Home Cultura C’è sempre chi è in zir par la Rumagna

C’è sempre chi è in zir par la Rumagna

Ci sono trasmissioni televisive che lasciano una traccia profonda di sé, perché al di là del puro folklore e della apparente leggerezza espressiva, hanno raccontato per anni l’identità, la storia e la cultura della Romagna, in particolare la fetta riminese. È il caso di In zir par la Rumagna, indimenticata trasmissione televisiva ideata da Marco Magalotti, storico conduttore e voce di Rimini, che ogni domenica entrava nelle case attraverso VgaTelerimini.
Il viaggio di In zir par la Rumagna iniziò nel 1978. Le puntate salvate sono state 800, ma quelle andate in onda sono state più di mille, perché su di un nastro venivano registrate più puntate. Magalotti ha condotto il programma per 25 anni, dal 1978 fino al 2003, l’anno della sua scomparsa.
In zir par la Romagna è stata la prima tramissione del genere, un format che in seguito ha fatto scuola, copiata anche da televisioni più grandi di Vga. Dal 2003 al 2007 c’è stato l’interregno di Paolo Teti, che però conduceva in italiano le trasmissioni.
“In zir par la Rumagna – assicura Tiziano Arlotti, attuale conduttore della trasmissione – è qualcosa di più profondo di una trasmissione prevalentemente folkloristica. Ha raccontato per tanti anni le storie dei paesi e delle genti della Romagna, non un semplice remake, bensì per vivere consapevolmente il presente. Quando nel 2007 ho deciso di occuparmi di In zir dalla Rumagna mi sono impegnato a raccogliere la documentazione relativa alle trasmissioni. Sono state riversate su dvd 800 cassette della trasmissione, il materiale è conservato presso la cineteca comunale di Rimini e il centro di documentazione del dialetto di Santarcangelo: rappresenta un patrimonio di inestimabile valore”.
Prima del suo arrivo, la trasmissione è stata condotta per un periodo dal giornalista Paolo Teti, che però parlava in italiano, non in dialetto come ci aveva abituato Magalotti, e come continua a fare adesso lei, Arlotti.
Cos’è cambiato nella conduzione rispetto a quando c’era Marco Magalotti?
“Il filone è lo stesso, raccontare la vita di un territorio partendo dalle cose anche più semplici. Andrò nei prossimi giorni in una casa di campagna dove ancora si smette il baghino come si faceva una volta. La forza di In zir par la Rumagna è la varietà degli argomenti trattati”.
È un grande contenitore in cui trovano spazio tutte le manifestazioni, da quelle sportive a quelle culturali ed enogastronomiche, e anche naturalmente quelle folkloristiche: vai col liscio e la musica romagnola.
“In questo senso In zir par la rumagna ha fatto scuola, nel senso che anche molti network nazionali si sono ispirati al suo modello. Il primo esempio che mi viene in mente è la trasmissione Linea Verde di Rai Uno”.
La trasmissione è molto seguita, riscuote un buon indice di gradimento da parte del pubblico. Va in onda tutte le domeniche alle ore 12 e in replica, tutti i martedì alle ore 21.30. Perché nell’epoca della globalizzazione ha ancora questo appeal?
In zir par la Rumagna esiste da 32 anni, e nonostante il tempo sia passato, non ha perso la freschezza e la capacità di raccontare il territorio anche tenendo conto dei cambiamenti sociali e demografici che nel frattempo sono avvenuti in Romagna e nella provincia di Rimini. In questo contesto, il dialetto assume una rilevanza fondamentale per custodire l’identità di un territorio, anche rispetto ai mutamenti avvenuti con l’arrivo di tanti immigrati. Insomma, in una società multietnica, In zir par la Rumagna trova ancora lo spazio per legittimare la sua esistenza, anzi si propone come elemento culturale unificante anche rispetto agli stranieri che sono venuti a vivere e lavorare a Rimini e in Romagna”.
Ci racconti un episodio gustoso. Ne avrà talmente tanti nel cassetto dei ricordi…
“Nella scuola elementare di Spadarolo si doveva dare una recita in dialetto sul tema delle quattro stagioni. C’era anche un bambino di colore al quale era stata assegnata la parte in italiano. Bè, lui si è rifiutato di parlare in italiano e ha chiesto di recitare in dialetto come gli altri. Penso che sia un bell’esempio di integrazione, basato sul senso di appartenenza a una comunità”.
Ma c’è un’altra peculiarità della trasmissione: la capacità di raccontare il fermento, la voglia di fare che esiste fra le nostre genti.
“Stiamo parlando di una comunità in fermento, che si esprime attraverso le Pro loco che sono associazioni indipendenti dalla politica. Esistono una miriade di associazioni, partendo dai Radech a quella micologica, che hanno lo scopo di valorizzare anche in chiave enogastronomica le particolarità del nostro territorio”.
Naturalmente in ogni trasmissione che si rispetti, c’è un personaggio, il personaggio.
“I nostri sono diversi: da Oristano e mariner di Igea Marina, a Secondo Urbini passando da Berto ad Minghet”.
Arlotti, lei dal 2005 conduce anche un’altra trasmissione dal titolo I nostri tesori.
“In un certo senso è l’ideale compendio de In zir par la Rumagna: parla di chiese, palazzi antichi, scoperte archeologiche in provincia di Rimini e anche di alberi secolari che svettano sul territorio”.

Patrizio Placuzzi