Benefattrici del taglia e cuci

    Una volta in campagna c’erano le veglie, nelle stalle d’inverno e nelle aie d’estate si riunivano interi gruppi familiari, per stare insieme a raccontarsi storie vissute e inventate (le “fole”), con gli uomini che giocavano a carte e le donne che venivano spicciando i loro mestieri di filatura e cucito. Era infatti impensabile che le donne alle veglie non si portassero dietro i ferri o i fusi, non potevano stare senza far niente perché era sconveniente per un’esponente del gentil sesso oziare e poi erano abituate così, a sfaccendare comunque, dalla sveglia al momento di andare a dormire. Un tempo succedeva questo, prima dell’arrivo della tv che ha richiuso le famiglie in casa, prima della motorizzazione che ha portato tanti a spostarsi facilmente anche in luoghi così lontani che prima si raggiungevano solo nelle grandi occasioni (per i mercati o le feste, per una singola gita ed un bagno estivo al mare).
    Così con un tale “progresso” si è perso il piacere di ritrovarsi, di farlo di persona come attori e soggetti di un dialogo e non come spettatori davanti ad un elettrodomestico. Ma forse non tutto può essere perduto, qualcosa di buono può ancora accadere come dimostra il grande afflusso di persone alla festa “dl’algaza” di Coriano, il sabato e la domenica dopo ferragosto. In quelle sere festaiole, invece delle attrattive della costa, in molti hanno preferito scambiarsi quattro chiacchiere, mangiando e bevendo in compagnia in una piazza trasformata in antica aia, con i maschi a discutere di raccolti e trattori, le “azdore” ad apparecchiare e passarsi le ricette.

    Cucire per beneficienza
    E che dire dei gruppi di donne che si riuniscono di sera, armate di uncinetto e ago da ricamo, per ricreare i bellissimi lavori di un tempo, per socializzare certo ma anche per fare del bene? Ci sono diverse realtà, ma forse nella nostra zona il gruppo che ha la storia più lunga è quello di Croce di Monte Colombo. Ne è passato del tempo da quanto il compianto don Mauro Ercoles (con questo sono dieci anni che è scomparso) ha proposto ad una quindicina di signore del paese di riprendere in mano l’ago il filo e … le antiche veglie. Già, ne è passato di tempo da quella prima idea, qualcuno ha contato almeno 23 anni durante i quali il gruppo inevitabilmente si è allargato e poi ristretto, con la partecipazione di donne di età compresa tra gli …enta e diversi …anta. Ma gli anni non hanno mai avuto importanza, come si sente dire oggi, davvero in questo caso, “l’età non conta”.
    Ha sempre contato invece, la voglia di stare insieme una o più volte la settimana, per il piacere di sentirsi parte di una comunità, per riprendere lo spirito del buon vicinato che c’era una volta. Di fondo poi, la voglia di fare qualcosa per gli altri. Lo scopo principale di questo che venne chiamato informalmente “Circolo del bianco” era vendere i lavori eseguiti per fare beneficenza (negli anni indirizzata alla Caritas diocesana o alle missioni) e per aiutare la parrocchia nelle spese.
    A proposito di necessità della parrocchia di Croce, il bilancio delle realizzazioni finanziate con ‘ago e filo’ elenca il riscaldamento dei locali utilizzati dall’intera comunità e della chiesa, diversi interventi alla struttura sempre dell’edificio sacro, arredi e paramenti (compreso lo stendardo del Corpus Domini).
    L’ultimo regalo fatto alla parrocchia è un nuovo pavimento dentro la chiesa, un’opera necessaria ma che da tempo veniva rimandata per la forte spesa prevista; le signore del circolo (attualmente una decina, animate da Rosa Genghini) non si è certamente spaventata, per anni con pazienza hanno continuato a fare pizzi e ricami, allestito il banchetto della vendita nel paese durante le feste, lavorato e risparmiato come le formichine fino a racimolare le decine di migliaia di euro necessari. E alla fine il risultato è stato raggiunto: come poteva essere altrimenti con un gruppo così determinato da volere durare oltre venti anni!

    Alle 20.30 di venerdì 29 agosto nella chiesa di Croce, in occasione della commemorazione del martirio di San Giovanni Battista patrono della parrocchia che comprende tutto il comune di Monte Colombo, la messa celebrata dal vescovo Francesco Lambiasi sarà l’occasione per la presentazione “ufficiale” di don Massimo Sarti, il secondo don Massimo (dopo don Zonzini) inviato alla guida della comunità parrocchiale. E sarà l’occasione per l’inaugurazione ufficiale degli ultimi lavori realizzati dentro la chiesa col contributo del “Circolo del bianco”.

    Maurizio Casadei