di origine, quando non servono più. La violenza con cui questo viene fatto lascia attoniti. E così, diversi riminesi, venuti a conoscenza di questa terribile realtà, hanno deciso di adottarli.

Le storie di Brina, Shamal e Ginny. Mirco Cesari, 52 anni, operaio, insieme alla moglie ha deciso di accoglierne due: Brina e Shamal. Occhi verdi la prima, spirito vivace il secondo, arrivano direttamente dalla Spagna.
“I cacciatori, quando i cani non servono più – racconta Mirco – tolgono loro il microchip e se ne disfano. C’è qualche canile che li raccoglie e si mette in contatto con le associazioni italiane come il Gaci per trovare nuovi padroni”.
Padroni che li amano e li riscattano da un passato di soprusi. Nelle campagne spagnole, zone con poca cultura, un cane è considerato come un fucile che, quando non serve più, lo si butta via. Dalla Spagna all’Irlanda da dove arriva Ginny, una femmina di greyhound. Lì, i levrieri, vengo utilizzati per le corse.
“Quando si è rotta una zampa è diventata inutile e sarebbe stata soppressa – spiega Simonetta Tosi, riminese, mamma di due bambini – noi l’abbiamo adottata e si è subito ambientata nella nostra famiglia”.
L’amore traspare dagli sguardi, dai gesti. Si tratta di creature delicate, dall’aspetto signorile, distinto. Non si capisce come si possa farli soffrire tanto. Ed è bello pensare che a queste persone che si sono prese cura di loro, senza interesse, anzi pagando anche una piccola cifra per l’adozione (poco più di 100 euro per le pratiche), loro regalino tutto l’amore di cui dispongono e di cui sono capaci.

Come adottarli. I levrieri arrivano dall’estero già con il microchip e vaccinati, sterilizzati, con tutte le carte in regola per iniziare una nuova vita. Per adottarli si può visitare il sito www.adozionilevrieri.it, compilare un questionario e aspettare pazientemente anche mesi perché gli organizzatori ci tengono a trovare per ogni cane la famiglia giusta. Però spesso non c’è tempo da perdere perché ogni animale non adottato rischia la soppressione. Come Peter, un bel levriero irlandese che Micol e Antonio hanno adottato sei anni fa, quando aveva quattro anni e oltre 50 gare corse. La sua carriera era finita ed è arrivato nel riminese per fare compagnia alla madre di Micol che ora non c’è più. Micol è avvocato e ogni giorno va in studio, a Cesena, con Peter al seguito che non lascia mai solo, se non una volta a settimana quando una vicina di casa glielo chiede per una giornata intera per avere compagnia.
“Gli ha preparato un posto tutto suo in giardino – spiega Micol – e guai se quel giorno non glielo porto. Si tratta di animali molto tranquilli, che amano passeggiare e giocare ma sono molto ubbidienti e si fanno voler bene”. Essendo stati addestrati per le corse, i grayhounds irlandesi rispondono spesso ai comandi del padrone come soldatini. Ma è finito il tempo dei comandi veri e propri. L’amicizia nata tra i “nasoni”, come vengono affettuosamente chiamati, questa volta è davvero gratuita e non avrà scadenza. Il gruppo di riminesi spesso si ritrova per raduni o passeggiate in Romagna, o in altre zone di Italia, dove si incontra con persone che hanno adottato altri levrieri. Li portano in spiaggia o nelle piazze, proprio come accaduto pochi giorni fa a Bellaria Igea Marina. Mirco, prima di lasciarci, racconta un episodio per far capire di che cosa siano capaci questi splendidi animali.
<+cors>“Io e mia moglie abbiamo adottato anche una piccola cagnolina di razza, si tratta di un segugio italiano. L’abbiamo presa dal canile di Fagnano, a Novafeltria. Moka era vivacissima, saltava dappertutto. Quando è arrivato dalla Spagna, Shamal era così calmo e riflessivo che ha educato Moka. Lei ha iniziato a comportarsi come lui, imitandolo: è un po’ come se l’avesse educata”<+testo_band>.
E pensare che Shamal rischiava di finire in una camera a gas.

Silvia Ambrosini