Brutti, sporchi ma buoni. E vendibili

    Zucchine ben tornite e lucide, carote dalla forma perfetta, frutti che sembrano disegnati col compasso. Nei banchi dell’ortofrutta i prodotti vengono tirati a lucido per un consumatore ormai abituato ad acquistare articoli dall’aspetto invitante.
    Pochi sanno che tutto ciò, per molti prodotti, dal primo luglio di quest’anno cambierà, vista la decisione della Comunità Europea di abolire le norme di commercializzazione di oltre venti specie di ortofrutticoli.
    Questo significa che tali prodotti non dovranno più rispondere ad una serie di requisiti riguardanti forma, aspetto e dimensioni e potranno quindi essere venduti anche se con protuberanze, difetti estetici e di piccole dimensioni.
    C’è chi ritiene che ciò sia un bene perché in tal modo verrà gettata via meno produzione e inoltre per il fatto che non sempre bello equivale a buono.
    Ma le associazioni degli agricoltori italiani non ci stanno.
    La CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) si è dichiarata contraria alla decisione della Commissione UE come pure la Coldiretti. Ne chiediamo il motivo a Giorgio Ricci, responsabile Coldiretti Rimini.
    L’agricoltore tipico, quello che da sempre vanta la genuinità dei propri prodotti, non dovrebbe essere d’accordo con queste nuove norme che mettono in secondo piano l’estetica del prodotto magari a favore della qualità?
    “No, quello che accadrà sarà proprio il contrario. Il mercato verrà invaso da prodotti di scarto provenienti dall’estero che costeranno pochissimo. I produttori italiani hanno sempre puntato sulla qualità, impegnandosi a diradare le coltivazioni per favorire una miglior produzione, non solo nell’aspetto ma anche dal punto di vista organolettico. Questo impegno verrà penalizzato. C’è il rischio, inoltre, di un abbassamento generalizzato dei prezzi che non gioverà di certo al produttore”.
    Quali effetti potrebbe avere sul mercato locale?
    “Beh, pensi alle dimensioni delle aziende agricole del nostro territorio. Siamo in presenza di coltivazioni non estensive che non lavorano per fare quantità ad ogni costo. Se tutto diventa uguale, con prodotti immessi sul mercato senza regole, sarà più difficile valorizzare i buoni frutti della terra”.
    Ricordiamo comunque che per mele, agrumi, kiwi, pesche, lattughe e numerosi altri prodotti, le regole resteranno quelle tuttora vigenti. Ma l’occhio del consumatore dovrà abituarsi, viste le novità in arrivo, a scegliere con attenzione e responsabilità.
    Scegliere un prodotto rispetto ad un altro, e questo vale per ogni settore economico, è in fondo una scelta che va al di là del proprio tornaconto personale. Per fare un esempio: se scegliere di acquistare proprio quel tipo di frutto, tra i tanti in vendita, va ad incidere sulla propria alimentazione (come pure sul portafoglio), ogni nostro gesto si ripercuote anche sulle attività economiche che ci circondano. Visto che siamo in tema vediamo brevemente come è andata l’ultima annata agraria.
    Il 2008 ha confermato la tenuta produttiva dell’agricoltura riminese rispetto all’anno precedente. La produzione lorda vendibile ha avuto una tendenza all’aumento ma questo per gli agricoltori non si è tramutato in reddito a causa degli alti costi di produzione (mangimi, concimi, carburanti…). Anche per questo gli agricoltori chiedono e lavorano da tempo per l’accorciamento della filiera, ricercando nuove forme di vendita diretta dei propri prodotti.

    Silvia Ambrosini