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Ausl Romagna, “Nessuna fuga da Rimini”

La nuova Ausl di Romagna prosegue la sua “cura”. Gli incontri tra i vari territori e il direttore generale Andrea Des Dorides proseguono serrati. I Distretti di Rimini e Riccione si sono potuti confrontare con Des Dorides l’11 febbraio. Per l’occasione gli amministratori locali, dal presidente della Provincia Vitali ai sindaci di Rimini, Cattolica e Novafeltria, hanno portato le loro preoccupazioni sul futuro assetto della sanità provinciale e sulla tutela delle eccellenze. “Siamo ancora nella fase dello start up, nei primi novanta giorni che servono per uniformare a livello tecnico, amministrativo, contabile e informatico le quattro diverse aziende sanitarie locali di partenza” è stata la risposta del direttore che sul rapporto con i territori ha sottolineato la necessità di lavorare insieme. “Come Ausl Romagna – ha detto – siamo da soli il 25% della regione, abbiamo dunque un peso ed una responsabilità molto forte, unica nel panorama regionale. Un sistema di questa portata va alimentato e supportato a partire dai territori”.
Solo da aprile con la nomina dei nuovi direttori amministrativo e sanitario, l’“Auslona” comincerà a prendere una fisionomia più chiara. Tutto è in movimento e tutto, per ora, resta incerto.

Il consigliere regionale del Pd Roberto Piva, vicepresidente della Commissione Sanità, ha avuto un ruolo di primo piano nel percorso legislativo istitutivo dell’Ausl di Romagna. Eppure, confessa, attualmente non c’è grande collaborazione tra i consiglieri regionali e chi partecipa ai tavoli.

Dott. Piva, stiamo vivendo una fase di transizione. La partita su cosa rimane nei vari territori si gioca ora. Concorda?
“È così. È nel mio interesse che non ci sia una smobilitazione per questo territorio. Chiaro che ogni cambiamento porta con sé molte paure e difficoltà”.

E quello dell’Ausl unica è sicuramente un grande cambiamento. Tante le paure. Tra queste anche la declassazione di alcuni nostri nosocomi che dovrebbero essere convertiti in “ospedali di comunità” per casi a bassa intensità di cura: nello specifico, Novafeltria, Santarcangelo e Cattolica. Le risulta?
“No. Ancora il nuovo direttore generale dell’Ausl di Romagna deve fare il suo percorso”.

Martedì scorso però è stato a Novafeltria con il collega di Forza Italia Marco Lombardi. C’è molta paura per le sorti del “Sacra Famiglia”.
“Ci faremo portavoce delle legittime esigenze espresse dai cittadini dell’Alta Valmarecchia. Un territorio di oltre 320 Km quadrati, più di un terzo dell’intera provincia, con una difficile viabilità. I cittadini lamentano forti disagi. Solo da Novafeltria, il punto più facilmente accessibile, all’ospedale di Rimini ci vogliono 50 minuti nelle migliori condizioni atmosferiche e di viabilità. Bisogna quindi potenziare il servizio di pronto intervento e aumentare le prestazioni specialistiche e i ricoveri ospedalieri per le patologie acute”.

L’altra grande paura riguarda il futuro dell’oncologia riminese con il rafforzamento di Meldola. Lei ha sempre voluto rassicurare su questo. Perché?
“Sono due realtà assolutamente diverse. Il punto di riferimento sarà Meldola. Poi c’è tutta un’articolazione territoriale che lavorerà insieme. Chi ha prestazioni oggi qui, non le perderà. Al tempo stesso se un cittadino deve fare 30 Km per raggiungere una struttura che offre prestazioni che qui non ha, capiamo il vantaggio. Ma non ci sarà nessuna fuga”.

Per questo però occorre tenere vivo il dibattito…
“Certamente e ripeto: mi interesserò affinché il territorio riminese non sia penalizzato. Al momento non ho ancora incontrato il nuovo direttore Des Dorides ma conto di farlo al più presto”.
Alessandra Leardini