Home Attualita “Buona integrazione e grande tranquillità: ma mancano i servizi”

“Buona integrazione e grande tranquillità: ma mancano i servizi”

Si vive bene ai Padulli. Le parole più utilizzate dalla gente del posto per descriverne il clima sono «familiarità» e «tranquillità». L’ex palude convertita in nucleo abitativo, e cinta ad est dalla Statale, è l’ultima propaggine del forese che si scontra con la città consolidata. La via Marecchiese sagoma il quartiere a nord e la fortezza delle industrie «Valentini» a sud. A monte, i campi agricoli confinano con l’A14. Tale cintura infrastrutturale pone alcuni disagi nell’accessibilità al quartiere, mentre al suo interno un’edilizia residenziale diffusa si scontra con una dotazione di servizi, a dire di molti, insufficiente. A maggior ragione se si pensa alle dozzine di alloggi in arrivo e all’esplosione demografica ventura. Come per gli altri Viaggi in Periferia, il Ponte ha raccolto le voci di chi abita e lavora in questi luoghi per comprendere l’identità del luogo.

Viabilità. “Se vuoi uscire dai Padulli in auto diventi pazzo”, sostiene Cesare, un residente tornato a viverci dopo 30 anni. “Un tempo era una periferia poco urbanizzata, ora è cambiata moltissimo. Il traffico della Marecchiese è esploso; nelle ore di punta lavoratori/automobilisti la percorrono dall’entroterra a Rimini, e viceversa, ed è difficile immettersi. La ciclabile si ferma prima di arrivare alla circonvallazione rendendo l’ultimo tratto molto pericoloso”, scoraggiante per gli anziani, ma anche per chi ha dei bambini, come Angela: “Ci sono le strisce pedonali sulla Statale, ma le auto sfrecciano e spesso parcheggiano sulla pista”.

Servizi. Non mancano i negozi di prima necessità, però si sente l’esigenza di un centro, di una piazza, di un parco. “Per qualsiasi altra attività siamo costretti ad uscire dal quartiere. – prosegue la madre di famiglia – Il Parco Marecchia o la città non sono lontani, però c’è sempre il problema di come arrivarci in sicurezza”. C’è chi è più drastico: “È un quartiere dimenticato. Ci si è ricordati che qua c’erano zone edificabili, ma non si è provveduto ai servizi”. Altra nota dolente, il depuratore. “Alcuni non dormono la notte per le esalazioni. Sono anni che promettono di chiuderlo per confluire tutto a Santa Giustina, invece è ancora lì e non è nemmeno stato riqualificato. Proteste e raccolte di firme non sono servite”. A metà tra gli unici due accessi alla circonvallazione si trova il bar Padulli. La sua posizione strategica lo rende il più frequentato dai giovani e dagli anziani del posto. “Qua si conoscono tutti, come in un paesino, con i suoi pro e contro”, alludendo a qualche vicino un po’ ficcanaso, come in ogni «borgata» che si rispetti.

Crescita. Vengono visti con favore i progetti di ampliamento del quartiere. “La nuova urbanizzazione sembra promettente, con un adeguato arredo urbano. – sostengono più abitanti – Pare sorgano giardinetti con giochi per bambini. Speriamo arrivino anche quei servizi che ci consentano di rimanere più a lungo, evitando il traffico fuori”. Attualmente però “la crisi ha bloccato alcuni cantieri. Ci sono case, strade e parcheggi lasciati a metà”.

Pregi. In assenza di spazi pubblici, la gente guarda alla parrocchia come ad un punto di riferimento. “É una zona priva di emergenze sociali particolari – raccontano alcuni – e questo grazie alla chiesa e al senso di civiltà della gente”. Tra le file di residenti si sono aggiunti parecchi stranieri senza particolari problemi di integrazione. “Il livello di convivenza è molto buono; merito della gente che vive qui da tanto tempo ed è affezionata al proprio quartiere. Per le strade si vedono buone pratiche di educazione civica (gente che spazza i tombini di fronte casa…), ma che non sono stati contraccambiati dalle dovute attenzioni da parte delle Amministrazioni”.

Scuola. I luminosi spazi della scuola primaria dei Padulli accolgono oltre 100 bambini della zona “e c’è posto per il doppio di loro”, afferma la maestra Alessandra, referente del plesso. Una buona notizia per le famiglie in arrivo. Oltre alle aule per la didattica se ne aggiungono altre per discipline specifiche come la musica e le lingue. Alcuni insegnanti si sono messi a disposizione per offrire ore di recupero pomeridiane gratuite. L’ampia palestra serve anche i corsi del Comune e un grande giardino per il gioco all’aperto cinge la struttura. Si impara in una cornice tranquilla. Ma le funzionalità non nascondono i problemi comuni a tutte le scuole. “Continuano a tagliarci i fondi, ovvero la possibilità di fare della buona scuola. – prosegue la docente – Basti pensare che negli ultimi cinque anni sono aumentati i casi di Disturbi di Apprendimento (DSA, ndr), ma mancano gli insegnanti di sostegno”. Educare è sempre più impegnativo. “Per far fronte alle crescenti difficoltà seguiamo una formazione continua. È sempre più difficile accompagnare le famiglie: la vita in casa è frenetica, i bambini hanno meno regole e sono assorbiti da smartphone e tablet che vengono concessi loro prestissimo. Alcuni genitori si rifiutano persino di riconoscere i disturbi di apprendimento… In tutto questo lo Stato non ci aiuta. Ci sentiamo frustrati ed abbandonati”. Il giudizio è severo. “L’interessamento pubblico si ferma ai controlli di sicurezza; non tocca l’aspetto umano, la didattica”.
Sono meno di dieci gli alunni stranieri e l’integrazione è favorita da diverse iniziative, come lezioni di canto con musiche multi-etniche e giochi pensati ad hoc. Per le famiglie con maggiori difficoltà è presente un referente per il «progetto inter-cultura» che li accompagna nell’accoglienza.

Mirco Paganelli