Belle, grandi e incompiute

    1976: inizia la bonifica dell’invaso del Ponte di Tiberio con una diga mobile costata circa 15 miliardi di lire. Non ha mai funzionato e ci è costata altrettanto per toglierla definitivamente.
    1985: parte l’iter per il restauro del Teatro Galli, a tutt’oggi spesi milioni di euro solo per la progettazione, pare superata, tanto da costringere il Comune a rimetterci mano con altri progettisti, anche loro da pagare ex novo.
    2003: avviato il progetto per il ripristino dell’antico fossato attorno alla Rocca Malatestiana, progetto attualmente fermo per problemi con gli ambulanti del mercato.

    IL FOSSATO
    Il fossato
    È la più giovane delle tre opere lasciate in sospeso. Sette anni per capire cosa fare del fossato intorno alla Rocca Malatestiana. L’Amministrazione comunale, insieme alla Fondazione Carim, vorrebbe ripristinarlo per completare la riqualificazione del centro storico. Piazza Malatesta così potrebbe diventare un centro di attrazione permanente visto il successo di mostre importanti come il Trecento Adriatico; il Seicento inquieto o l’attuale Da Rembrandt a Gauguin e Picasso e viste quelle annunciate nel prossimo ottobre: Parigi e l’impressionismo e Caravaggio e il Seicento.
    Per far tutto questo, però, serve “tagliare” parte delle bancarelle (88 in tutto) del mercato ambulante. All’inizio, da Palazzo Garampi, si pensò alla “rottamazione”: tradotto, ti diamo dei soldi in cambio della licenza. Un’ipotesi presto abbandonata. Poi, nel 2006, fu la volta della sistemazione alternativa (che all’epoca ebbe poco successo ma che oggi è l’unica soluzione) per arrivare a pochi mesi fa e al fallimento della sperimentazione del traffico che ha avuto solo il risultato di mandare residenti e automobilisti su tutte le furie.
    Se il fosso si vorrà fare, comunque, servirà una soluzione.
    “Il fossato si farà sicuramente – ci assicura il vicesindaco, Maurizio Melucci – con gli ambulanti siamo vicini ad un accordo, c’è uno spiraglio più consistente. Chiedono un progetto complessivo e vogliono sapere cosa accadrà nei prossimi anni. Prevediamo di spostare la scuola materna, di diventare proprietari della sede Cup che oggi appartiene all’Ausl, per poi poterla abbattere e continuare il restauro del fossato fino alla ex area Sartini. La Fondazione Carim ha dichiarato che è pronta per dare inizio all’intervento attorno alla Rocca e quindi ci sono tutte le condizioni per aprire il cantiere entro breve tempo”.
    Ovviamente non sono solo gli 88 banchi che danno sul fossato Malatestiano ad essere interessati. In una visione generale e lungimirante, andrebbe pensato lo spostamento di tutta l’area mercato in modo permanente e definitivo. Così la zona potrebbe diventare area archeologica di rilievo e fare il paio con la Domus per una Rimini città d’arte tout court.
    C’è chi insiste per spostare il mercato ambulante nella zona del cinema “Settebello”, ricca di spazi, parcheggi e soprattutto vicinissima al centro storico e ai terminali della Tram che si trovano in piazzale Gramsci e immediatamente raggiungibili attraverso il parco che costeggia l’asilo svizzero e attaccato alla stazione. Altri, invece, lo vorrebbero nei pressi del parco Marecchia in una zona attrezzata ad hoc.
    “Comunque vada – riprende il vicesindaco riminese – sicuramente si penserà ad una viabilità alternativa per dirottare il traffico dal Ponte di Tiberio”.
    Due i progetti e le ipotesi.
    “Un attraversamento nella zona dei colori all’Ina Casa o un tunnel interrato nel Parco a fianco al ponte romano, stiamo valutando la fattibilità tecnica ed economica. Date le ristrettezze, sarà impossibile reperire 10 milioni di euro in questa legislatura”. Quindi altro progetto che non vedrà la luce in tempi brevi.

