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App App urrà

“Una web-app per intervistare i turisti che sfrutta le potenzialità della rete wi-fi per rendere gradevole la compilazione di questionari che vengono catturati dal captive portal, incaricato di somministrare l’app-questionario. Il sistema ricompensa il rispondente con la possibilità di scaricare un micro-ebook con ricette sul pesce azzurro scritte dai riminesi”. Se di questa presentazione del progetto “Statistica 2.0” avete capito solo “ricette sul pesce” non vi preoccupate: il progetto è rivolto soprattutto agli ospiti della nostra Riviera. Ma sappiate che oggi si ragiona in app: detta in breve, le applicazioni che permettono a tablet e smartphone di effettuare determinate funzioni. La più celebre è appunto Whatsapp (pronuncia uot-zapp, ma non ha niente a che fare con l’agricoltura): il rampante sistema di chat che ha messo in crisi i preistorici sms. Poi ci sono app utili, come quelle che consentono di avere informazioni sui più disparati argomenti, e altre un po’ meno, come quella che permette al vostro telefonino di emettere rumori flatulenti per divertentissimi scherzi tra amici. Sappiate, però, che oggi senza app non si va da nessuna parte, almeno questo dice l’industria informatica visto che molte app sono a pagamento. Ma prendiamocela con calma: al massimo verremo etichettati come quegli studenti dotati ma un po’ svogliati. È intelligente, ma ha problema di applicazione.