Home Attualita Architetto, un mestiere da… fame

Architetto, un mestiere da… fame

Svolgono una professione diversa da ciò per cui hanno studiato. La burocrazia fa tardare il loro lavoro, e quindi i guadagni. Si scontrano tutti i giorni con clienti che li vedono come alieni e che non pagano, e il reddito medio è di 17mila euro all’anno. Un inferno! Eppure stiamo parlando di una professione che nell’immaginario collettivo è percepita come stimolante e remunerativa. Tutt’altro. Quello dell’architetto è – soprattutto nei centri minori, come Rimini – un lavoro poco riconosciuto, mal pagato e ostacolato, a partire dall’Amministrazione che non stimola l’imprenditorialità. Un professionista locale ci ha raccontato della sua esperienza con un Comune dell’entroterra e del concorso “fatto vincere al progettista meglio conosciuto dall’Ufficio tecnico”. Poi bandi al ribasso che sviliscono la professione; architetti anziani che si impoveriscono; quelli giovani che lo sono da subito. Tante le storie raccolte dal ilPonte. Il quadro è dei più neri, tinto di indignazione.

La storia di Giovanni. “Col mio reddito mi trovo ad invidiare gli operai, che almeno possono contare su ferie, pensione, malattia e reddito fisso”, confessa Giovanni Casadei, architetto 40enne che ha avviato con la moglie un ampio studio in via Dario Campana che trasuda tutta l’artigianalità della professione. “Abbiamo due figli e, se non ci aiutasse la famiglia, non riusciremmo ad andare avanti”. Appena uscito dall’università nel 2005 guadagnava appena 500 euro al mese lavorando 10 ore al giorno. La crisi, oltre che economica, è culturale: “Non c’è una visione chiara del nostro ruolo. Ci vedono come degli estrosi che costano troppo o come dei tecnici poco preparati, e allora vanno dai geometri ai quali per decenni è stata affidata la costruzione di nuovi parti urbane. Solo che questi si sono limitati ad applicare modelli seriali di scarsa qualità edilizia. Dunque non sorprendiamoci se le nostre città sono brutte”. Non esiste un metro per premiare la qualità progettuale, prosegue l’architetto: “Vince chi ha più conoscenze”. Infine, mancano le opportunità: “In Francia anche i privati indicono concorsi che coinvolgono i giovani; occasioni dove potersi giocare la carta del merito. A Rimini che si è fatto? La riqualificazione di piazza Mazzini o del Lungomare sono progetti (belli) sviluppati all’interno del Comune. Si è così persa l’opportunità di coinvolgere i professionisti dell’area”. Casadei è fortunato, non ha mai dovuto rincorrere nessun cliente per essere pagato, “ma forse perché parto da prezzi già bassi. Andiamo avanti mesi a stilare preventivi. In giro c’è un massacro al ribasso incoraggiato dalle stesse istituzioni. C’è stato un bando comunale per una posizione di 4 mesi da architetto a 5mila euro lordi, con gara al ribasso. Davvero umiliante”.
Al nostro paese servono più che mai gli architetti, sia perché abbiamo un patrimonio edilizio obsoleto che necessita di essere riqualificato, sia perché alle nostre città servono progetti urbani che le rendano in linea con i paesi nord-europei. E allora perché non avvalersi dello sguardo innovativo dei giovani?

Quanti costi. Per Serena, architetto di 28 anni, “è difficile farsi largo senza conoscere nessuno. Chi è nell’associazionismo ha molti più agganci”. Vive alla giornata e afferma: “La clausola della mia condizione è non pensare al domani”. Svolge piccoli incarichi per conto suo e collabora part-time con un noto studio riminese. Solo che, lavorando da casa, progetta ben poco: più che altro render e pratiche edilizie. Non c’è più business nemmeno per le certificazioni energetiche che fino a qualche anno fa sembravano la nuova eldorado: ora sono svendute su Groupon a 30 euro ad immobile: “Il lavoro grosso lo ottiene solo chi collabora con numerose agenzie immobiliari”. Serena può arrivare a guadagnare 700-800 euro al mese, e le spese annuali – per la sua età e le sue tasche – sono assurde: 500 euro un software di disegno, 250 la tassa dell’Ordine, 250 euro l’assicurazione professionale a cui aggiungere il commercialista e la previdenza sociale, la quale consiste in 1.000 euro per chi fattura zero (3mila euro per gli over35), a salire. Diverse mensilità se ne vanno, così, in spese fisse.
Una sua collega coetanea – che preferisce l’anonimato – confessa: “Ho lavorato in nero in uno studio di Rimini per diverso tempo”. Uscita dall’università, ha fatto pratica a Torino dove, nonostante la crisi, si occupava di progetti grandi e stimolanti. “Rimini invece è molto triste come piazza: progetti piccoli, tutti uguali… se si rimediano”. A sentirsi dire che gli architetti sono i nuovi poveri con un reddito medio di 17mila euro risponde: “Magari guadagnare quelle cifre!”.

Credere nel futuro, si può. Sono fiduciosi nel futuro i giovani Davide Lucrezio e Luca Dionigi che hanno da poco aperto a Riccione lo studio Officina Archetipo.“Ci sono ancora giovani del nostro territorio capaci di realizzare le proprie ambizioni grazie alle competenze tecniche, magari andando all’estero e di cui essere comunque orgogliosi. La libera professione è una corsa ad ostacoli, capace di regalare soddisfazioni che ci ripagano dalle molte fatiche e ci danno la forza di continuare a combattere nella giungla dell’edilizia di questo territorio”.

Mirco Paganelli