    IL TEATRO
    L’opera che certamente è diventata un vero e proprio tormentone di questi ultimi anni è il rifacimento del Teatro Galli: 800 posti tra platea, loggione e tre ordini di palchi. È dal 1985 che in città si discute su idee e progetti. L’ultimo è nato da un’idea presentata da un gruppo di funzionari comunali con a capo l’ingegner Massimo Totti. Idea che snatura il progetto “Cervellati”, approvato dal Ministero, già esecutivo e pure finanziato nel 2004 con 374mila euro. Il progetto dell’architetto bolognese prevedeva il recupero filologico del teatro come realizzato dal Poletti (e voluto dai cittadini riuniti in un comitato che raccolse 6mila firme). Quello modificato dall’Amministrazione, invece, metterebbe a rischio il recupero della struttura, di cui resta ancora molto. E da Rimini Città d’Arte e dalla Presidente Regionale di Italia Nostra, Marina Foschi, arriva un accorato appello.
    “Non si tratta di ricostruire una struttura totalmente distrutta. Esiste tutto il perimetro, in alcuni punti fino al terzo loggione, e c’è l’impianto generale con un muro a terra di oltre un metro e mezzo che aveva funzioni strutturali ed acustiche”.
    Intanto il Comune che negli ultimi 25 anni ha speso in parcelle oltre 3 milioni di euro, risponde dai microfoni di Radio Icaro.
    “Abbiamo fatto una scelta ben precisa – afferma il sindaco, Alberto Ravaioli – con due obiettivi: aprire il cantiere entro il mandato e ricostruirlo secondo un modello progettuale che ricalchi quello filologico e la sala all’italiana. Per farlo il nostro ufficio tecnico ha lavorato a stretto contatto con la Soprintendenza. È chiaro, però, che ci sono alcuni elementi che non possiamo trascurare. In primo luogo le normative che sono diverse rispetto al 2004”.
    Non sarà un ri-progetto, assicura il sindaco. Per l’adeguamento antisismico, ovviamente, tutti d’accordo, meno sulla necessità di rialzare la torre scenica e demolire la parete a semicerchio in favore di colonne in cemento, antiestetiche e nocive all’acustica, per ottenere 50 posti in più. E che dire dei 10 metri di profondità del sottopalco che spazzerebbero via mosaici romani e resti medioevali?
    Gioenzo Renzi, consigliere comunale e regionale del PdL, da anni si occupa di restituire una Rimini vivibile ai riminesi, attraverso battaglie come queste, che lo hanno visto in prima linea, anche con l’ultima mozione sul Galli del 17 dicembre.
    “Ci sono stati una serie d’interventi che continuano a costarci caro: 8-9 progetti pagati dalla collettività 5 miliardi e 57 milioni di vecchie lire. Penso a Natalini, liquidato con 612mila euro di buona uscita (pagato per andarsene, così va il mondo) ma appena rientrato in partita con una parcella di 676mila euro per i lavori di adeguamento del foyer assegnati a fine 2009. Per rendere accogliente il salotto comune del teatro, dal 1997 al 2000, si sono spesi per consolidamento e restauro, 3 miliardi e mezzo di lire, lavori non ultimati e sospesi perché i soldi non bastavano nonostante l’aggiunta di un milardo e mezzo della Sovraintendenza. Tanto che oggi sono stati deliberati a questo scopo 5milioni e 250mila euro. Così ci costerà il doppio”.
    La sensazione è che per accomodarsi nel nuovo “Galli” si dovranno attendere ancora tanti anni e vedere diversi milioni abbandonare le casse del Palazzo.

    DOPO 34 anni di attesa, l’invaso del Ponte di Tiberio è l’unico ad avere qualche possibilità concreta di vedere ultimato il suo risanamento. Ad agosto è stata rimossa la diga mobile collocata a valle del ponte stesso e che ormai priva di funzione rappresentava un ostacolo al libero deflusso delle acque nella parte terminale del porto canale, è stato poi ripristinato il collegamento tra le acque del porto e l’invaso dell’antico ponte romano che costituiscono ora un unico sistema idraulico. Eliminando il rigurgito a monte, migliorano così sensibilmente le condizioni di rischio idraulico, nel parco urbano e nelle fasce limitrofe, che avrebbero potuto manifestarsi in occasione di eventuali piene del fiume Marecchia. Inoltre la chiusura con palancole del bacino che ha messo a secco l’intera area, necessaria per l’intervento di rimozione della diga mobile, ha permesso poi la rimozione dei depositi che si erano accumulati in due decenni di isolamento idraulico del ponte. L’intervento è costato un milione e 450mila euro.

    Pagina a cura di Cinzia Sartina